E alla fine, le avevano studiate tutte per intortare frotte di turisti e smaliziati autoctoni. Tutte le avevano studiate, gli scaltri commercianti, per maggiorare il prezzo delle nostre consumazioni.
Ci siamo cioè abituati, nel tempo, a trovare negli scontrini voci fantasiose e bizzarre, quali ad esempio il supplemento “festività” di una nota gelateria di Torino, aumento giustificato dall’affranto titolare con l’aggravio di lavoro e relativi costi del personale a cui far fronte durante feste e ricorrenze varie.
Ci siamo ritrovati i 30centesimi per l’acqua di Fido, nella speranza che almeno fosse minerale di sorgente, e non del rubinetto, caso in cui i trenta centesimi sarebbero stati un ricarico leggermente discutibile.
Ci siamo beccati un supplmemento musica nell’ordine non di uno o due euro ma di una quarantina, per quattro caffè e tre amari, se pur nella “splendida cornice” di Venezia.
Bene, alla fine, gli scaltri ristoratori e gestori di bar e tavole calde le avevano studiate talmente “tutte” da averle finite.
Stanchi di inventarsi supplementi tanto assurdi quanto studiati a tavolino con il solo obiettivo di far parlare di sé e del locale, i commercianti italici hanno gettato la spugna, concludendo che forse un dignitoso silenzio sarebbe stato più proficuo di una mala pubblicità, e hanno deciso di non arrampicarsi ulteriormente su lucidissimi specchi per trovare giustificazioni, ma di applicare rispetto al prezzo base un semplice, legalissimo ricarico tout-court.
Un aumento. Un lievitare esorbitante dei prezzi delle consumazioni senza più inscenare la commedia di costi inesistenti.
Così infatti è per lo scontrino di cui ci occupiamo in questo post: rilasciato nella splendida e turistica Taormina, e rilanciato su Facebook con gran codazzo d’indignazione, riporta senza tanti fronzoli quanto dovuto: 3 birre a 10 euro l’una, due unità di acqua minerale (non si sa se bicchiere o bottiglia) Surgiva a 5 euro l’una e 2 Campari a 10 euro l’uno.
Totale sessanta euro.
Così. Papale papale. Senza tanti giri di parole, sceneggiate, giustificazioni o motivazioni.
Solo il sacrosanto diritto del gestore di esigere per quanto servito il prezzo ritenuto più consono a coprire tutti i costi e ricavarne il giusto margine. Senza orpelli. Senza sovrapprezzi. Senza alcun improbabile supplemento.
(Così come il nostro di dirigerci, eventualmente, in tutt’altro locale, seguendo l’antico quanto sempre attuale motto che recita “ci sono cascato una volta, ma non mi becchi più”).
E d’altronde, in questo caso specifico, non ne avrebbe alcun bisogno: come si può dedurre infatti dall’indirizzo in parte leggibile, il documento è stato rilasciato nel bar dell’Hotel Metropole di Taormina.
Cinque stelle. Terrazza panoramica meravigliosa con vista mozzafiato sulla città sottostante. Arredamento curato e impeccabile impreziosito dalle famose ceramiche di Caltagirone. Personale cortese e in ordine, atmosfera elegante e poi, la sera, musica jazz dal vivo.
Di questo, stiamo parlando.
Non di due birrette e un aperitivo al bar sotto casa, tra mamme affannate col passeggino, bimbi urlanti e ragazzotti sghignazzanti.
Stiamo parlando di un locale di classe, in un luogo raffinato e con un servizio impeccabile, peraltro appena inserito da Dissapore tra i posti dove mangiare e bere bene a Taormina.
Tutte voci che vanno a finire nel prezzo finale della nostra acqua, oltretutto in modo onesto e trasparente.
Solo una cosa ci lascia perplessi in questo scontrino: quale strano contorcimento mentale fa sì che un Campari venga pagato dieci euro e un’acqua minerale ben cinque euro?
In base a una semplice proporzione, a un prezzo dell’acqua minerale tanto elevato avrebbe dovuto corrisponderne uno per gli aperitivi di almeno 20 euro. Quale strano calcolo è stato fatto in merito?
Non lo sappiamo, ma riconosciamo ai gestori il merito – se di merito possiamo parlare per uno scontrino di ben sessanta euro per sole due acque, tre birrette e due Campari – di non avere aggiunto allo scorno dell’ingiusto esborso per due semplici bicchieri d’acqua la presa in giro di un “supplemento visuale sui luoghi di Montalbano” (peraltro distanti da Taormina) o un “ricarico per aria salmastra”.
E anche per questa sincerità i clienti omaggeranno il locale delle loro ulteriori visite.
Stando ben attenti però a non ordinare mai birra né tantomeno acqua – evidentemente troppo preziosa in Sicilia quand’anche imbottigliata – ma dissetandosi solo ed esclusivamente a suon di Campari.