Sul lungomare di Spisone, alle pendici della rupe di Taormina, ruotando pigramente il timone della vettura ti resta il tempo per gettare un’occhiata a uno dei panorami più struggenti del mondo, l’Isolabella. L’Isolabella è bella di una bellezza scandalosa: se per scandalosa si intende qualcosa che non ha nulla di osceno, ma basta per lasciare a bocca aperta chiunque abbia appena più sensibilità di un paracarro. Tipo lo spogliarello di Sofia Villani Scicolone in quel film con Mastroianni: meno di niente per i nostri occhi ormai cauterizzati dagli amplessi mimati delle reclàme dei profumi e degli orologi ma certo un avviamento all’infarto per il povero Marcello e la sua fronte rorida di sudore. Ecco, quella bellezza lì ti accompagna alla soglia della Capinera – stretta tra la Nazionale e la ferrovia – e ne rimangono frammenti alle finestre. Di quella bellezza lì dev’essere denso il cuore di Piero d’Agostino che porta in tavola niente di funambolico e tutto di giustezza, misura, linearità.
A partire dalle linee chiare dell’arredo, dei tovagliati e delle stoviglie, dell’ampio menù dedicato in gran copia al frutto della pesca. Con un occhio alla Sicilia su cui cammini, e non potrebbe essere diversamente solo se ti sfugge un’occhiata fuori della finestra.
I piatti sono calibrati con precisione micrometrica, preparati con il gusto dell’insieme e presentati con l’amore per il colpo d’occhio che restituisce il tutto con la parte, senza trascurare la contagiosa verità dei profumi dell’isola, dalla crema di zucca con ricotta e bottarda di spada, ai gamberi avvolti nel lardo, agli spiedini di pesce con il mais e tre salse diverse.
Per infliggere alla tua memoria un ricordo indimenticabile dovrai assaggiare sopra tutto la meno altisonante delle preparazioni, una semplice “Zuppa di Pesce” di cui è persino stucchevole fare un elenco degli ingredienti. Ma di certo la succosità quasi tagliente del brodetto, saporito di sapore e non di sale, la diversa corposità dei tanti animali che la compongono, la cura delle cotture che ne restituisce una particolare unicità scrive pagine di pregio cristallino. La dolcezza e morbidezza quasi cremosa dei pesci di pinna e squame in netto contrasto con la croccantezza del tutto siciliana dei piccolissimi cefalopodi e con l’elasticità dei tronchi di tentacolo è un percorso d’ebbrezza, moltiplicata dagli aromi d’erbe e di spezie appena accennati ma percepibili con squillìo di campanellini.
Subito alla mente il mediterraneo, le tolde delle barchesse incrostate di salsedine, la macchia spazzata dal vento; il vicino oriente, il sangue della pescheria di Catania, i profumi gialli del Nord Africa; il bagliore del sole di mezzogiorno, la mollezza dei crepuscoli sugli scogli.
Oh certo, discorrerai anche del punto di cottura dei mezzi paccheri con crostacei e mollica di pane, o di quel tortino di pistacchi con la salsa si zafferano. Oppure verserai bei bicchieri da una delle bottiglie della carta molto siciliana, ma anche il resto, a prezzi nemmen troppo “taorminesi”.
Oppure preferirai alzare il telefono, e fermarti anche la prossima volta.
La Capinera
Via Nazionale, 177 Spisone – Taormina ME
0942 626247
www.ristorantelacapinera.com
Due ampie degustazioni, a 65 e 80 eurini. Alla carta sui 70.