Il 2020 non è di certo l’anno dei ristoranti e pure i cocktail bar non si sentono troppo bene. Perfino ritrovarsi tra i cinquanta migliori locali del mondo nella nuova The World’s 50 Best Bars 2020, la patinatissima classifica (se vi si accende una lampadina la risposta è si, siamo nella stessa bolla della 50 Best Restaurants) che ogni anno si prende l’onere e l’onore di decidere quali siano i migliori 50 bar del mondo, suona come una magra consolazione.
Non è l’anno di nulla, verrebbe da dire, ma le guide e i premi internazionali paiono non accorgersene. Loro continuano a lucidare medaglie, nonostante i locali di tutto il mondo siano chiusi per lunghi periodi e generalmente in sofferenza. Qualcuno direbbe che ciò mina la loro credibilità, altri che in un simile momento lo show deve andare avanti e che tutto ciò infonde una ventata di ottimismo. Ed è con ottimismo che ci immaginiamo, in un futuro non troppo lontano, seduti al bancone di uno di questi cinquanta bar sparsi per il mondo. Di seguito la lista completa, in caso abbiate fretta, poi proseguiamo snocciolandovene uno per uno:
- The Connaught – Londra, Regno Unito
- Dante – New York, Stati Uniti d’America
- The Clumsies – Atene, Grecia
- Atlas – Singapore – The Best Bar in Asia
- Tayer + Elementary – Londra, Regno Unito – Disaronno Highest New Entry Award
- Kw?nt – Londra, Regno Unito – London Essence Best New Opening Award
- Floreria Atlantìco – Buoenosaires, Argentina – Alto Bartenders Bartender Award a Renato Giovannoni
- Coa – Hong Kong, Cina – Nikka Higgest Climber Award
- Jigger&Pony – Singapore
- The Sg Club – Tokyo, Giappone
- Maybe Sammy – Sydney, Australia – The Best Bar in Australasia
- Attaboy – New York, Stati Uniti d’America
- Nomad Bar – New York, Stati Uniti d’America
- Manhattan – Singapore
- The Old Man – Hong Kong, Cina
- Katana Kitten – New York, Stati Uniti d’America
- Licoreria Limantour – Mexico City, Messico
- Native – Singapore
- Paradiso – Barcellona, Spagna
- American Bar, Londra – Regno Unito
- Carnaval – Lima, Peru
- Salmon Guru – Madrid, Spagna
- Zuma, Dubai – UAE- Best Bar in the Middle East and Africa
- Little Red Door – Parigi, Francia
- 1830 – Milano, Italia
- Two Schmucks – Barcellona, Spagna
- El Copitas – San Pietroburgo, Russia
- Cantina UK! – Sydney, Australia
- Lyaness – Londra, Regno Unito
- Himkok – Oslo, Norvegia
- Baba Au Rum – Atene, Grecia
- Panda&Sons – Edinburgo, Regno Unito
- Swift – Londra, Regno Unito
- Three Sheets – Londra, Regno Unito
- The Bamboo Bar – Bangock – Tailandia
- Tjoget – Stoccolma, Svezia
- Bock&Breck – Berlino, Germania
- Employees Only – New York, Stati Uniti d’America
- Bulletin Palace – Sydney, Australia
- Bar Benfiddich – Tokyo, Giappone
- Artesian – London, Regno Unito
- Sober Company – Shangai, Cina
- Indulge Experimental Bistro – Taipei, Taiwan
- Bar Trigona – Kuala Lumpur, Malesia
- Drink Kong – Roma, Italy
- Room by Le Kief – Taipei, Taiwan
- Alquìmico – Cartagena, Colombia Ketel One Sustanaible Bar Award
- High Five – Tokyo, Giappone – Heering Legend of the List Award
- Charles H – Seoul, South Corea
- Presidente – Buoenos Aires, Argentina
Ora rifacciamoci gli occhi e prepariamoci a rosicare per la bellezza dei cocktail bar londinesi, che come avrete notato dominano la World’s 50 Best Bar 2020 (come se fosse una novità..): vi diciamo qualcosa di più su questi benedetti migliori 50 bar del mondo, in attesa di poterci andare.
1. Connaught Bar, Londra
Il miglior cocktail bar del mondo è il Connaught Bar di Londra, premiato per aver “reso l’eccellenza semplice come la routine”. Si tratta di un hotel bar di Mayfair, gestito da un team tutto italiano, cosa che inorgoglisce particolarmente il nostro Paese, non fosse che evidentemente anche nel campo della mixology lasciamo scappare all’estero i nostri migliori cervelli. Agostino Perrone, Giorgio Bargiani e Maura Milla sono le teste di serie che guidano il miglior bar del mondo e d’Europa, evolvendo la proposta di anno in anno all’interno di un ambiente dallo stile retrò ma non troppo, che “incornicia il bar come un’opera d’arte”.
