Vado a farmi un tatuaggio. Che cosa rappresenta? Non ci arriverete mai, per questo mi tocca dirvelo. Mi tatuerò una data: 24.10.2010. Quella stessa sera infatti, dopo una delle infinite giornate al Salone del Gusto, grazie ad una password saremmo riusciti ad entrare nel blindatissimo Combal Zero dello chef Davide Scabin. Ma che dico nel Combal Zero? Nel retrobottega del Combal Zero! Nelle righe che seguono vi racconterò i fatti così come li ricordo, indicando orari fittizi, per questo potrete scambiarli tra loro, ma il risultato non cambierà. A Torino, quando la mattina del 24 ottobre 2010 mi sono svegliata per correre al Salone del Gusto, non immaginavo che la sera avrei dormito in macchina dalle 6.00 alle 8.00 di mattina davanti ad un edicola nel centro di Torino.
Per l’occasione l’erotico l’eroico Scabin faceva dono a tutti i presenti di un’esperienza indimenticabile: la Pìola.
In una stanzetta con i distributori automatici di cibo e bevande, l’atmosfera percepita dalla sottoscritta era simile (mi dicono) a quella che si può provare nella grotta della Playboy Mansion, tendente alla sensazione che ti dà l’osteria a conduzione familiare più accogliente che tu abbia mai conosciuto. Con la sola differenza che 80 osterie su 100 alla fine non ti fanno mai da mangiare come se fossi a casa loro. E 99 osterie su 100 non sono la Pìola.
Ore 23.45. Lo chef si avverte ma non si vede. Dov’è? Lo vogliamo vedere! E’ ancora in cucina, ma manca poco all’apparizione (sì, l’ho vissuta così). Infatti, due secondi dopo, Scabin si materializza sulla porta del retrobottega e dice la frase più bella del mondo: “Alors on danse!”.
E’ questo di solito il momento in cui mi commuovo. Infatti così accade: la mia duplice natura di spadellatrice/mangiatrice entra in conflitto, penso che sia bello scrivere per Dissapore ma cazzo, quanto vorrei correre di là a cucinare, invece di mangiare. Mi escono delle lacrime, esco a fare due passi, intravedo Pier Giorgio Parini (del risto Il povero diavolo), mi faccio due chiacchiere e me ne ritorno dentro.
“Alors on danse!” è l’unica cosa che penso. Ma di quà, o di là? Ovviamente devo darmi un contegno e per ovvi motivi rinuncio a imbracciare la padella.
Ore 00.15. A questo punto la formazione è la seguente: Fooders x 3. Tomacelli (Antonio). Fumelli (Lorenza). Cedroni (Moreno). Vicino a noi, Bob (Noto Fotografo). Gabriele Bonci (Michelangelo dei pizzaioli). Roberto Liberati (macellaio). Alle nostre spalle, Andrea Petrini (critico gastronomico) che andava e veniva: E negli altri tavoli, Luca Gardini (sommelier campione mondiale qualcheccosa), Pippo Onorati (fotografo)… e tantissimi altri che non ce la faccio a ricordare. C’era un tale eccesso di Vips della gastronomia, che avrebbero potuto rilevarlo i Carabinieri facendomi la prova del palloncino.
Ore 00.30. Tavolino con tovaglia a quadri, al buffet arrivano pentole e pentolini di rame, pieni di piatti della tradizione: trippa con fagioli, lingua, cotechino con fonduta di formaggio, e puré di patate, e insalata di polpo, e salumi, e formaggi. Poi tra i piattoni intravedo lei, la cosa che mangio sempre un minuto prima di mettermi a dieta: l’insalata russa. Sono anni che ne vorrei mangiare una fatta come Dio comanda. Ed eccola lì, appena uscita dalla cucina di Scabin. E che ho fatto secondo voi? Gnam.
Ore 2,00. Il cibo continuava ad arrivare in quantità e varietà copiose, mentre champagne, Barolo e gin tonic scorrevano come se non ci fosse stato un domani. Lo stesso Scabin preparava e serviva con cura cocktail all’allegra brigata, che non era la sua, era la nostra. La situazione era di quelle in cui occore fare il pieno, sia di liquidi che di solidi. E pensare che non ho bevuto troppo per paura di ubriacami e dimenticare anche solo un minuto di quella serata. Per questo a mente fredda ho ragionato su un modello di soprabito con tasche foderate in cellophane, progettato per raccogliere futuri avanzi di una futura Pìola (ma che cosa non era quel cheesecake?!)
Ore 3,00. C’è un buco nella storia. Forse avevo bevuto il gin Tonic preparato da Scabin per Cedroni. Ricordo solo che ho visto le patenti di guida di Antonio Tomacelli, Moreno Cedroni e Davide Scabin. Non mi giudicate, please.
Ore 4.00 circa. Come se non bastasse Giuseppe Rambaldi e Fabrizio Mantovani si rimettono a cucinare: pasta aglio, olio, peperoncino e lime. Mentre nel gazebo che ospitava un buffet speculare a quello interno, ma fuori però (più tavoloni e panche per sedersi) andava un cd di musica funk, mangiamo DUE piatti a testa di questa pasta strabiliante ed iniziamo a pensare di andar via.
Ore 5.00. Mentre saluto Giuseppe Rambaldi, lui mi blocca un attimo e abbiamo questa conversazione che mi fa rinsavire di botto:
Lui -Ricordati che l’importante è crederci
Io -Guarda, ci credo veramenete tanto
Lui -Si, lo so, si vede dagli occhi
Ore 6.30. Torino, in centro: la nostra macchina si ferma davantii a un’edicola che sta aprendo. Fra qualche ora ripartiremo per Roma: 700 km in macchina e qualcuno di noi dovrà guidare. Scomodissimi, dormiamo praticamnete seduti, coperti coi cappotti, pensando: cazzo cazzo cazzo ma… Alors on danse.
[Immagini di MONICA ASSARI]