Dopo i 695 euro pagati dalla coppia giapponese per un pranzo al Passetto di Roma, non l’unica truffa del locale, tutti vogliono tutelare i turisti in Italia. Ma gli italiani in Italia chi li tutela? Beh, se ci chiedono mance da 115 euro prima dei vigili chiamiamo la neuro, tuttavia contro la regola del «Colpiscilo adesso, tanto non lo rivedi più» può far comodo una guida anti-truffa ai ristoranti d’Italia. Detto, fatto! Consultatela punto per punto aiutandovi con l’I.d.P. (Indice di pericolosità).
1- Il cameriere acchiappa-turisti. IdP: Bubbonico.
Pittoresca figura in costante agguato fuori dal ristorante, parlando la vostra lingua vi adescherà con promesse di banchetti luculliani. In realtà lasagne surgelate e spaghetti scotti.
2 – Il menù “A Voce”. IdP: Alto. Segnalati casi di carte di credito svenute per lo sforzo.
Non fidatevi. Pretendete il menù stampato, tra l’altro reso obbligatorio da un’apposita legge, e con i prezzi in bellavista. Al ristoratore allenato basta un’occhiata per capire il vostro reddito e comportarsi di conseguenza.
3 – Il “Menù turistico a prezzo fisso”. IdP: Elevato. Come il rischio di rissa col cameriere.
Di fisso rimarrà il vostro sguardo inebetito dallo scontrino che alla voce extra elenca caffè e limoncello. Pensavate fossero offerti? Niente affatto, ma vi è andata ancora bene. Qualcuno ha pagato 10 euro per il pane e 15 per la TOVAGLIA!
4 – Il Menù “Fontana di Trevi” (cit. Totò Truffa 1962). IdP: Letale, specie per i giapponesi. Probabili gli harakiri.
In molti ristoranti esistono versioni diverse dello stesso menù. Per capirci, i 10 euro della cacio e pepe servita agli italiani diventano 30 per i creduloni americani e 40 nella versione occhi a mandorla. Possibile soluzione: chiedete il menù in italiano, dite che vi serve per imparare la lingua.
5 – Il resto mancia. IdP: Lehman Brothers. Con tre mance un cameriere si compra una banca.
In Italia la mancia non è quasi obbligatoria come negli Stati Uniti o in altri paesi del mondo. Ma siccome i turisti stranieri non lo sanno, l’oste infedele si comporta come se. Esempio: il personale del Passetto di Roma ha concordato con i turisti giapponesi il 4-5% del conto. Risultato: 115 euro di mancia.
6 – Pane e coperto. IdP: Moderato. A patto di conoscere a memoria il prezzo dello sfilatino.
Nella Regione Lazio (leggi: Roma) il pane e coperto è illegale da un pezzo. Nel resto d’Italia no, ma sappiate che tavoli, tovaglie, sedie e posate sono comprese nel prezzo, per tutto il resto c’è Mastercard. L’odiosa voce pane e coperto è all’inizio del menù e non comprende altri balzelli.
7 – Il NonSoloRistoPizzaBarLounge. IdP: Da fame. Il supplì è rovente fuori, ghiacciato dentro.
L’incidenza di ex fannulloni tra i proprietari di locali dall’identità incerta, un po’ questo e un po’ quello, è spaventosa. Con risultati preoccupanti per il malcapitato cliente. Qualche esempio? Faticano a riempirvi un bicchiere d’acqua, il caffè sa di bruciato e la pizza è surgelata. Il pulsante “On” del forno a microonde è l’unico aggeggio che riescono a usare.
8 – Pesce fresco. IdP: da strozzo, nel senso di strozzino.
Capitolo, va da sé, spinoso. Il pesce è quasi sempre surgelato, per la frittura di paranza togliete il quasi. Se è fresco si paga al chilo e non a porzione, il che significa 50 euro per una pallida orata. Vostra moglie ha voglia di aragoste? Regalatele l’attico di fronte, piuttosto: costa meno. Ah! Non è vostra moglie…
9 – Il conto. IdP: Critico. Come ve la cavate con gli interrogatori dell’appuntato Stramaglia?
Ok, Il conto è sul tavolo, siete quasi in salvo. Leggetelo facendo attenzione alle eventuali sviste. E’ capitato che l’acqua sia stata trasformata in Brunello di Montalcino, ma voi non siete alle nozze di Cana! Se il conto vi sembra truffaldino, estraete con calma il cellulare e chiamate i carabinieri, vedrete il ristoratore assumere quella sfumatura di colore nota a Roma come Verde Passetto.
Bene, siete fuori e, incredibile, avete perfino mangiato bene: cos’altro? Ah, sì, ringraziate la guida (anti-truffa) ai ristoranti d’Italia.