2. Dante, New York
Scende al secondo posto il Dante di New York, che l’anno scorso era in cima alla classifica. Anche in questo caso, portiamo a casa un po’ di orgoglio nazionale: Dante è un bar italiano nel cuore del West Village, nato come Caffe Dante addirittura del 1915 e diventato un luogo di ritrovo molto frequentato dai vip di Hollywood, che vengono qui soprattutto per il suo signature drink, il Garibaldi. “Un’ode al passato dell’ospitalità di New York, ma anche al suo futuro”, dice la 50 Best.
3. The Clumsies, Atene
Da sempre un pilastro della 50 Best, il Clumsies di Atene quest’anno guadagna per la prima volta il podio. Un bar che si trova in un appartamento del centro, con un’atmosfera un po’ da speakeasy d’altri tempi un po’ da locale di design, a seconda degli ambienti. A premiare il bar, probabilmente, è stato il lavoro fatto per migliorarsi continuamente: in cucina, con collaborazioni illustri come quella con il famoso chef greco Athinagoras Kostakos, così come dietro il bancone, con la crescente attenzione sulle materie prime e gli ingredienti di origine greca.
4. Atlas, Singapore
È asiatico il quarto classificato della The World’s 50 Best Bars 2020, a testimonianza di una classifica che porta le tendenze in fatto di mixology sempre più a Oriente. Per trovare in classifica l’Atlas (primo bar asiatico anche nel 2019) un anno fa bisognava aspettare fino all’ottava posizione. Un bel balzo in avanti, dunque, per questo bar costruito seguendo lo stile Art Déco che si vanta di avere una tra le migliori collezioni di spirits al mondo, con 1300 etichette di gin in carta.
5. Tayēr + Elementary, Londra
Ancora un bar di Londra, giovanissimo sia perché nato nel 2019 sia per lo stile che lo contraddistingue. Il locale è diviso in due parti: Elementary, dove si servono cocktail alla spina e premiscelati in bottiglia, con un servizio veloce e una presentazione semplice; e Tayēr, “dove le cose si fanno più serie”, dice la 50 Best, raccontandolo come una “cocktail boutique dove la creatività non conosce confini”.
6. Kwānt, Londra
Inutile rimarcare quanto Londra domini la Top10, aggiungendoci anche questo locale che vince anche il premio di Best New Opening 2020. un bar con dettagli tropical ovunque, e una drink list con tante scelte a tema, come la Hacienda: tequila, vermouth, carota viola fermentata a latto, sherry, mezcal, nettare di agave e succo di lime.
7. Florería Atlántico, Buenos Aires, Argentina
Il miglior bar del Sud America fa un piccolo tondo verso il basso (l’anno scorso era al terzo posto in classifica), ma il suo Renato Giovannoni vince il premio come Bartenders’ Bartender 2020. “Un bar seminterrato cosmopolita”, lo definisce la 50 Best, “che attira una folla amante del divertimento di Buenos Aires”.
8. Coa, Hong Kong, China
“Un santuario di tutte le cose dell’agave”: così la 50 Best definisce questo locale ispirato dai viaggi in Messico del proprietario Jay Khan. In effetti l’omaggio parte già dal nome, che è quello dello strumento a forma di ascia utilizzato per raccogliere l’agave. In carta oltre 180 spirits artigianali. Coa è anche il vincitore del Nikka Highest Climber 2020, con una risalita portentosa dal 49 ° all’8 ° posto nella classifica di quest’anno.
9. Jigger & Pony, Singapore
La creatività del Jigger & Pony si riflette nelle tante collaborazioni temporanee messe in atto, sia con barman ospiti che con altri tipi di artigiani, dai maestri del cioccolato ai pasticcieri. Il consiglio della 50 Best è di provare il Crystal Ramos Gin Fizz, un intelligente twist su un classico della mixology.
10. The SG Club, Tokyo
Chiude la top10 il SG Club, un locale per quattro diversi ambienti: da quello più giovane e informale al cigar bar al primo piano. C’è anche uno sportello per i cocktail da asporto in bicchieri di plastica, da portare con sé nel vicino Parco Yoyogi.
