La ragione per cui le mense aziendali vengono ignorate dai blog gastrofanatici è che fanno mediamente schifo. Esperienza personale: cibi sventurati (nel senso di insapori o molto grassi), prezzi eccessivi, studenti e docenti uniti da file interminabili nella battaglia quotidiana per il tramezzino. Fortunatamente, esistono eccezioni. Nel definire Google per il terzo anno consecutivo (2012, 2011, 2010) la miglior azienda dove lavorare, Fortune, il magazine della CNN, ha esaltato i suoi benefit.
Per i 32000 dipendenti sparsi nel mondo nulla è mai troppo – ecco perché Google fornisce massaggi e servizi di cura delle sopraciglia, culle per il pisolino dei bimbi e tintorie, campi da bowling e centri per il fitness. Ma il benefit principale e più invidiato è il cibo, gratuito e curato da ogni punto di vista.
Tra blog e social network si leggono spesso commenti entusiastici su sushi roll con anguilla e avocado, tacos di maiale arrosto o frozen yogurt al tè verde, ma le mense aziendali di Google valgono davvero tutta l’eccitazione che le circonda? In fin dei conti, anche la mensa di Facebook serve pasti gratuiti. Gourmet Live, quel che rimane della mitica rivista americana Gourmet, ha visitato la mensa del quartier generale di Google, a Mountain View, sud di San Francisco. Visibile su Google Maps (ovviamente!), il Googleplex somiglia più a un campus Universitario che alla sede di una grande azienda. Tra i primi a essere assunti lo chef: Charlie Ayers, cresciuto nelle cucine degli Hotel Hilton e cuoco del leggendario gruppo rock californiano Grateful Dead.
Anche per il cibo vale il mantra aziendale di Google: “Non essere cattivo”, dalla salute (non essere cattivo con il corpo), alla sostenibilità (non essere cattivo con la terra) fino alla comunità (non essere cattivo con i colleghi). I ristoranti aziendali sono oltre 100 ma è a Mountain View che il programma gastronomico di Google eccelle. Se consideriamo le “micro cucine” presenti ovunque tra gli uffici, ogni impiegato lavora a non più di 50 metri dal cibo.
Ma restando ai ristoranti, la maggior parte dei quali serve colazione, pranzo, cena e resta aperta nei weekend, nella sola sede sono 25, ognuno con il proprio chef spesso proveniente dall’alta ristorazione e un menu che varia giornalmente. A 5 executive chef spetta il compito di adeguarlo alla filosofia aziendale: salutare, sostenibile, locale. Il 50% dei prodotti è biologico, il 30% proviene da non più di 250 Km di distanza, il 70% dalla California. Tra i fornitori: organizzazioni di agricoltori, allevatori e pescatori locali.
Corpo e mente devono essere nutriti con cura, per questo gli chef di Google dividono i pasti in codici, a ogni codice corrisponde un colore: verde per i pasti più salutari, giallo per quelli sicuri, rosso per i pasti più a rischio. Spiega lo chef Scott Giambastiani che così suggeriscono ai dipendenti di mangiare in modo salutare: “incitiamo silenziosamente a mangiare frutta e verdura biologiche”.
Per tenere sotto controllo la quantità di cibo vengono usati piatti piccoli e in caso di codice rosso le porzioni sono ridotte. Si favorisce la scelta d’impuso dei dolci meno zuccherati esponendoli all’altezza degli occhi e relegando gli altri negli scaffali bassi. Stesso discorso per le micro-cucine, che servono spuntini low-fat a base di patatine al forno multi-cereali, edamane, alghe arrosto, frutta di stagione e scacchi di cioccolato fondente. Per bruciare le calorie in eccesso gli impiegati hanno a disposizione tavoli da ping-pong e spazi per il calcio o l’hockey.
Questo è il menu servito all’inviata di Gourmet Live durante la visita nella sede di Google, precisamente all’Evolution Cafè (per seguaci di Sarah Palin?)
Pollo bio alla cacciatora, manzo allevato sull’erba in crosta di porcini, spaghetti di farina integrale al pomodoro, crema di cipolle al Parmesan.
[Crediti | Link: Money CNN, Gourmet Live, Google Maps. Immagini: Gourmet Live, Jatbar]