Vi canto la parabola birrario urbanistica della Primogenita che fu, ma che per Slow Food non fu più. Ma soprattutto vi racconto la mia delusione, di fronte alla quale mi trovo costretto a illustrarvi i migliori pub di Piacenza, nonché i locali dove bere birra artigianale all’ombra di Palazzo Gotico.
Prima che notiate il mio campanilismo, vi spiegherò che la biennale guida alle Birre d’Italia appena pubblicata – la cui principale novità risiede nell’elenco di locali segnalati, regione per regione, dove vale la pena fermarsi per bere una buona birra – si è completamente dimenticata di Piacenza.
Ora, va detto che questa guida è da sempre oggetto di discussioni, vuoi perché si pone l’arduo scopo di raccontare in maniera capillare tutta l’Italia brassicola che conta, scontrandosi ovviamente con l’opinione dei beer geek e, che cosa ve lo dico a fare, con quella degli autori di Dissapore: esattamente due anni fa ci domandavamo come mai il pioniere Baladin avesse perso la Chiocciola su Birre d’Italia, che tipicamente premia gli storici su tutti, e quest’anno Slow Food non si smentisce in quanto a riconoscimenti nostalgici.
Va detto pure che i (molteplici) refusi sono comprensibili e che qualche locale, inserito per la prima volta in guida con il nome di un altro, dovrà apprezzare lo sforzo di un monumento dell’editoria gastronomica che cerca di fare la sua parte per aggiornarsi; tentativo che da queste parti abbiamo assai apprezzato.
Però, sfogliando per prime le pagine della mia regione, l’Emilia-Romagna, ho dovuto constatare con amarezza, tra un sigh e un sob, tra un frizzo, un lazzo e un gesto scaramantico, che non v’è traccia di segnalazione di alcun locale birrario della mia Piacenza.
Piacenza, che da sempre soffre la vicinanza con le più organizzate e pubblicizzate dirimpettaie Parma e Cremona, Piacenza che la maggior parte degli italiani è in Lombardia, Piacenza che negli anni 90 divenne famosa per la compagine calcistica in serie A composta da solo calciatori italiani, Piacenza del “Ritratto di Signora” di Klimt ritrovato dopo anni in un sacco della spazzatura.
Piacenza, pallino nero sulla cartina di Slow Food, spenta, tra le altre province arancio birra (?!).
Eppure a Piacenza c’è una attivissima condotta petriniana, prodiga in diverse iniziative e ben radicata. Perciò mi domando: a cosa serve avere una condotta, buona o anche solo da sei politico, se non ci si fa aiutare localmente da essa nel redarre la guida? Perché attenzione, qui non si parla di recensioni vere e proprie.
Non parliamo di visite di bevitori in borghese, per valutare servizio, tap list e cucina, ma semplicemente di fornire i nomi dei locali di birra artigianale della città, con le informazioni minime e indispensabili per il consumatore poco informato, che magari, ed è suo diritto, dalle spine di un pub non capisce se valga la pena fermarsi a bere.
Attapirata Birre d’Italia, la pezza ce la metto io, bevitore seriale della redazione di Dissapore nonché piacentino DOC: ecco i migliori posti per bere bene a Piacenza, tra pub e locali dove la birra artigianale è una cosa seria.
Luppoleria
Nel quartiere un tempo chiamato Porta Galera, di fronte ai Giardini Merluzzo, troviamo la Luppoleria. Nata in origine come beershop ed evolutasi in pub, oggi è un riferimento gastronomico a 360° gradi, con l’aggiunta di una buona cucina e della pizza gourmet; se ci andate, non perdete la Porcello Tonnato, con arrosto di maiale, salsa tonnata alla piemontese e foglie di cappero.
Dieci le vie disponibili (8 spine e due pompe inglesi), dove ruotano a ritmo serrato birrifici italiani e stranieri, coaudivate da una trentina di etichette in bottiglia e lattina, in frigo.
Nonostante la tap list aggiornatissima e la ricercatezza di alcune referenze, non aspettatevi un posto relegato a beer geek e appassionati di birra artigianale: il pubblico è il più vario, dalle famiglie alle grandi compagnie, vuoi per la possibilità di godere del dehors nei giardini antistanti.
Hop Beer Shop
Nella centralissima via Garibaldi ha aperto i battenti da due anni Hop, beer shop con spine e piccola cucina specializzata in pokè bowl.
L’offerta birraria verte esclusivamente su birrifici stranieri e su Brewdog in particolare (celebre produttore a cui questo locale è affiliato); 4 spine con la possibilità di attingere da un frigo di lattine e bottiglie con non meno di quaranta etichette.
Ambiente moderno, giovane e confortevole, vivamente consigliato per una sosta durante o dopo la classica “vasca” nel centro storico della città.
Shamrock Cafè
Hop è nato come locale satellite di un noto pub piacentino, lo Shamrock Cafè. Situato poco fuori dal centro, è il pub per antonomasia con interni in legno, sedute in pelle e lungo bancone abitabile.
Al bancone 11 vie alla spina disponibili, di cui 3 industriali e tutte le altre dedicate alle birre artigianali, con produzioni esclusivamente estere, implementate dall’offerta in latta e bottiglia (vedi sopra).
La cucina è la classica da pub, varia e abbondante nelle porzioni.
Tuxedo Beer House
Il nostro immaginario pub crawl termina in pompa magna con una vera e propria istituzione piacentina, nonché italiana, della birra: il Tuxedo Beer House.
Locale old style se ce n’è uno: interamente in legno, ottoni e luci soffuse su calcio balilla e flipper, la musica dal vivo “in sottofondo”, il Tuxedo ha una batteria di 30 spine pronte ad accogliere il bevitore dal tardo pomeriggio alla notte inoltrata.
Siamo nel regno del publican di lungo corso Carlo Dodi, che dopo tutti i miei anni di frequentazione ancora non si è lasciato convincere a trattare birra italiana; le spine spaziano tra craft e non, ruotando equamente tra Germania, Belgio, Inghilterra e paesi scandinavi, con alcune chicche notevoli che “il Carlone” attacca all’improvviso a seconda dell’estro del momento.
Ritrovo di motociclisti e nottambuli inguaribili, si consideri questo locale un Mastro Titta (il celebre locale di Roma, ndr.) in salsa padana, dove ad una certa ora della notte ci si può fare un’idea precisa e piuttosto variopinta della “fauna” locale.
La cucina lavora a ritmi serrati su panini, bruschette e specialità di carne.