Buona sera, Chef
Ho riflettuto molto su cio che è accaduto (uno e due) e vado subito al punto. Per quanto possa essere irritante dirlo, credo di avere ragione. Eppure coltivo un forte senso di colpa. Credo dipenda dal tono aggressivo che ho usato per descrivere il (famigerato) video in cui cuoci una bistecca. Senza con questo voler criticare chi ha girato il video, anche se, incomprensibilmente, non sono più tra gli amici di Facebook di quella persona, che continua a riferirsi a me con sfottò e nomignoli ad hoc. Atteggiamento molto infantile, ma sopravviveremo sicuramente l’uno senza l’altro, per cui morta lì.
Nei commenti alle cose scritte su di te, i lettori si sono divisi (uno e due). Ci sono stati i tuoi tifosi, i miei, e molti che hanno espresso pareri interessanti, alcuni di questi rappresentano il vero motivo per cui ti sto scrivendo (pubblicamente) un’ultima volta. In particolare, l’intervento di Giustino Catalano andrebbe riletto parola per parola, mi auguro lo facciano in molti.
La sintesi è che un cuoco, quando si espone al pubblico, ha sì il diritto di dire come la pensa, ma deve mettere in conto anche le critiche. Da una o dall’altra parte della padella, abbiamo tutti la facoltà di dire come la pensiamo.
Non mi è mai passato per la testa di perseguitare nessuno, tanto meno te o la tua carriera, ma se rilevo un’involontaria (dis)informazione gastronomica, spero non mi venga preclusa la possibilità di scriverlo. Nè mi sembra, francamente, che Dissapore, il posto che mi ospita, non abbia titolo per farlo, i postriboli dell’informazione gastronomica sono altrove (per usare un’espressione popolare negli ultimi giorni).
Sono convinto che la pluralità dei pensieri ti piaccia, chef, so che non temi la democrazia del web, immagino troverai giusto che ai lettori venga data la parola. Com’è giusto mettere in discussione le proprie certezze quando ci si accorge che sono discutibili, è attraverso l’umiltà che col tempo si arriva all’autorevolezza.
Ecco perché ti chiedo se entrambi vogliamo fare professione di umiltà.
Io volevo solo dire che avresti dovuto prestare più attenzione alla cottura di quella bistecca, ma ho sbagliato nei modi, e forse anche tu hai risposto sul filo dell’incazzatura. Certo che sei libero di organizzare carriera, apparizioni, eventi secondo il tuo estro e la tua professionalità. Ma non sono un “bastardo” (mi è toccato sentire anche questo) se muovo una critica.
E comunque, mi scuso pubblicamente e ripeterò fino alla noia che non ho voluto offendere la tua professionalità. Basta gugolare il tuo nome per leggere cosa pensa la gente di te e quanto bene stia facendo la tua cucina alla Firenze gastronomica. Non si giudica Marco Stabile da un singolo episodio come non va fatto con me. Che chiaramente, continuerò ad esprimere la mia opinione sulle esibizioni pubbliche dei cuochi, per quel che conta, facendo più attenzione al come.
Mi scuso e spero di stringerti la mano presto, mi piacerebbe gustare una fiorentina seduto al tavolo del tuo ristorante, per superare questo episodio e per vivere un’esperienza gastronomica appagante.
[Crediti | Link: Dissapore, Chef di cucina Magazine, immagine: Sandra Longinotti]