Tra le tante declinazioni di pub, o birreria che dir si voglia, troviamo il pub classico, il pub modaiolo, il gastropub,il pub affetto da celolunghismo da numero di spine. E poi c’è il pub di quartiere, come il Piccolo Birrificio Brioschi (Milano).
Cosa si intende per pub di quartiere? Parliamo di un locale situato in un quartiere non necessariamente centrale, dove la clientela è formata per la maggior parte dagli abitanti del quartiere stesso, che lo frequentano nel dopolavoro per una o più birrette defaticanti, per mangiare qualcosa con gli amici o la famiglia, o semplicemente stare in compagnia e ascoltare una voce amica o aprirsi a nuove conoscenze, che è in fondo la funzione sociale di qualsiasi bancone che si rispetti.
In Italia i primi che mi vengono in mente sono il Serpente di Roma, il Dogana di Torino, la Luppoleria di Piacenza, il Lambrate di Milano. Eppure a Milano, che tanto sta facendo per la “birra di qualità” (espressione talvolta abusata, che su queste pagine non può prescindere dall’artigianalità del prodotto), una città che ormai gioca a carte scoperte con l’altra protagonista della scena birraria italiana, Roma, ebbene a Milano, dicevo, non c’è solo il Lambrate.
Tra i locali entrati per direttissima nella mia personale comfortzone birraria, pub di quartiere per antonomasia, c’è il Piccolo Birrificio Brioschi.
Il locale, le birre
Nato nel settembre 2013, è situato nella via omonima in zona Ticinese.
Raccolto, dall’atmosfera familiare, arredamento vecchio stile con legno e mattoni a vista, con le pareti e il soffitto tappezzati di fotografie di musicisti e band degli ultimi trenta (e più) anni e un flipper (stupendo) dei Metallica nell’angolo.
Sulla musica qui non si scherza, e a testimonianza di ciò un piccolo quadretto recita testualmente “In questo locale è vietato parlare di calcio, politica, situazione metereologica e Franz Zappa”.
Il bancone si sviluppa su una piccola semiluna che ospita il piccolo ma luccicante banco spine da sei vie (cinque spine e una pompa inglese), per poi proseguire in lunghezza.
I posti a sedere sono circa quaranta. Meritevole di menzione è il bagno, tappezzato di copertine di fumetti erotici vintage. Le birre vengono prodotte , su ricetta stessa dei proprietari del locale Samuele Marchetto e Mario Zinisi, dai birrifici lombardi Geco e Bidu.
Le referenze prodotte sono una decina, tra fisse e stagionali.
Si va dalla pils alla american pale ale, dalla stout alla bitter, e anche i belgofili possono godere di belgian ale e strong ale. C’è un frigo con qualche bottiglia, ma il consumo è pressoché totalmente garantito dalle spine che cambiano un frequenza, e solo in rarissimi casi di indisponibilita’ di prodotto vengono ospitate prodotti di birrifici amici.
Sicuramente degna di menzione la Fogerty, bohemian pils da 4.8 %, fresca ed erbacea, presenta un naso molto pulito e una bel finale amaricante ; certo, la declinazione di questo stile prevederebbe maggiore rotondita’, siamo piu’ sul campo bavarese piuttosto che boemo, ma è ugualmente un prodotto ineccepibile.
La strong ale Wolf da 7.8% in stile belga risulta fin troppo beverina, le gioverebbe un filo di corpo in piu’ per sostenere l’alcoolicita’, mentre sia nella american oatmeal stout Monk da 4.9% che nella american pale ale Scott da 6% viene dato maggior peso al malto a scapito del luppolo, specialmente in aroma, il che le rende poco “american” seppur di piacevole fruizione.
Disponibile anche una piccola (e validissima) selezione di mezcal.
La cucina, il menu, i piatti
La proposta gastronomica è la classica da pub: pucce, taglieri di salumi, piatti unici, crostoni, toast panini, hamburger, nachos e due dolci. I salumi ed il Salva Cremasco provengono dalla ditta Santa Rita, di Dovera, paesino che qualcuno ricorderà per una memorabile gag in “Lui è peggio di me”, con Adriano Celentano.
“Chi lo sa dov’era, Dovera, e questa Rolls Royce che potrebbe arrivare anche fino a Bordighera , solo a sentire nominare Dovera , gia’ si incazza come una pera”.
Scusate. Tornando a noi, mentre consulto il menu per ordinare il publican mi propone la puccia del momento, con sanguinaccio, zola piccante e zucca. Foodporn puro, come si dice su Instragram per i pancake. Impasto croccante, ripieno che gioca sul contrasto tra zola e zucca, sanguinaccio in dose massiccia a fare da moderatore.
Il crostone alla parmigiana è un ritorno agli anni ’80 graditissimo: Edamer, pummarola leggermente piccante, origano, melanzane grigliate e formaggio Salva a cubetti.
Un locale da “effetto ciabatte”
Il Brioschi non lo scopriamo certo noi di Dissapore, diciamo che è un piacere far conoscere a voi, a nostra volta, un posto che è in grado di far stare a proprio agio i clienti fin dalla prima pinta.
Un tempo, sull’ormai defunto forum Il Barbiere della Birra, un illuminato utente coniò la definizione “effetto ciabatte”, per identificare un locale dove il clima è talmente conviviale e familiare, dove ci si trova così bene da poter entrare in ciabatte senza sentirsi fuori luogo. Ecco, il Piccolo Birrificio Brioschi è questo.
C’è pure il gatto di quartiere (non randagio), che si diverte a zompettare per la via e passa talvolta davanti alla vetrata del locale.
Prezzi
Nachos in diverse versioni da 4 a 5 euro, crostoni a 6 euro, taglieri abbondanti di salumi a 14 euro, piatti unici a 12 euro, panini/sandwich e toast dai 5,50 euro ai 7 euro, pastrami a 7.50 euro, due proposte di hamburger rispettivamente da 10 e 14 euro, salame di cioccolato e crostone con Nutella a 4 euro.
Informazioni
Piccolo Birrificio Brioschi
Indirizzo: Via Francesco Brioschi 74
Numero di telefono: 02 8342 8009
Orari: 18.00/2.00 tutti i giorni
Ambiente: rustico
Servizio: veloce e informale
Impianto: 6 vie (5 spine e 1 pompa inglese)
Cucina: Da pub