Le recensioni dei ristoranti mi annoiano un po’. Di solito mi assopisco a metà della frase quando ancora si sta descrivendo la mise en table. Perciò non ne scrivo – l’altra ragione è che a quanto pare non riesco a non farle precedere da una soporifera disamina del mio processo creativo. Anche a voi le recensioni non piacciono? Allora la faccio corta: accendete il navigatore e andate al “Nido delle Cicogne” a Sandrà di Castelnuovo d/g (VR). E ordinate il cappuccino di porcini, mi raccomando. Buon appetito!
Bene, è rimasto qualcuno? Mettetevi comodi: segue recensione in piena regola – prometto che non ci faremo mancare nessun clichè abusato.
Abbiamo trovato il ristorante per i casi della serendipità – il consiglio dell’amico Dan Lerner su Twitter per un ristorante sul Garda orientale, mentre eravamo sulla strada di ritorno verso Milano dopo le belle giornate di #colfondo1. Il ristorante appartiene allo chef Ferruccio Girelli, e in sala c’è la sua compagna Silvia Fontana. Siccome le sfumature di giudizio sono importanti, vi dico che sono giovani, bravi e anche belli.
Cominciamo con un tris che sembra piccola pasticceria, ma che si rivela in realtà gazpacho di verdure, una polpetta di parmigiano con il cuore liquido e una “caramella” nera di seppie, in un piacevolissimo crescendo di intensità di sapori.
L’amuse-bouche (ah! pensavate fosse l’altro, eh?) è una crema di fagioli cannellini con spuma di parmigiano e fave di cacao, morbida e ricca di sfumature.
La “Capasanta nel Bosco, finferli, prezzemolo, tartufo” è per una volta una convincentissima espressione del binomio, un po’ sputtanato stanco, mare&monti. L’altro antipasto, la “Pancia di maiale brasata, puré di mela e ristretto di cannella”, è un piatto da manuale giocoso e equilibrato nel contrapporre i quattro accenti sapido-dolce-acido-amarognolo.
L’ottimo inizio ci traghetta a una vera goduria gurmé, il “cappuccino di porcini”: quello che sulla carta appare un azzardo, in tavola si dimostra una creazione perfettamente misurata. All’aspetto è un vero cappuccino, l’aroma di spuma di latte e polvere di caffe è quasi straniante, ma l’assaggio è tutto del porcino, reso più rotondo dalla presenza del latte. Vi ho già detto di ordinarlo?
Il “Piccione al forno in salsa cognac con patate ratte e cipolle fondenti novelle” è un’esecuzione classica e pulita per gli amanti del pennuto. Sentite questa: un piatto comme il faut.
Il pre-dessert, tre “gnocchi al pomodoro” (in realtà gnocchi di pasta dolce alla cannella con un coulis di fragole) riesce a mettere in ombra i dolci veri e propri, un semifreddo al marsala con biscotto pur beurre e un tortino di mele e patate, buoni ma un gradino sotto al resto del pranzo – del resto in cucina c’è solo Ferruccio, e la saggezza popolare vorrebbe che non si possa fare il boia e l’impiccato.
La carta dei vini è agli antipodi del banale: proposte originali che spaziano in lungo e largo a ricarichi onesti. Noi optiamo per uno Chenin Blanc della Loira Savennieres Pierre Bise 2004, che si rivela il sodale perfetto del nostro pranzo e della zuppa di porcini in particolare.
Conclusione (quando non ho familiarità con uno stile divento un po’ didascalica): la cucina del “Nido delle cicogne” è tutta sostanza, e anche i piatti che sulla carta appaiono più spericolati sono in realtà ben pensati e riusciti, senza mai diventare un puro esercizio di stile. Ferruccio e Silvia sanno come rendere piacevole e rilassante un pasto ricercato senza affettazione o impaccio. La spesa è intorno ai 50 euro, bevande escluse.
Bene, questa recensione è un po’ un peana. Vediamo di trovare un difetto. Fatto: la selezione musicale è così melodica che persino Anna Tatangelo avrebbe da ridire. Per il resto: super bravi, avanti così.
[Immagine: Viaggiatore Gourmet]