Quando i PEU (Piccoli Esseri Umani) raggiungono l’età scolare il dramma è ineluttabile: sei costretto a stringere nuovi rapporti. Conoscere gente. Essere simpatico, cose così: quando invece la domenica vorresti alzarti con la barba lunga e la canottiera lardellata, girare per casa in mutande gettandoti su ogni strapuntino che incontri in attesa di mettere su il tuo bel mezzochilo di spaghetti da fare andare con la carbonara o con l’amatriciana. O se sei un esegeta, con la matriciana.
Invece eccoti qui sbatacchiato tra un Filini e l’altro, tutti presi a organizzare la gita per “andare a mangiare qualcosa”. E siccome la piccola ti fa pubblicità con i suoi disegni in cui compari sempre a tavola o con un bicchiere in mano, è inevitabile che tocchi a te decidere dove. Cosa che fa tanto Michele l’intenditore, altrettanto frullar di gonadi.
Vai a spiegare che la sosta al ristorante per te è una specie di pellegrinaggio, e che quel consommè di daino ungherese con filetto di capibara marinato al cocomero del guaranà è una specie di esperienza mistica. Che tu il cibo non lo mangi: lo veneri. Allora ti chiedono un posticino carino, dove si mangi bene e si spenda poco, e ci sia spazio per i bimbi. Come dire, alto, bello, magro, ricco, simpatico, intelligente e senza alcuna traccia di alitosi o di piedi piatti.
Poi quando arrivi colà, ecco il dramma dell’ordinazione. Perchè non si tratta di dire all’oste, Faccia un giro di primi e un assaggio di secondi, naaaa. Va scelto alla carta, con spazio alle più curiose idiosincrasie alimentari da ambo i lati: i grandi e i piccini. Se non sei un esperto, attenzione ai tipi che puoi trovarti tra… le posate.
1. Il mangione. E’ temibile, perchè paventa disponibilità mentre è terribilmente selettivo. “io mangio di tutto! tranne carne, pesce, verdura e formaggi, basta che sia fatto come me lo fa la mamma mangio di tutto!”
2. La fisimista. Subdola e pericolosa. Pare accettare ogni genere di proposta, poi attacca alle spalle con una presa alla giugulare. Esempio “I tortelli di zucca? benissimo, anche per me!… Ah, scusi cameriere, non è per caso che nel ripieno c’è la noce moscata del Jacaranda?” Il cameriere risponde pacato “Certo signora, sono tortelli di zucca. Soffre forse di allergie?” “No, è che la noce moscata del Jacaranda non mi piace, il mio stomaco accetta solo alcune varietà di noce moscata del nord della Malaysia…”
3. L’esperto. Ce l’hai di fronte, ed è già stato dappertutto. Sa tutto e conosce tutti. Per dimostrarlo chiama per nome i maggiori chef del mondo, raccontando aneddoti da casermaggio stretto: “Sai, io e Ferran, nel ’47 a Barcelona…”
4. L’inappetente. C’è sempre, in ogni tavolo. Non mangia, biascica. Spilluzzica la pietanza con fare distratto, muovendo le mandibole con pacata lentezza e spostando il bolo di qua e di là con evidente sopportazione. Ad ogni boccone sospira, guardando ostentatamente l’orologio. Ti fa sentire in colpa ad ogni forchettatona di tagliatelle grevi di ragù…
5. Il compiacente. “quello che prendi tu prendo io”. Poi gli spieghi che tu sei un po’ curioso, e provi anche cose che non sei certo che ti piaceranno per allargare il tuo orizzonte. Lui ti dirà “anch’io, anch’io” con evidente entusiasmo, salvo poi tentennare quando ordini le cervella di topo-ragno alla coque, e dirotta sull’inevitabile carpaccio rucola e grana.
Poi è il turno di ordinare: per i grandi, e per i PEU. Ma questa è un’altra storia.
Immagine: Museo Antropologico di Ciociaria