Il benvenuto dalla cucina: “Qui abbiamo ics e ipsilon, qui zeta e qui una quinoa di sesamo nero e cacao, pertanto (ridacchia) sentirete sapore di cacao”. Dai su non fare il solito bauscia, non ti puoi arrabbiare per così poco, anche perché il sorriso guaglione di chi ti porta da mangiare chiama più il buffetto che la piccata madonna meneghina, tra l’altro visibile dall’alto.
Però ti puoi irritare perché la prenotazione non risultava, anche se loro ti hanno risposto con un’email di conferma (guardi secco la gentile signorina, scatti al telefono per mostrare la prova ma non serve, ci accomoda lo stesso). Oppure ti puoi stranire per l’ingresso enorme freddo plumbeo, e i varchi da impiegato con cui discutere, ma ci pensa la corsa in verticale fino alla cima del nostro piccolo “empire state building” a farti dimenticare una certa laboriosità. Poi la moquette. Toni marrone scuro, lamine blu all’esterno, cucina a vista che schizza oro, scintille e lindore.
Tavolo continuo fronte cucina in stile Kusturica ma più kitsch, color oro carico, forse di plastica, ricorda una lingua degli Stones giu’ di tono, ma lunga, gibbosa e lunga. In buona sostanza: inguardabile. Ci siedono li’ … e poi ci spostano.
E’ tutto un po’ così qui dentro, sorrisi ampi e naturali, pochissimo gesso sul servizio, davvero troppo poco, e inesperienza sovrana. Però con il sorriso.
E poi’ c’e’ lo skyline nella notte, naturalmente, e la madonna meneghina in vista (appunto).
Degustazione 9. Battuta di gamberi, composta di limone e capperi e olandese al rafano: stona solo il gambero, per il resto tutto ottimo. Anche la triglia croccante ha un assemblaggio di tutto rispetto con la sua lattuga saltata e le erbe aromatiche, ma qualcosa nella croccantezza della triglia non convince.
Quello che invece convince e che addirittura rampa agli onori delle cronache è il carpaccio di fassona (che palle) e torroncino di foie gras. Non ho mai mangiato un piatto in cui il foie gras restasse al suo posto senza rubare la scena agli altri ingredienti, pur se protagonisti. Equilibrio difficile da trovare. Poi divento blasfemo ma anche il croccante di Bottura andava giusto un filo oltre il punto di equilibrio.
Fagottelli farciti con burrata e pappa al pomodoro + qualcosa dal mare: no, fuori contesto.
Patata soffiata su baccalà, cavolo nero e caviale: si, anche se il baccalà è ampiamente sopravvalutato, o forse è solo che io non ucciderei per mangiarlo. Però questo è buono. Buono buono.
E allora uno si aspetta che il filetto di manzo al whisky torbato con salsa rubra, patate alla cenere e bietola sia uno spettacolo. Primo bocconcello: buono. Secondo: un po’ forte ‘sta salsa. Terzo: proprio troppo sapida. Quarto: eccheppale sembra di essere in trattoria! Sapidità esagerata.
Toma podolica con sablé alle nocciole e composta di albicocche: se non ti piacciono i formaggi forti lascia stare ma questo è proprio tosto. Girerà poi in sala con tutti i suoi 50 kili e l’unico peccato mortale è che la porzione del piatto sia maledettamente scarsa.
Sorbetto al sedano (ottimo) e millefoglie con crema allo zafferano (no grazie daiiii) a chiudere.
Arriva anche un po’ di jet set (“Miiii, ma hai visto come sembra vecchio dal vivo ?? Si ma guarda che sventolina “da latte” si porta appresso” [cit]).
Tempo di migrare, il conto ce lo fanno un po’ penare ma poi arriva. Si attesta sui …
Usciamo, il parcheggio e’ ampio, ma il #pirla con il SUV bianco davanti all’ingresso non manca.