Abbiamo riunito un fotografo e due editor per ragionare sulla presunta superiore fighezza del Denzel.
C.S. A Milano, a due passi da Piazza Piemonte in via Washington 9, c’è il Denzel. Se prontamente avete pensato al nome del famoso attore, scomposto, mischiato in un sacchettino e ridistribuito tra nome del locale e indirizzo, avete immaginato bene. Chissà se Denzel Washington lo sa.
S.P. Una della ragioni per cui amo Milano sono i locali di nicchia. Anzi, di sotto-nicchia, come il delizioso MONO in via Lecco 6, bar gayissimo ma nient’affatto pettinato e invece molto alternativo. INDIE GAY! WILLIAMSBURG ECCOMI! Il Denzel è un altro posto così: un’hamburgeria (nicchia) kasher (nicchia della nicchia).
C.S. L’insegna del piccolo ristorante/hamburgheria promette “Art Burger, Fish and More…”. In effetti, sulla materia carne al Denzel non si scherza. Il locale è kasher, che tradotto significa “concesso” o “adeguato” (adeguato a quello che un ebreo può mangiare). Il menù è succulento sin dal foglio 1 e se si riesce a resistere fino ad arrivare a leggere la pagina dedicata ai burger, non arriveranno delusioni.
S. P. L’atmosfera è piacevolmente indecifrabile, nel senso che sarebbe difficile etichettarlo in qualche modo – e se questa fosse una recensione nella Guida del Gambero, qui ci starebbe “bonus”: l’ambiente è curato e piuttosto sofisticato, mentre lo stile comunicativo del personale di sala è diretto e piano, un po’ naif ma in modo gradevole.
C.S. Qui si preparano 3 tipi di hamburger: di manzo, di agnello e mista manzo/agnello (da 150, 180 e 230 grammi). Io mi sono buttata sul classico Denzel Burger: 150 grammi, carne di manzo. Il panino arriva sfacciato, aperto a metà: da un lato la carne, dall’altro foglia di lattuga, pomodoro, fette di cipolla cruda, cetriolino sott’aceto. Sembra un dettaglio, ma qui la soddisfazione di mettere le mani sul panino, pressarlo per renderlo addentabile e sentire il fragore della crosta croccante prima di affondare il morso, è davvero notevole. La cottura della carne, che avevo chiesto media, è perfetta. Il pane, che arriva direttamente da un forno kasher, è ben cotto e scrocchiante, all’altezza dell’ottimo contenuto. Il cetriolino che a prima vista non mi aveva convinta, dà invece il giusto tono agrodolce. La cipolla è very ignorante (a voler essere sincera me la sono ricordata tutta la sera) ma ottima, piccantina al punto giusto. In sintesi: al Denzel la materia hamburger è davvero ben trattata.
S. P. I testi del sito web sono un esempio di rinfrescante naiveté: “I panini di Denzel sono stati studiati per mesi prima di essere portati sul mercato, per questo si posiziona come il miglior Hamburger a Milano se non in tutta Italia”, descrizione buffa sia per l’enfasi sia per la sensazione che si stia parlando del lancio di un prodotto sulla piazza mondiale e non di un locale da poche decine di posti: quando gli hamburger sono stati “posizionati” sui nostri tavoli, il “mercato” era infatti composto da me e Cristina, e dal rabbino al tavolo a fianco.
C.S. Di fianco a me, Sara Porro, si gode il Denzel Fish e altre innumerevoli zozzerie che solo a una magra sono concesse tutte insieme, ma che valgono veramente la pena, tra cui le Denzel chips, patate americane tagliate a sfoglia. Croccanti, sottili al punto giusto, da non fermarsi mai. Atmosfera gradevole e raccolta, grande cortesia, costo medio (hamburger da 9.50 euro).
S. P. E dunque, ecco il frutto dello studio di mesi: io che non mangio la carne opto per il Denzel Fish, Filetto di branzino impanato con tempura servito nella ciabatta con insalata, pomodori, maionese fatta in casa e limone. Il panino è ottimo: gli ingredienti sono semplici e di qualità, il pesce è fritto alla perfezione e insieme alla maionese concede alla goduria senza apparentarsi con il cibo spazzatura. A 13 Euro e 50 il Denzel Fish si “posiziona” in una fascia altina del “mercato”, ma il rapporto qualità/prezzo rimane buono.