Lo scorso Ferragosto celebravo l’Annunziata con un panino Kebab Toscano preso alle macchinette dell’ufficio. Di turno in redazione e Milano era una landa desolata. Il cibo procacciato, come mi fece notare un commentatore, era pure scaduto. Otto mesi dopo voglio guardare in faccia i distributori di alimenti e bevande, quelli in carne e ossa, gli uomini e le donne del vending. Il capoluogo lombardo ospita da qualche tempo la fiera biennale del settore: “Venditalia“. Ho scoperto un mondo. Ma che dico, un pianeta! Lucette colorate, led intermittenti, salati e dolci dalle forme estreme, l’ipercalorico tentatore e il biologico invitante.
Confida, l’associazione di categoria che raccoglie 450 imprese, fa sapere che a fine 2009 il comparto ha conosciuto per la prima volta il segno meno. Non è andata così per tutti però: le aziende produttrici di snack, ad esempio, viaggiano con il vento in poppa. Diamo qualche dato.
Si consuma più caffè che acqua. Il dolce vince sul salato. Il 70 per cento delle macchine distributrici italiane prendono la via dell’estero. Il Censis dice che bar ed esercizi classici soffrono, il vending no. Ventuno milioni di pezzi venduti ogni giorno. Sempre l’istituto di ricerca rileva che il 32 per cento degli interpellati crede che le “macchinette” contribuiscano a creare un clima di lavoro più sereno fra i colleghi. Se cala il fatturato aumentano i consumatori, soprattutto tra casalinghe e ultra 65enni, ovvero tra le categorie che, causa congiuntura negativa in atto, si avvicinano ai totem alimentari.
E’ presto detto che, con la crescita dei tassi di disoccupazione, ci sono meno impiegati che socializzano alle macchinette. In generale parliamo di 3 miliardi di fatturato annuo. Anche l’Italia è ormai sulla strada del paese dei non-luoghi, dove anche un distributore fa da campanile o da minareto.
Ah che inguaribile passatista! L’amarcord di ciò che non si è mai vissuto ha sempre un fascino indiscutibile. Bere na’ tazzulella di caffè con re Ferdinando I nel Regno delle Due Sicilie. Chi non l’hai mai agognato? Proviamo comunque a fare un breve viaggio nel “come eravamo” e nel ” come siamo”. Voi cosa preferite?