Roberto Masi, ad di McDonald’s, va all’attacco. Non ha digerito il sermone anti-fast food pronunciato dal sindaco Dario Nardella in Consiglio comunale e si dice pronto a passare per le vie legali, disposto a tutto pur di avere “Il nostro miglior ristorante del mondo“.
Il sindaco sostiene che non c’è nulla di ideologico nella decisione di sbarrare il passo a McDonald’s, lui vuole soltanto salvaguardare il regolamento Unesco e difendere il centro storico di Firenze dalla sciatteria che impongono negozietti di kebab, pizzerie e cineserie di bassa lega, sicuro com’è che la legge Franceschini lo appoggi.
Per legge Franceschini s’intende il cosiddetto decreto “Scia 2” promosso dal ministero del Mibact Dario Franceschini, al momento in fase di approvazione, che attribuisce ai sindaci la facoltà di vietare l’apertura di negozi in zone di particolare valore archeologico, storico, artistico o paesaggistico.
Ma il capo di McDonald’s sfida il sindaco e, come raccontato ieri da Repubblica, “rivela che da almeno tre mesi esisteva una trattativa con Palazzo Vecchio per l’apertura di un ristorante della catena in piazza Duomo, nei locali di Universo Sport, un negozio di articoli sportivi in crisi”.
Si sono anche tenuti doversi incontri sulla vicenda, ad alcuni ha partecipato proprio Nardella che si è complimentato per il progetto: “Il sindaco ci ha illuso, sotto c’è qualcosa di politico, visti i problemi degli argini di Firenze forse è meglio distrarre la pubblica opinione e dire che il problema siamo noi”, sostiene De Masi.
Che precisa: “pur di rispettare il regolamento Unesco che impone il 50% di cibi toscani avevamo addirittura ripensato il concetto di fast food, tanto che il locale di piazza Duomo avrà il servizio al tavolo, arredi di qualità, wi-fi, una libreria e, soprattutto, un menu a grande prevalenza toscana, dalla carne chianina ai vini”.
L’impegno non si discute, ma McDonald’s non riesce a raggiungere il 50% di cibi toscani (ipotizza di arrivare al 20-25%), così il messaggio del comune diventa uniformatevi oppure chiedete una deroga.
Detto fatto, ma a questo punto il sindaco di Firenze si mette di traverso, va in Consiglio comunale e scandisce il suo no per la gioia dei social (molto attivo il gruppo “No a McDonald’s in Piazza Duomo“) che fanno festa.
L’ad di McDonald’s, che non sa spiegarsi le ragioni di questo schiaffo, torna sul 50% di prodotti toscani.
“Compriamo 90 tonnellate di chianina l’anno, a breve lanceremo un nuovo panino con la chianina e prevediamo di venderne oltre un milione. Potremmo fare la sezione Mc vini o Mc birre toscane. Certo se mi si chiede che tutto il pollo deve essere toscano è un po’ difficile. Noi usiamo latte della Centrale di Brescia, 100% italiano, ma se ci chiederanno di usare il latte Mukki della Centrale del latte di Firenze, integrando la nostra offerta, lo faremo.
Però ci devono spiegare che vuol dire: il 50% dei volumi di vendita, dell’assortimento?”.
De Masi poi attacca duro: “Abbiamo nove ristoranti a Firenze, diamo lavoro a 300 persone, perché questo trattamento? Siamo in tutti i centri storici italiani e non ne abbiamo certo deturpato la storia. Aspettavamo il verdetto degli esperti comunali invece Nardella ha già detto di no.. Se ci formalizzeranno il rifiuto andremo avanti: faremo il 50 per cento di cibo toscano e apriremo”.
Ci risiamo. Firenze è la nuova Roma, piazza Duomo la nuova piazza di Spagna. Trent’anni dopo la mezza rivoluzione popolare contro il primo ristorante McDonald’s in Piazza di Spagna, accanto ai palazzi di Bernini e Borromini, un altro capitolo della saga italica contro gli hamburger della multinazionale americana si riapre all’ombra della cupola di Brunelleschi.
Nel 1986 le pretese di McDonald’s portarono per reazione alla nascita di Slow Food e di un’idea diversa del cibo nostrano e delle meraviglie gastrononiche del Belpaese, possibile che oggi, ci chiediamo, il nostro eroe abbia le fattezze improbabili del sindaco Nardella?
[Crediti | Link: Dissapore, LaRepubblica]