Alla fine di questa scampagnata con gli amici, gli amici degli amici, e dei loro pargoletti nella trattoria fuori città, arriverà puntuale come il Festival di Sanremo l’ineluttabile foglietto pieno di numeri. I Francesi, per una volta glabri nell’espressione, lo chiamano schiettamente “addizione”. Mi piace molto, mi ricorda i quaderni a quadretti delle elementari, quelli con le righine viola verticali a margine. Non so perchè gli Inglesi lo chiamino Guglielmo*. In castillano è La Cuenta e diventa femmina, forse a causa del persistente machismo ispanico che non si rassegna all’idea che l’ingrato compito di pagare possa spettare a una femmina.
I Tedeschi non lo so, stante la mia assoluta incapacità di memorizzare anche una sola parola nella lingua di Goethe al di là di Wiener Schnitzel, ma in genere me la cavo bofonchiando “vifìl?” – che solo oggi scopro che si scrive wieviel – o facendo il gesto universale dello scarabocchio.
Ora che siamo satolli e parzialmente felici, giunge al tavolo il conto, ed è bagarre. Ecco cosa combiniamo al momento di pagare.
1. Il brillante. C’è sempre. Ha il petto largo e la camicia slacciata un bottone di troppo,e in genere si tuffa sul foglietto con furia belluina, proclamandosi titolare del pagamento. Ben sapendo che nessuno gli permetterà di portare a compimento il turpe proposito, dirà a gran voce Lo prendo io, lo prendo io, e alla fine dopo varii strattonamenti accetterà mestamente di condividere la spesa mostrandosi assai contrariato. E’ convinto in genere che questo siparietto lo renda commensale più gradito, non sostante la conversazione pesante fitta di riferimenti alla sua esuberante virilità.
2. Il romanista. Classica figura dalla mano veloce e gran talento naturale per i calcoli. Ha una mente matematica, e il tempo che gli occorre per computare l’onere “a testa” si misura in decimi di secondo. Divide sempre il totale per il numero degli adulti: di norma ha cinque figli bulimici e lui da solo si è scolato una magnum di Petrus del ’64, ma: “facciamo conto pari, vero?”
3. Il precisino. Difficile capire in quale esatto momento estrae la piccola calcolatrice solare che gli consente di calcolare esattamente l’ammontare della tua spesa. Ti saprà anche dire che tuo figlio di quel vassoio di patate in effetti ne ha mangiate un po’ meno, ma ha fatto due giri di lasagna. Ed ha anche dato una forchettata al tiramisù di suo figlio! Per cui… ecco stilati i totali. Normalmente spegne quasiasi velleità di conversazione ed azzera le intenzioni di socializzazione: tutti se ne vanno silenziosi e non si incontreranno mai più.
4. L’onesto. Ne sono stati avvistati alcuni esemplari, nel 2009, dalle parti di Capracotta: ma erano anziani e spelacchiati, probabilmente con grosse difficoltà a riprodursi nelle condizioni di cattività in cui erano costretti. Si offrono di integrare la loro quota con una somma non simbolica per compensare la loro pizza al Tartufo Imperiale, o il bis di Scorfano pescato all’amo, o la bottiglia di vino pregiato che hanno bevuto solo loro perchè erano in mezzo ad uno sfortunato convivio di astemi.
5. Noi. Noi siamo quelli che alla fine mettiamo lì la sommetta che ci dicono, e ci va bene tutto. Perchè in fondo ormai è finita, e possiamo tornare a casa a trastullarci con i blog di cucina.
E’ giugno: le scuole sono finite, e anche il Pranzo della Domenica va in vacanza: ma le domeniche ci saranno lo stesso, e dovremo pur trovarci qualcosa da fare. Tagliare l’erba del prato, ad esempio.
*Lo so, lo so che “bill” non è il diminutivo di William.