Nella testa c’è sempre l’osteria del passato, fumosa, con gente che urla, impreca, forse in qualche tavolo gioca a carte o tracanna pessimo vino. Vicino alla stazione poi, con gli avventori sempre mutanti più per coincidenze ferroviarie che temporali. L’osteria come rifugio dal pericolo della modernità, come regno della cucina che fu. Chissa se quell’osteria esiste davvero, forse è solo un miraggio.
L’osteria moderna è come l’Osteria del treno a Milano, ambiente perfettamente pulito, cucina sobria ma non artefatta, frequentatori eterogenei con vicini di tavolo in apparenza inconcilibiali (dal cummenda al giovinastro in libera uscita). Non si fatica a scegliere, la carta è limitata, quindi: i capisaldi della cucina più i prodotti stagionali. Tutto rigorosamente allineato alla filosofia Slow Food, meritorio sodalizio ecogastronomico di cui il locale è avamposto milanese.
Molti prodotti da salvare, non a caso. Il fragrante prosciutto di Sauris e la finocchiona della Val d’Orcia sono “presidi” Slow Food. Per le paste occorre stomaco d’amianto ma si viene ripagati. Prendi i bigoli con le acciughe: unti però al limite del consentito, incidono con bene accetta veemenza. Male che vada si può svolgere lo sguardo verso le lasagnette porri e speck.
Giuro non suderete mangiando lumache e polenta, motivo di eccezionale godimento. Volete pesce? C’è quello di città, merluzzo in casseruola, meno audace della carne (non manca la tagliata di manzo) ma tant’è.
Prima del dolce lasciatevi stregare dal ricchissimo carrello di formaggi, rinunciate al secondo se non dotati di stomaco capiente. Dolci rassicuranti, la mousse al cioccolato è il più innovativo, per così dire.
A pranzo si cambia musica, servizio self service con piatti consegnati direttamente dalle capaci mani della cuoca; la sera servizio rilassato. Che non significa svogliato.
La carta dei vini (e delle birre) è del tipo “meno è meglio”: poche etichette non per forza non banali. Prima di uscire fermatevi ad osservare la bellissima sala Liberty, dieci minuti dopo penserete ancora a come farvi invitare.
[Crediti | Link: Osteria del treno. Immagine: Flickr/Franz Conde]