E arrivò il momento di svelare la verità. Anni di frequentazione dei ristoranti e un responso unanime. Non è che sono cari o che fan male da mangiare o che le cose importanti sono altre: è che la musica toglie l’appetito. Poi oggi ho saputo del ristorante di New York che ha cambiato musica a causa di una recensione. Il critico ha detto che dovevano essere “un po’ più Miles Davis”. Allora mi s’è riaccesa la speranza, adesso sono tutto un fremito.
Pensate la gioia di avere sempre il pezzo giusto per ogni piatto. La Carta dei sottofondi: non so, Forbidden Colours cantata da David Sylvian sulla “Milanese di Pesce” di Massimo Bottura, Nothingness Nothing man dei Pearl Jam sul “Calamaretto Rimini Fest” di Mauro Uliassi, o Tangerine degli Zeppelin sulla “Croccante Espressione di Lingua” di Niko Romito. O ancora Mellon Collie and The Infinite Sadness degli Smashing Pumpkins su “Uovo, patate e Speck” di Armin Maihofer, o per finire, i fusilli di Gennaro Esposito con Radar di Chris Whitley.
Gasp! Non c’è stato un momento in cui ho avuto più bisogno dei lettori di Dissapore. L’avvenire dei ristoranti è in pericolo e i supereroi cui il destino chiede di salvarlo siamo noi.
Fuori i nomi dei ristoranti bisognosi di lifting musicale, e per ognuno di loro, i musicisti adatti alla bisogna, 2, massimo 3 per risto.
Che è arrivata l’ora di una bella carta dei sottofondi musicali.
PS. Nel frattempo, se volete sapere cosa un professionista di musiche di sottofondo à la carte, leggete qui.
[Fonti: Grub Street]