Ci sono luoghi che rappresentano più di quello che sono nella realtà fattuale.Esercizi commerciali che non si limitano a essere semplici negozi: veri e proprio pezzi di storia, fondazioni. E così, se la sfogliatella a Napoli, sopratutto in una certa Napoli, continua a essere Pintauro (nonostante performance non proprio esaltanti), la pasticceria per antonomasia è Scaturchio. Precisamente, la sede originale in piazza San Domenico.
Non importa che la famiglia Scaturchio dopo quasi cent’anni non sia più proprietaria. Né rilevano tutte le traversie societarie che, dal fallimento della gestione originaria, Scaturchio ha subìto in questi anni. Nè l’assurda superfetazione delle sedi della pasticceria, adesso presente: al Vomero (via Luca Giordano e, più di recente, all’interno di Castel Santelmo); presso la Stazione Centrale, e a piazza Amedeo. Questo dopo aver perso, alcuni anni fa, la somministrazione all’interno del foyer del Teatro San Carlo. Chiudete bene le porte di casa vostra: se abitate a Napoli non escluderemmo il rischio che Scaturchio possa aprire una succursale nel vostro tinello!
Però qui siamo critici, non caporali. Non ci faremo influenzare dall’effetto nostalgia o dalla fascinazione della storia (pur se questa storia ha incontrato la Storia e il primo conflitto mondiale grazie a Giovanni, fondatore della sede centrale, seconda in ordine di tempo). Pur colpiti da tanto allure o, più probabilmente dal liquore del celebre Ministeriale, valuteremo Scaturchio nowadays.
Scaturchio a Piazza San Domenico: ambiente, menu e servizio
Non partiamo con il vento in poppa. Tavolini esterni un po’ buttati lì, quasi spauriti in una piazza che li vide tracotanti; ingresso piccolo e angusto (e senza alcuna norma di accessibilità lo diciamo subito, via il dente!); accoglienza al bancone, guardato per farci un’idea prima di ordinare, freddina se non maleducata. Obiettiamo anche sull’apertura: orari da cavaliere per una pasticceria che è fondamentalmente anche un bar.
Nonostante queste mille offese della sorte che ci hanno reso già un pugile suonato, ci sediamo spreranzosi. La musica cambia, il cameriere di evidente lungo corso, se non proprio simpaticissimo, è molto pratico e efficace. Seguire le nostre ordinazioni pantagrueliche non è da tutti. Se proprio inizialmente entusiasta, il nostro buon Francesco – così lo scontrino ci dirà che si chiamava – durante la nostra lunga colazione si scioglierà, lanciandosi in qualche cauta battuta non invadente. Sarà anche piuttosto celere. Per inciso, pur valutando solo la sede storica, abbiamo visitato anche quelle di via Luca Giordano e piazza Amedeo più volte, in queste ultime settimane: il servizio altrove è ancora più cordiale e convincente, quasi ci fosse una maggiore aderenza al progetto del personale.
Il menu di Scaturchio è enorme e coerentemente tutto realizzato in modo artigianale, senza semi lavorati industriali. Sebbene la pancia nostra si faccia spesso capanna, dobbiamo porre un limite allo scibile e al mangiabile.
Osserviamo però implacabili tutti i prezzi: 3€ praticamente per tutti i lievitati e tutte le paste adatte alla colazione, 1,80 € per le versioni mini di cornetti e brioche; dai 3,50 ai 5,50 € per le paste più grandi; 4,50 per un toast supponiamo anche al netto di richieste di divisioni! Più spiacevole il caffè a 2,50€, qualcosina in meno si sarebbe potuto fare.
Prezzi ragionevoli per il servizio al tavolo: l’impressione è che un tempo percepito piuttosto caro, adesso Scaturchio si trovi perfettamente in linea con i nuovi prezzi napoletani belli arroganti; se non leggermente al di sotto.
I lievitati e la pasticceria di Scaturchio: quanto si paga per una colazione?
Non perdiamo tempo: le calorie che ci aspettano sono tante, tantissime. Un caffé (con miscela appositamente realizzata per la pasticceria 80/20 il rapporto arabica robusta) buono e non bruciato, e… via: squilli la campanella della colazione Trimalchionis!
Buonini i croissant, sia quelli sfogliati sia quelli ischitani (impasto a metà tra cornetto e brioche), ma non esaltanti. Buonina più, la treccia di brioche con confettura: non leggera come avremmo desiderato ma piacevole, calibrata nella spinta zuccherina.
Ottime, la sfogliatella frolla e il babà. Davvero eccellente sopratutto il secondo e… sorpresa! A me, napoletana dai tempi della sirena Parthenope, non piace particolarmente il babà.
Non potevamo alzarci – anche letteralmente, perché si aveva un po’ di affanno – senza provare il Ministeriale. Lo abbiamo preso piccolo, eravamo a dieta e poi non volevamo correre il rischio che il buon Francesco chiamasse la polizia del bikini. Ci avrebbe messo in prigione! Chiamato miniministeriale con un certo disprezzo per la cacofonia, il dolcetto appare elegante alla vista, divertente in bocca (con la materica camicia di cioccolato bella croccante) e piacevole al palato con la crema liquorosa, che a distanza di quasi un secolo rimane ancora un mistero. Soprattutto nella sua versione piccola, e nonostante il nome da esercizio di logopedia, il ministeriale è sempre gradevole, anche con queste elevate temperature,
Arriva il conto, ci tramortirà? No. Intanto, perché non si può uccidere una donna morta per iperglicemia fulminante, e poi perchè 23,30€ per aver rilevato un’attività storica non sono molti. Cosa non siamo diventati azionisti nonostante le 3000 calorie? Ecco, allora è proprio vero: mai una gioia!
Opinione
Scaturchio è una realtà storica di Napoli che ha attraversato tante traversie e diverse compagini sociali.
Al netto di tutto questo, Scaturchio rimane un punto di riferimento per la città, per i turisti ma anche per i napoletani. Paradossalmente è proprio la sede centrale di Piazza San Domenico ad avvertire maggiore stanchezza, soprattutto nella gestione del bancone e dell’accoglienza. Ministeriale, babà e sfogliatella frolla da non perdere. Minore entusiasmo per i lievitati.
PRO
- miniministeriale da provare: less is more!
- ottima sfogliatella frolla servita calda
- ottimo babà classico
- servizio al tavolo cortese e rapido
CONTRO
- orari troppo rilassati
- accoglienza all'interno scostante e freddina
- lievitati da migliorare
- apparire un po' sciupato e sicuramente non valorizzato