Noi che mangiamo fuori con ostinazione abbiamo numerose occasioni per sentirci stupidi. Stupidi per il compiacimento infantile legato agli elenchi dei posti migliori, alla possibilità di compilarli e condividerli in quel che oggi passa per vita sociale, nei blog, su Twitter o Facebook. Quale migliore circostanza del fine-anno per elencare i posti dove abbiamo inappellabilmente mangiato meglio nel 2011? Sprofondando così, ma con trepidazione, nel cretinismo più completo.
Inizio io. Ognuno ha tre nomi da spendere, okay?
— Nel 2011 ho fatto la molto raccomandabile esperienza di mangiare la linguina alla colatura di alici del ristorante Acquapazza di Cetara. Ricordo distintamente i miei sospiri di riconoscenza. (Ho anche fatto shopping al negozietto di Delfino Battista, piccolo laboratorio di conserve alimentari lì vicino).
— Il risotto di go mangiato Da Romano sull’isola di Burano, in Veneto, è una meraviglia per diversi motivi. Favolosamente bianco, ha un sapore delicatissimo, io solo so quanto mi merito la miniera per non aver chiesto che riso usano, perché dopotutto è quello che prevale su tutto.
— Per le mangiatoie di lusso dico il menù Memoria dello chef Salvatore Tassa alle Colline Ciociare di Acuto (FR). Mia personale scelta anche per il titolo di chef dell’anno.
— Chiedo scusa ma aggiungo il Concerto di limoni, dolce che esibisce ormai un repertorio di citazioni, e che resta quello che era, del tutto immune al cambio generazionale tra Alfonso ed Ernesto Iaccarino al ristorante Don Alfonso di Sant’Agata tra i due Golfi (NA).
Per rendere più intelletualmente stimolante lo stupidario del “Mi voleva Raspelli, lista di fine anno del critico mancato” allego le scelte di una parte dello staff di Dissapore.
— Fabio Cagnetti. Il cannolicchio e l’anguilla di Massimo Bottura dell’Osteria Francescana, per citare gli highlights, restano scolpiti nelle papille come comandamenti della cucina contemporanea sulle tavole della legge.
— Silvia Fratini. Per me, Pascucci al Porticciolo. Tra le tante godurie, i gamberi rossi al sale, profumi di erbe bruciate ed agrumi sono stati una vertigine ancora prima di assaggiarli, tanto era avvolgente il profumo.
— Antonio Tomacelli. 00100 a Roma Testaccio. Il tripizzino con il sugo della trippa che ti impiastra la faccia togliendo le rughe, e quello con la lingua in salsa verde, che preferisco a una notte di sesso (non intenso).
— Jacopo Cossater. La cena dell’anno per idee, realizzazione, gusto (e certo, ambiente) l’ho fatta a El Molin, Cavalese, Trento. Alessandro Gilmozzi, oggi in forma più che mai, trasporta le papille in un sottobosco di licheni, funghi, germogli e affumicature.
— Giorgia Cannarella. Io e le mie giovani e ignoranti papille gustative quest’anno abbiamo incontrato il Menu Sensazioni di Bottura – non credo di poter aggiungere nient’altro senza finire in pietosi sbrodolamenti.
— Andrea Soban. Cena ad aprile alle Antiche Contrade a Cuneo, chef Luigi Taglienti, poi è migrato da Berton a Trussardi alla scala. Piatto migliore: linguine con pescato fresco al ristorante da Enrico ad Hout Bay (Sudafrica). Carne migliore: ristorante argentino Gaucho, Charlotte street a Londra. Street food: mercato della boqueria a Barcellona, il regno del jamon.
— Carmelita Cianci. Le baratin, bistrot parigino.
— Andrea Gori. Il Palagio, hotel Four Seasons a Firenze, chef Vito Mollica. Cena monstre con solo sauternes da bere.
— Andrea Frascoli. La Locanda delle due Suocere, Novara. Io sono difficile e strano, ma non ho mangiato di meglio nel 2011: tagliatelle fatte a mano con castagne e porcini, petto di pollo in crosta di mandorle e il classicissimo gelato fiordilatte con fragole all’aceto balsamico.
Bene, ora tocca a voi. Cercasi candidati seri al titolo di posto dove avete mangiato inappellabilmente meglio nel 2011.
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