11. Maybe Sammy, Sydney
“Ogni nuova visita al Maybe Sammy porta con sé una sorpresa”, dice la 50 Best di questo bar aperto solo nel 2019 e – ancora una volta – guidata da soci e bartender italiani: Stefano Catino, Vince Lombardo e Andrea Gualdi. Il locale, primo australiano in classifica, vince anche il premio speciale Art of Hospitality Award 2020.
12. Attaboy, New York
Un locale molto newyorkese anni Novanta, che non a caso nasce nel 2013 dalle dalle ceneri di Milk & Honey New York, uno dei bar più celebri della Grande Mela. Un cocktail bar informale e per tutti, seppur nato in un luogo elitario nel mondo della mixology. All’ Attaboy non c’è una carta cocktail: si spiegano al barista i gusti che si vogliono provare, e ci si affida agli esperti.
13. Nomad Bar, New York
Questo hotel, che prende il nome dal quartiere centrale di New York, Nomad, mette cibo e vecande al centro della scena. Per questo il suo bar è curatissimo e molto frequentato. Da provare, secondo la 50 Best, il Koala Colada, con rum, sherry infuso di pandan, limone, cocco, ananas, sedano e miele.
14. Manhattan, Singapore
Situato al secondo piano del lussuoso Regent Hotel del gruppo Four Seasons, il Manhattan di Singapore è di certo uno dei bar più noti del mondo. Oltre ad essere lodato per la sua vasta collezione di whisky, ha più volte vinto premi per gli interni splendidi e lussuosi e per un menu di cocktail molto ricercati.
15. The Old Man, Hong Kong
The Old Man è un tributo all’autore e famoso bevitore Ernest Hemingway, e infatti qui ogni cocktail prende il nome di un suo romanzo. Un piccolo e nascosto bar con un’ospitalità che la 50 Best definisce “di prim’ordine”.
16. Katana Kitten, New York
Un bar americano di ispirazione giapponese, in cui provare cocktail come il Boilermaker, una birra con whisky a parte, accompagnato da spiedini giapponesi.
17. Licorería Limantour, Messico
Un bar aperto nel 2011, quando ancora la mixology non era così popolare in Messico. Gran parte dell’inversione di rotta la si deve anche al proprietario di questo bar Benjamin Padrón e al suo manager José Luis León, che negli anni hanno aperto diversi locali, divulgando il verbo dell’arte dei cocktail.
18. Native, Singapore
Questo bar aperto quattro anni fa è un esempio nell’utilizzo di ingredienti regionali e locali, con una forte spinta creativa. La sua selezione di liquori di produzione asiatica è cresciuta nel tempo e al piano superiore è stato aperto un interessante laboratorio di produzione.
19. Paradiso, Barcellona
La prima rappresentanza europea non londinese è quella del Paradiso di Barcellona, definito dalla 50 Best “una festa per gli occhi”. Seduto tra gli interni in legno scolpito e curvo in stile Dalì, al Paradiso troverai il menu Illusionist, ideato dal proprietario e bartender Giacomo Giannotti (un altro italiano all’estero) e ispirato al mondo della magia, con cocktail che cambiano colore, che cambiano gusto, che vengono ghigliottinati davanti al cliente e che scompaiono.
20. American Bar, Londra
Il bar di punta del Savoy di Londra è il cocktail bar più longevo del Regno Unito, visto che serve i suoi “drink in stile americano” dal 1893. Un punto di riferimento della storia dei cocktail anche grazie ai suoi leggendari barman, un locale che tiene alla tradizione ma continua a sperimentare.
21. Carnaval Bar, Lima
La pandemia non ha fermato il Carnival. Durante il blocco, Aaron Diaz, la mente creativa dietro l’unico bar peruviano mai finito nei 50 migliori bar del mondo, ha progettato un modo alternativo per offrire la sua magia da bar: una cocktail box con tutti gli ingredienti per assemblare le bevande a casa (ghiaccio incluso). Sia i drink che il cibo, in questo colorato locale, vengono serviti in bicchieri e piatti artigianali progettati da artisti contemporanei peruviani.
22. Salmón Gurú, Madrid
Salmon Guru – dice la 50 Best – è ormai da quattro anni il bar di destinazione di Madrid. Drink stravaganti e creativi serviti in accattivanti bicchieri personalizzati, all’interno di un ambiente elegante e curioso, che spazia dal mood tropicale anni Cinquanta a quello dei locali più trasgressivi della Hollywood anni Sessanta.
23. Zuma, Dubai
La mondana Dubai finisce in classifica al ventitreesimo posto con questo marchio dell’ospitalità internazionale, che qui ha aperto un bar molto popolare. A guidarlo da dodici anni è Jimmy Barratt, che parla dei suoi come di “cocktail artigianali, sotto steroidi”.
