Ci sono ottimi motivi per disprezzare chi scrive parole impresentabili nell’attacco di un post. Giusto. Però quando l’attacco è finito posso scriverlo PROSSEMICA, vero? Pros… cosa? Oddio, una nuova sostanza tossica di cui preoccuparsi? L’ingrediente segreto scoperto ravanando tra le cose di uno chef cinquestelle? No, siete fuori strada. Oggi parliamo di servizio, del rapporto tra camerieri e clienti, o se preferite di Comunicazione Non Verbale (espressioni poco presentabili?).
La Prossemica studia spazi e distanze di una comunicazione e insieme ad altri elementi del linguaggio corporeo si applica anche nel servizio ai tavoli di un ristorante. Non si insegna negli Istituti Alberghieri, non è didattica tradizionale insomma, piuttosto la si impara in qualche corso di formazione rivolto al personale di sala.
Si parte individuando alcune “bolle” di distanza intorno a noi. Che sono quattro, cioè la distanza Intima (circa 50 cm. di raggio), la distanza Personale (da 50 a circa 130-150 cm.), la distanza Sociale (dai 150 ai 350 cm) e, infine, la distanza Pubblica (oltre i 350 cm.). La Prossemica ci aiuta a capire quali atteggiamenti assumere e quali da evitare come la peste.
Quando un estraneo entra nell’area Intima scatta l’allarme della difesa personale. Pensate al cameriere che riordina il tavolo dopo che vi siete seduti, o quell’altro che spiega il menù appoggiandosi alla spalliera della vostra sedia o, peggio, sul tavolo. E’ un errore, non c’è familiarità, non può avvicinarsi tanto.
Ma l’errore è addirittura grossolano se si entra nell’area Personale di un cliente mentre sta mangiando. Ecco allora scatenarsi l’istinto primordiale: la protezione del cibo. Fateci caso la prossima volta (è un errore che capita spesso purtroppo), la reazione del cliente è di cingere il piatto con un gesto spontaneo per proteggerlo dall’invasore. Fatto il patatrac, meglio che il cameriere si allontani immediatamente.
Altro sbaglio molto diffuso: parlare con le mani dietro la schiena. E’ un falso segno di deferenza, nascondere le mani può essere percepito come la volontà di sottrarre qualcosa alla vista del cliente. Fatele vedere, e tenetele basse, possibilmente con i palmi rivolti verso l’interlocutore per non indurre reazioni di difesa.
Sono piccole grandi cose che spiegano l’importanza della Comunicazione Non Verbale e la necessità di integrarla nel bagaglio di formazione del personale di sala, la vera forza vendita di un ristorante.
Adesso è il momento di giocare. Non ho elencato tutti gli episodi che ci disturbano quando siamo a tavola perfino nei ristoranti di gran fama. Per cui, chiedo a voi di raccontare nei commenti le esperienze negative o anche solo dei semplici fastidi. Proverò a spiegare gli episodi dal punto di vista della Prossemica e della Comunicazione Non Verbale.
Chissà che non si finisca per essere utili a qualcuno.