Mentre in Campania e dintorni ci si arrovella sulla discutibile normativa entrata in vigore con la Gazzetta Ufficiale del 21 marzo, che impone alle aziende produttrici di mozzarella dop di costruire uno stabilimento a parte dedicato. Mentre Palmieri, padre del mitico caseificio Vannulo, parla di non più di cinque o sei ore di viaggio come tempo massimo di sopportazione per la mozzarella fuori porta.
Mentre al sud fanno sul serio insomma, a Milano il caseificio Anteo Società Agricola di Castrocielo (FR) in Ciociaria apre Lady Bù in via Buonarroti 11. Lady Bù sta per Bufala, non per Buonarroti, così tanto per specificare. Qui si viene per mangiare la mozzarella di bufala campana dop, prodotta con il latte intero di 400 signore bufale mediterranee della campagna frusinate. Arriva a Milano tre volte a settimana, insieme alle cugine lontane scamorza, burrata, ricotta e altri buoni prodotti che si possono mangiare in loco o comprare.
Il format è perfettamente milanese, un piccolo bistrò di 20 coperti destinati a raddoppiare non appena “qui al nord” arriverà la primavera e ci si potrà godere una caprese accarezzati dal sole. Il menù è bello, di quelli che ti fa venire voglia di ordinare uno di tutti. Dalla piccola cucina spunta il giovane Riccardo Orfino, reduce dalla scuola Aimo e Nadia, allievo provetto di Fabio Pisani e Alessandro Negrini.
In apertura un colpo basso dal quale non mi sono più ripresa: pane di Matera caldo e croccante con olio umbro Mancianti. Pane buono a Milano non se ne mangia spesso, se vicino c’è l’olio delle mie terre nel quale scarpettare come se non ci fosse un domani, la cena potrebbe anche concludersi così.
Invece mi placo col pensiero di quello che arriva dopo, la parmigiana di melanzane viola non fritta con scamorza affumicata, basilico di Prà e pomodori pachino gratinati. In nome dei sostenitori delle melanzane fritte la accolgo piena di dubbi che vanno via al primo boccone, sapori perfetti ed equilibrati, privi dell’unto che a volte rende i singoli elementi irriconoscibili.
Segue l’ottima focaccia ai pomodori al filo pugliesi e una mozzarellina di bufala appena tiepida e buonissima.
Transitano di fronte a me uno spaghetto Pastificio dei Campi cacio e pepe su crema di cipollotto di Tropea e un’insalata di radicchio tardivo all’aceto di lamponi con primo sale di bufala, carciofi alla mentuccia e barbabietola. Rubo qua e là e mi pacifico.
Vorrei nascondere sotto la giacchetta o bere direttamente, il dressing allo yogurt di bufala, capperi e semi di senape portato per condire l’insalata. Non riesco ad arrivare dove vorrei, il pane con l’olio mi ha ingannata e non posso godermi il dessert, anche se in carta vedo una sfogliatina con ricotta candita in caramello di sale di Mothia e una caprese al cioccolato fondente 70% con gelato di yogurt di bufala e liquirizia, che promettono bene.
Mi piace, mi fa smettere di pensare alla pioggia battente, mi fa subito estate. Di giovedì da Lady Bù c’è anche l’aperitivo con la focaccia buona buona, il crostone di Matera con la stracciatella di bufala, uno speciale Bloody Mary che con la mozzarella ci va a nozze.
Pane per i vostri denti, ecco i prezzi:
parmigiana 9 €,
focaccia 5,50 €,
mozzarella di bufala 9,50 €,
Spaghetti cacio e pepe 7,50 €,
crostone di Matera con burrata, alici e puntarelle 7 €,
insalata a 9 €.
Aperto sempre, da mattina a sera. A pranzo stesso menù della sera, in aggiunta piatti del giorno a seconda di quello che si trova in gioielleria, cioè dai dirimpettai di qualità del mercato di Piazza Wagner.
C’era una volta un milanese che andava al ristorante a mangiare la mozzarella. C’era una volta un napoletano che lo guardava con sospetto, perché lui la mozzarella la comprava spesso nel negozio di alimentari sotto casa o nel caseificio e col suo sacchettino colmo di siero, tornava a casa e se la mangiava comodamente seduto alla sua tavola. Il milanese, ora anche lui è soddisfatto perché uscendo da Lady Bù può comprare mozzarella di bufala campana dop, scamorza, silano e caciocavallo, ricotta, stracciatella, burratina, formaggi freschi e burro, primo sale e yogurt.
E se vuol fare sul serio, quel milanese si può comprare pure la pasta di Pastificio dei Campi, la farina biologica macinata a pietra del Mulino Marino, la passata di pomodoro Campisi, l’olio umbro di cui sopra, il pane di Matera, la focaccia pugliese. Un mini giro d’Italia di tanta soddisfazione.
[Crediti | Immagini: Flickr/TonyRuggiero, Cristina Scateni]