Torni da Napoli convinto di non sopportare i confronti tra le città, di essere esposto a violenti attacchi di foruncolosi se qualcuno somma le mele con le pere, poi, il tempo di accendere il Mac, e ti ritrovi a leggere che “da vent’anni” i ristoranti di Milano non vivono “momenti opachi come l’attuale”. Scritto da uno che non è alla ricerca di pubblicità. “Solo chi è a libro-paga di qualche ente può negare la piattezza e la staticità del panorama meneghino, se confrontato, con la vivacità e la varietà di Roma”. Il punto è: come glielo spieghi a un lettore adulto, che chi scrive di ristoranti sui giornali è un ragazzone, un adolescente cresciuto soprattutto nelle sembianze, e che a stretto giro, sarà polemica?
“Nel mondo i congressi si contendono i cuochi di Milano e non quelli di Roma”. Non vorrei dire io l’avevo detto, ma: io l’avevo detto. A rispondere è il giornalista Paolo Marchi. Le pizze e le birre di Roma, “Milano nemmeno le immagina”, ma se parliamo di cucine del mondo “è vero l’esatto contrario”. E nelle capitale: “abbonda la fuffa truffa-turisti che sarebbe meglio sopprimere”. Non finisce qui. I ristoranti di Milano sono meno dopati “dai grandi alberghi che sul Tevere garantiscono sicurezza a tanti chef”. Gran finale. “Milano è più autentica e la Lombardia ancora più ricca, a differenza di un Lazio che vanta ben poche perle”.
Ora, io lo so che Roma vs Milano è la madre di ogni discussione italiana, ma se qualcuno avesse l’ardire di chiedere dove si mangia meglio, voi cosa rispondereste?
[Immagini: Valentina Fontanella, Shen Weng Lo]