Chiudete gli occhi, scordatevi la città.
Se li riaprite in inverno in via per le Venezie 21 non spaventatevi, oltre alla Capanna di Eraclio c’è solo la nebbia. Ma i cori da stadio sono molto lontani.
Prima di andare avanti ve lo dico: ho lavorato in questo ristorante, quindi potreste giudicarmi di parte, ma non ho ritoccato le foto, e quelle parleranno per me.
Oggi Eraclio è un po’ invecchiato, ma voglio descrivervi La Capanna come se lui si fosse fermato a come l’avevo lasciato qualche anno fa.
La Capanna di Eraclio è qualcosa che tanti chef imberbi da aperitivo lounge si sognano: sacrificio e lavoro durissimo.
Grazia Soncini, in cucina, è una con due palle così: è la spina dorsale del ristorante, ormai. La mamma è in cucina con lei durante ogni servizio, e si occupa dei fritti e dei secondi al forno.
Giusto per gradire, la frase cult della Wanda quando gli rompi i maroni è: “ti do un pugno sul naso” e alla veneranda età di antaqualcosa stende la pasta a mano, prepara una brace con legno di alloro per un camino dalla bocca di due metri e detiene i segreti supremi del fritto. Parla la lingua degli scampi, dei gambarìn, delle moeche, dei bisàt, dei pesci San Pietro, e delle alghe. Parla anche la lingua degli uomini nudi (neonata). Una lingua scoppiettante e dolce. Eraclio invece, è il fiume. Solo lui pulisce le anguille, i pesci gatto, ed è con lui che ho imparato a pulire tutto il pesce, dalle sue mani tremolanti. Se sei un cuoco simpatico, quando lascerai il ristorante per andare chissà dove, Eraclio ti insegnerà a pulire l’anguilla, da viva, ovvio. Nel tempo libero custodisce tutto il locale: dalle piante alle galline. Fa un salame con la muffa solo per la famiglia, che posso mangiare solo lì, non lo trovo da un altra parte.
In sala invece trovate il figlio Pierluigi: il bell’aspetto e la serietà di quest’uomo nel servirvi potrebbero imbarazzarvi, andateci preparati ad essere trattati come si tratta un cliente. Cordialità è il suo credo. Lui e la sorella sapranno accompagnarvi nel viaggio attraverso il delta del Po, lasciatevi guidare.
Non scherzo, alla Capanna il tempo si è fermato.
E se volete salutare Wanda, fatela pure chiamare, sarà contenta di venire in sala e vi conquisterà con il suo sorriso. A questo punto passerei ai dettagli mangerecci che potrebbero esservi utili nel caso in cui vi troviate a passare di lì. Iniziamo dagli antipasti: dovete provare assolutamente i crudi, c’è gente che va alla Capanna e si fa due giri di antipasti, tutti crudi, e se fossi in voi io non mi farei guardare.
E il vapore: canocchie, polipetti, mazzancolle e le verdurine croccanti, con maionese fatta in casa (mangiate quella maionese e poi potrete anche morire).
Che dire della granseola alla veneziana, servita nel suo guscio: un piatto semplice con sapori in purezza. Ma vuoi mettere che qualcuno si è pulito quella granseola al posto tuo e tu ti pappi tutta quella polpa bianca e rossa senza faticare?
Da ultimo, non posso non citare il piatto che io e Marco abbiamo creato assieme a Grazia e Pierluigi: sapori di una passeggiata nel delta del PO.
Una base della tipica polenta bianca, con sopra delle moleche fritte, bòsega (cefalo) alla brace, e gamberetti di laguna (schille) al vapore.
Fra i primi vi segnalo la pasta di Wanda tutta, stesa al mattarello. Se riuscite a trovare i capellini con i giotoli (piccolissimi polipetti con le orecchie) non fateveli scappare, vengono cotti con tutto il nero. Ma anche un semplice tagliolino al burro (fuori carta, ovvio) è un lusso che tutti dovrebbero potersi permettere.
Se invece giocate sporco, concedetevi degli spaghetti alla chitarra con aragosta, verdure croccanti e olio allo scalogno: Igles (Corelli) ha passato questa ricetta a Grazia, loro sono amici, oltre che conterranei.
Una rarità che vi segnalo fra i secondi è l’anguilla arost in umad (steccata con aglio e rosmarino), ed il fritto della Wanda. Chiedete un misto, con le verdure e le moleche .
Per quanto riguarda i dolci non voglio rovinarvi la sorpresa, vi basti sapere che quello spumoso zabaione caldo servito con la ciambella vi scioglierà il cuore.
Devo aggiungere ancora piatti alla lista: patè di fegato d’anguilla, canestrelli e capesante gratinati, cacciagione ed ostriche, queste ultime servite con pane di segale della casa, burro salato e aceto allo scalogno. Ah, se ci andate in estate (non durante il fermo pesca, che son chiusi) siete degli scemi se non prenotate in veranda: c’è un tramonto che ancora mi fa prendere la macchina e mi fa fare 500 chilometri per andare a respirare sulle rive del canale, quando si sentono le rane, le lepri corrono rettilinei immaginari e il fagiano nascosto da qualche parte urla metallico alla beata solitudine. Brrrrr! Ho i brividi.
Costo medio a persona 65€ circa, vini esclusi.
La Capanna di Eraclio
Via Per Le Venezie, 21
Codigoro (FE)
tel. 0533 712154