Lo so, giudicare un locale aperto da un mese è una specie di infanticidio ma che faccio, arriva l’Hard Rock Cafe dalle parti di Piazza della Repubblica a Firenze, e non lo vado a provare? Ovvio che sì, così mi presento senza prenotare un lunedì a pranzo, pensando al vuoto assoluto. Invece. La prima notizia è l’attesa: 20 minuti (poi diventati 10) che posso trascorrere bevendo qualcosa al bar oppure in giro per la piazza; tanto un sms mi avvisa quando il tavolo è libero (‘sti americani).
Personale giovane in sala, molto sorridente, il nome di battesimo subito sparato, sorriso stampato anche sincero direi. Consultare il menu richiede un po’ di tempo, le fotografie aiutano ed è ovvio che qui vige la regola di un solo piatto, vista l’abbondanza delle porzioni. La birra alla spina è italiana, scelta abbondante di cocktail, le portate sono quelle che si trovano nella maggior parte dei locali della catena nel mondo.
Eccezioni per Firenze: la bistecca alla fiorentina, il filetto, una pizza che ha poco da spartire con quella nostrana, ma è commestibile.
Ordino e nell’attesa guardo le scarpette appartenute a Rod Stewart: non è che mi ispiri tanto mangiare con quelle due intruse accanto, ma mi tocca!
Osservo il personale che gira, vedo tavoli vuoti e la gente in fila: temo che un trust di cervelli del marketing abbia deliberato l’idea ma il GENERAL MANAGER mi spiega che si tratta di far “respirare” la cucina.
L’attesa si prolunga, la birra comincia ad assottigliarsi e compare all’improvviso la SALES & MARKETING MANAGER (?) che si presenta: vuole salutarmi.
Nel frattempo osservo il palco, ascolto la musica a volume piuttosto alto e cerco di capire chi possa venire a mangiare in un posto simile: molti turisti presenti ma anche i fiorentini non mancano, il mito attira, evidentemente. Dopo 40 minuti di attesa sto per alzarmi ma in quel momento arrivano le pietanze.
The Famous Fajitas sono allettanti, con pollo e manzo, cipolle, peperoni crudi, la panna acida, i tacos dove avvolgerle, insomma, fresche gustose, con il guacoamole fatto fresco, il che non guasta.
Meno riuscito lo Hickory-Smoked Bar-B-Que Chicken, che però si capisce possa incontrare il gusto di clienti orientali ed americani: la salsa che ricopre il pollo è veramente dolce, cosa che tende a saziare velocemente rendendo la carne un po’stucchevole.
La lunga attesa viene ripagata con l’offerta del pranzo: è una POLICY, mi racconta il GENRAL MANAGER adottata per soddisfare sempre il cliente. La cameriera, gentile, mi propone di acquistare qualcosa al negozio, se presento la sua CARD avrò diritto ad un omaggio… tenera!
In definitiva: il locale in estate è fresco, le persone sorridenti, bello vedere la varia umanità che lo frequenta, e il cibo? Non prorpio JUNK FOOD (oddio, mi hanno contagiato) e comunque, uno che va all’Hard Rock Cafè, secondo voi, ha in testa il mangiare?
[Crediti | Link: Dissapore, immagini: Vanity Fair.it]