24. Little Red Door, Parigi
Finalmente un altro po’ di Europa, finalmente la ville lumiere, che finisce in classifica con questo locale cosmopolita e artistico. La porta rossa luminosa, che segna la facciata e dà il nome al bar, è “uno degli elementi fissi di un luogo altrimenti definito dalla reinvenzione”, sia negli ambienti che nella proposta, come spiega la 50 Best.
25. 1930, Milano
Esattamente a metà della 50 Best troviamo il primo locale italiano in classifica, il 1930 di Milano. Anche l’anno scorso era il nostro primo bar nella 50 Best, con la grande differenza che nel 2019 si trovava in 44esima posizione. L’idea è quella di uno speakeasy vintage, con un luogo segreto, arredi d’epoca, luci soffuse e musica jazz, ma i drink ideati da Benjamin Cavagna e dal team – dice la 50 Best – “hanno una spiccata inclinazione futurista”, tanto che “nel 1930 si beve come se fosse il 2030”.
26. Two Schmucks, Barcellona
Ancora Barcellona in classifica con un locale che è una New Entry nella 50 Best. Un locale nato in maniera semplice, con pochi soldi e un sogno, e rimasto, anche per questo “ferocemente indipendente”, a detta della 50 Best. Situato a El Raval, una delle zone più diverse e multiculturali di Barcellona, il team cerca di usare prodotti locali ma anche di riflettere l’anima multietnica del luogo dove si trova.
27. El Copitas, San Pietroburgo
Un seminterrato ben nascosto a San Pietroburgo non è forse il primo posto in cui ti aspetteresti di trovare uno dei migliori bar di agave del mondo. E invece, ecco quello che la 50 Best definisce “un delizioso pezzo di Messico nella fresca San Pietroburgo avvolto in una calda ospitalità”.
28. Cantina OK!, Sidney
Una new entry australiana al numero 28 della classifica: un bar che la 50 Best definisce “piccolo e bizzarro” tipico della “scena di Melbourne, che ha alimentato la gelosia degli abitanti di Sydney per anni”. Mezcal e tequila sono gli ingredienti principali della drink list.
29. Lyaness, Londra
Londra si conferma il fulcro della mixology europea e non solo, con un altro bar in classifica. Il Lyaness è il bar dell’hotel South Bank, a pochi metri dal Tamigi. Un locale con interni azzurri e marmo verde, con cocktail classici ma anche molto lvoro di ricerca.
30. Himkok, Oslo
La Norvegia entra in classifica con questo bar su più piani. Al piano terra c’è a piccola distilleria che produce circa l’80% di tutti gli alcolici usati nel suggestivo cocktail bar con cortile. Bella anche la scelta di birre locali.
31. Baba au Rum, Atene
Secondo bar ateniese in classifica, il Baba Au Rum è anche uno dei più amati della città. Questo perché il proprietario Thanos Prunarus, definito dalla 50 Best “un mondano bon vivant ateniese”, è un pioniere della mixology, che ha messo su questo moderno santuario del rum ben 11 anni fa.
32. Panda & Sons, Edimburgo
Una new entry in classifica, il Panda & Sons è nascosto da una facciata di un barbiere, da cui si accede a una libreria per poi finire in questo bar seminterrato che offre drink scenografici di grande fascino.
33. Swift, Londra
Nascosto nell’ex sede del LAB in Old Compton Street, Soho, lo Swift è un punto di riferimento della zona, grazie a una proposta di ottimi drink artigianali serviti con rapidità e allegria.
34. Three Sheets, Londra
Tra i numerosissimi bar eccellenti dove bere a Londra c’è anche il Three Sheets, un piccolo bar con una manciata di posti a sedere, un arredamento in mattoni e marmo a vista e un menu semplice con tre tipologie di cocktail per ogni tipologia.
35. The Bamboo Bar, Bangkok
New entry thailandese, Bamboo Bar del Mandarin Oriental è lì dai primi anni Cinquanta, con uno stile immutato nonostante la ristrutturazione degli ultimi anni. L’ultimo menu, Compass, è definito dalla 50 Best “un’esplorazione liquida della Thailandia”, con molti ingredienti locali.
36. Tjoget, Stoccolma
Un locale con ambienti diversi che ospita una cantina di vini, una birreria, un ristorante e un cocktail bar. Quest’ultimo, però, da sempre il cuore pulsante di Tjoget. Il menu dei cocktail è in continua evoluzione, frutto di una grande creatività e dell’ ispirazione nelle tradizioni e nei sapori del Mediterraneo, ma sempre con un netto tocco scandinavo.
