La mission di Norah Was Drunk, Milano, è abbastanza evidente: far luce sul passato tumultuoso dell’Assenzio. Icona del vivere “bohémien” musa per Baudelaire, ossessione per Picasso, la storia del liquore di Assenzio, conosciuto anche come “Fata Verde” è infarcita di miti e leggende.
Per i meno avvezzi, si tratta di un distillato di foglie e fiori di artemisia della varietà absinthium, anice stellato e finocchietto; in base alla caratterizzazione che si vuol dare, all’infuso possono essere aggiunte foglie di menta, melissa, issopo, scorze di agrumi, coriandolo. Il suo gusto è inconfondibile: dolciastro, balsamico con un persistente retrogusto amaro. La gradazione alcolica oscilla tra 45 e 75 gradi.
La paternità è contesa tra francesi e svizzeri. La leggenda vuole che sia nato verso fine ‘700 da un’idea dal medico Pierre Ordinaire francese ma residente a Couvet (Svizzera francese) che lo propone come rimedio naturale per curare ogni sorta di malattia. Pare poi che tramandò la ricetta alle sorelle Henriod, sempre di Couvet, che cominciarono a commercializzarlo. La famiglia Henriod vendette la ricetta al maggiore Dubied, di Couvet, che con suo genero, un certo Henri Louis Pernod, iniziarono la commercializzazione dell’elisir. Nel 1805 Pernod si trasferì a Pontarlier in Francia dove aprì la prima distilleria ufficiale di Absinthe. Dalla seconda metà dell’800, specie per il consumo considerevole che ne facevano i francesi, soprattutto artisti, si diffonde capillarmente in bar, bistrot e caffè, tanto da istituzionalizzare in tutte le classi sociali l’ora dell’aperitivo come l’heure verte (l’ora verde). La nuova abitudine sociale suscita però non poche preoccupazioni tra i medici: il disagio sociale dilagante dopo la rivoluzione industriale, aumenta il fenomeno dell’alcolismo già piaga sociale dalla fine del ‘700. Di tutt’altra natura l’apprensione dei viticoltori dell’epoca: la grave epidemia di fillossera che colpì l’Europa a metà ‘800 ed il costo popolare dell’Assenzio, causarono un grave crollo dei consumi di vino. Una certa ansia, inoltre, percuote l’opinione pubblica: il consumo di Assenzio pare provocasse allucinazioni e atti di follia imputabili alla presenza nel liquore di tujone, (composto neurotossico, assolto successivamente da studi scientifici). Per tutte queste ragioni l’Assenzio viene man mano messo al bando tanto che ad inizi del ‘900 diventa addirittura proibito produrlo in molte parti del mondo, dalla Francia e sino agli Stati Uniti. Ovviamente la produzione continuerà, clandestinamente e solo verso i primi anni del 2000 Francia e Svizzera consentiranno nuo9vamente la commercializzazione di liquoristica a base di assenzio. Col tempo ci si è quasi dimenticati di questa bevanda che ha caratterizzato un’epoca. Eppure, ragionando su ingredienti e caratteristiche organolettiche, si giunge alla conclusione che si tratta di uno spirits di grande versatilità.
Lo sanno bene Niccolò Caramiello e Stefano Rollo che, a Gennaio 2022, nel vivace quartiere Lambrate di Milano, hanno aperto Norah Was Drunk, cocktail bar in cui è proprio l’Assenzio il protagonista. Il locale, realizzato interamente con materiali di recupero, ha uno stile essenziale e moderno; spiccano un bel bancone dall’aria vintage in marmo verde ed un a saletta interna dalle panche realizzate con tapparelle dismesse.
Nella curatissima drink list vi sono almeno una decina di referenze di Assenzio, provenienti da distillerie francesi e svizzere (prezzi tra i 9 e i 15 euro).
Il servizio dell’assenzio è svolto alla moda francese, un rito davvero affascinante realizzato con oggetti bellissimi e quasi dimenticati dalla mixology; c’è la “fontana”, dal cui rubinetto, lentamente, cadono gocce d’acqua fredda su una zolletta di zucchero poggiata su un cucchiaino d’argento forato, a sua volta posto sul bicchiere contente l’assenzio. L’acqua ha l’inevitabile effetto di rendere il distillato più amabile e meno alcolico e ne provoca il magico effetto louche (lattiginoso).
Da Norah Milano è possibile sperimentare la versatilità dell’assenzio nel fresco Absinthe Mule assieme a lime, mandorla e ginger beer (9 euro) o nel corroborante Absinthe Mary con lime, cetriolo e pomodoro (10 euro). E ancora nell’Absinthe Soda assenzio e soda all’ananas (9 euro) o nel sorprendente Absinthe Express in cui la fata verde si sposa perfettamente con caffè e mandorla (10 euro.)
Una sezione del menu è dedicata a drink proposti anche in “mezza porzione”: spiccano, oltre all’Absinthe Martini, nomi che faranno felici gli amanti di cocktail storici come il Presidente , il Cardinale, lo Stinger ed il Boulevardier (6 euro mini drink, 10 euro intero). La carta viene spesso aggiornata con new entry legate all’estro alla stagionalità come il freschissimo Super Strawberry Daiquiri, preparato con bitter home made alla fragola , falernum, rum jamaicano e lime (10 euro).
Che si tratti di cocktail sartoriali, creativi o classici son tutti realizzati in modo preciso ed impeccabile. D’altronde Niccolò è un barman di talento, con grande esperienza e passione sulle spalle (Lacerba, Rita sono solo alcuni dei celebri cocktail bar di Milano in cui ha lavorato).
Il food presente in carta è curato dall’altro socio, Stefano: conserve portoghesi di sardine, sgombro baccalà, pesce spada, polipo, anguilla (7-18 euro), formaggi di piccoli produttori italiani (15 euro) jamon iberico (14 euro) e ostriche francesi (14-24). Il tutto da accompagnare al pane del micropanificio Le Polveri di Milano.
La ricerca e l’autenticità che si respira in questo vivace angolo di Lambrate, dispone bene alla ri-scoperta di un distillato che è ha segnato un’epoca.
Opinione
Non è facile puntare tutto su un distillato non “facilissimo”. Ma a giudicare dall’affluenza che c’è da Norah, Niccolò e Stefano ci hanno visto lungo. Complice anche l’atmosfera familiare e rilassata che qui si respira.
PRO
- Drink list e scelta food non convenzionale
CONTRO
- Costo del cibo un po' alto