Il 2018 sarà l’anno di tante cose, come tutti gli anni. Una cosa piccola però a suo modo significativa sarà l’arrivo di Starbucks in Italia, inaugurazione in autunno a Milano, in piazza Cordusio. Che bello poter finalmente sorseggiare vino, birra e liquori sotto l’insegna della grande catena americana.
Vi sento, state dicendo che ci siamo bevuti il cervello, ridotto ormai a un’inutile accozzaglia di cellule e neuroni. Guardate che non è così, sappiamo che la Starbucks Experience significa principalmente caffè, frappuccino, blueberry muffins e cup d’asporto.
Qui però si parla d’altro. Si parla di ciò che Starbucks sarà per noialtri italiani. Si parla Starbucks Reserve Store.
Il 27 febbraio scorso ha aperto a Seattle il primo Reserve Store, collocato strategicamente al piano principale del quartier generale di Starbucks, al 2401 dell’Utah Ave South, dove oltre ai consueti latte, caffè e tisane vengono anche serviti drink alcolici.
E per iniziare, visto che il culto dell’espresso, la qualità del caffè italiano, l’atmosfera dei nostri bar sono il modello a cui Starbucks ha sempre guardato, nel menu figurano proprio cocktail italiani, dal Milano-Torino al Negroni sbagliato.
Ma l’ossessione per l’Italia evidente in ogni angolo del Reserve Store ha anche un’altra spiegazione.
Tutte le bevande nel menu, comprese quelle alcoliche, accompagnano cibo italiano. La cucina dello store di Seattle, infatti, è capitata da Rocco Princi, il “re del pane di Milano”, che l’anno scorso ha stretto una collaborazione con il colosso della sirena verde per rifornire tutti i Reserve Store che Starbucks aprirà nel mondo —Italia compresa— con pane, focacce, pizza e lievitati vari, dolci e salati.
Una collaborazione voluta dal fondatore della catena americana, Howard Shultz, per portare nel mondo il tipico spuntino consumato dagli italiani fuori casa.
C’è poi la parte più strettamente legata al caffè.
Lo Starbucks milanese, che con i suoi 2.500 metri quadrati sarà il negozio della catena più grande d’Europa, avrà oltre all’espresso cinque nuovi caffè realizzati con tecnologie proprietarie. Ci sarànno per esempio il “nitro caffè” (estratto a freddo impiegando l’azoto liquido), infusioni di caffè e bevande innovative.
I clienti vedranno tubi che attraverseranno i soffitti nei quali passano i grani. Potranno comprare le miscele e i nostri prodotti legati al marchio o soffermarsi nell’angolo torrefazione dove verranno preparati i caffè speciali, sul genere degli specialty coffee tanto amati da voialtri lettori di Dissapore, per intenderci.
Cambierà anche la classica ambientazione alla Starbucks. Se restano la musica accogliente, il Wi-Fi gratuito e un intenso profumo di caffè, gli arredi e l’uso combinato di pietra naturale, pelle e velluti, moltissimo legno con tanto di pareti foderate dalle miscele di caffè, definiranno un ambiente caldo e accogliente.
E come detto, mentre metropoli tipo Chicago e Tokyo dovranno aspettare il 2019 per l’arrivo del loro Reserve Store, a Milano, come a New York, l’apertura è prevista entro la fine dell’anno.
Basterà tutto questo, panetteria e bevande alcoliche comprese, per imporre lo slow coffee nel Paese dove il caffè si beve in un sorso al bancone?