A Valerio M.Visintin invidio di sana invidia ben due cose: la prima è l’iniziale puntata tra il nome e il cognome, la seconda è che fa il mestiere che vorreimanonposso fare io. Con il consueto tocco ha ripreso una delle leggende metropolitane che nascono ogni giorno in rete scrivendo un pezzo a scatole cinesi: una notizia dentro una notizia dentro un’altra notizia. La notizia era che Linus di Radio DJ aveva dato la ferale Notizia che a Milano Panzerotti Luini stava per chiudere per fare posto a un locale della catena Pastarito/Pizzarito. Subito si scatena la gastroviralità, tra disperati peana e caramellose nostalgie, con Facebook a eruttare fan e commenti al gruppo “Contro la chiusura dello storico locale Luini di via S. Radegonda a Milano” che nemmeno il vulcano di Vulcano nei giorni più agitati.
Poi il percorso a ritroso delle verifiche con un gioco dell’oca di smentite fino a quella definitiva dei proprietari: “E’ una bufala”.
La faccenda di per sè potrebbe anche essere archiviata verticalmente con sentenza espressa: il fatto non sussiste. Eppure una considerazione o due le possiamo fare.
1. Cibo e luogo possono diventare una specie di icona al di là di ogni valore oggettivo, quando la storia si coagula attorno a una combinazione di bontà e comunità.
2. La rete è cassa di risonanza per le cose più impensabili, riproponendo il serio problema della verifica delle fonti.
3. Il panzerotto di Luini mica l’ho mangiato (e voi?), mica può chiudere prima di farmi provare la mistica esperienza!
4. Io ho fatto lacrimuccia quando ho saputo chiusa la storica gastronomia “Il Caminetto” di via del Torrazzo a R.Emilia, di fronte alla bottega di restauro di mio padre , incessante fornitore di polente fritte e baccalà della mia adolescenza.
Dove si intersecano il cibo e la storia, nella memoria?
Immagine: Olivia e Marino