37. Buck & Breck, Berlino
Rientra in classifica questo bar di Berlino che – dice la 50 Best “sembra un negozio Bauhaus in disuso”. Al suo interno, in un ambiente piuttosto scuro, una stazione bar centrale rettangolare che collega intimamente 14 ospiti al barista.
38. Employees Only, New York
Gli appassionati lo conoscono semplicemente come “EO”, e gli appassionati non sono pochi: questo bar è l’unico a essere apparso in tutte le dodici edizioni del The World’s 50 Best Bars. Buon cibo, bevande classiche raffinate, ma soprattutto divertimento.
39. Bulletin Place, Sidney
Un piccolo cocktail bar che celebra il suo ottavo compleanno quest’anno, con una lista di cinque cocktail che cambia ogni giorno a seconda della frutta di stagione disponibile sul mercato.
40. Bar Benfiddich, Tokyo
New entry giapponese in quarantesima posizione, gestita da quello che la 50 Best simpaticamente definisce un “contadino barista”. Hiroyasu Kayama infatti possiede quattro alveari e quasi cento alberi di ginepro e coltiva una serie di piante botaniche nella fattoria di famiglia appena fuori Tokyo. Piante che naturalmente sono tra gli ingredienti del suo assenzio fatto in casa.
41. Artesian, Londra
Nell’imbarazzo della scelta, a Londra per bere bene si può andare anche all’Artesian, leggendario quattro volte vincitore della 50 Best Bars. Un vivace bar d’hotel, con un servizio a cinque stelle amichevole e cocktail di prima classe.
42. Sober Company, Shanghai
L’intera esperienza di Sober, assicurano dalla 50 Best, richiede qualche ora di tempo. Si inizia dal bar al piano terra, dove bere caffè e aperitivi. Poi c’è la Sober Kitchen, con una cucina cinese fusion, e poi c’è il Sober Society, dove in fatto di drink si inizia a fare sul serio.
43. Indulge Experimental Bistro, Taipei
Un cocktail bar definito dalla 50 best “luminoso e vibrante”, che utlimamente ha avviato numerose collaborazioni con marchi, bar e barman in tutta la città, traendone gli spunti per una grande crescita.
44. Bar Trigona, Kuala Lumpur
La Malesia entra in classifica con questo bar, una new entry 2020. Un bar d’albergo che prende il nome da un’ape mellifera originaria del sud-est asiatico, e per questo ha sviluppato un programma “Save the Bees” a favore dei preziosi insetti.
45. Drink Kong, Roma
Finalmente troviamo un altro bar italiano in classifica: la new entry al numero 45 è il Drink Kong, progetto solista di quello che la 50 Best definisce “uno dei migliori barman di Roma, l’italo / irlandese Patrick Pistolesi”.
46. Room by Le Kief, Taipei
New entry in classifica, questo bar dall’interno circolare, con una postazione di mixology al centro, cerca di rimuovere la sensazione di un bar classico e – dice la 50 Best – “di far entrare gli ospiti in qualcosa di nuovo e indefinito”.
47. Alquímico, Cartagena
Una bella new entry colombiana, per questo locale giovane, pieno di vita e divertimento. Un grande bar con uno staff di sessanta persone che occupa un’intera villa di epoca coloniale. Suddiviso su tre piani, ognuno con un concept diverso, questo locale mette in risalto ingredienti locali e biologici.
48. High Five, Tokyo
Posizionato in un seminterrato sontuosamente arredato e divanetti in velluto verde, l’High Five è il regno di Hidetsugu Ueno che, a detta della 50 Best, è nientemeno che “l’uomo che ha fatto più di chiunque altro per introdurre la mixology giapponese nel mondo”.
49. Charles H, Seul
Unico bar coreano nella 50 Best (e new entry 2020) il Charles H è il bar del Four Seasons di Seul. Il nome è un omaggio all’autore americano Charles Henry Baker Jr., noto per la sua passione di mangiare e bere in giro per il mondo.
50. Presidente, Buenos Aires
Chiude la 50 Best questo bar argentino, situato in uno splendido edificio d’epoca delle strade cosmopolite del quartiere Recoleta. Un cocktail bar glamour, con un bar retroilluminato e soffitti alti con scenografici lampadari sospesi. La carta è un omaggio alla natura argentina, con un’attenzione lodevole al tema della sostenibilità ambientale.