Palazzo Piacentini, via Toledo (o via Roma, a Napoli, tanto per rendere tutto più interessante, amiamo dare un doppio nome alle strade e alle piazze): travertino e pietra grigia per un imponente edificio di chiara ispirazione razionalista, già sede dello storico e oramai dismesso Banco di Napoli.
Una costruzione austera, dall’estensione di oltre diecimila metri quadri, che è stato scelto da Banca Intesa, attraverso il progetto Gallerie d’Italia, come nuova sede, dopo l’abbandono dello storico palazzo Zevallos Stigliano. Un progetto museale molto rilevante per la città, anche se forse non opportunamente vivificato, che Intesa Sanpaolo ha voluto rendere polifunzionale con Luminist: bistrot caffetteria, sotto la direzione di Giuseppe Iannotti (Krèsios) e con il menu pasticceria di Armando Palmieri. Un luogo monumentale dove la colazione sa di Francia.
Il menu di Luminist tra lievitati, uova e caffetteria
Imponente ed eclettico il menu per la colazione: tra lievitati, fetta di torta, proposte al piatto e carta delle uova, ogni palato può trovare la propria soddisfazione.
Non mancano insalate e selezioni di formaggi e salumi che, onestamente, andavano forse meglio descritti sin dal menu.
Meno interessante la caffetteria: se le estrazioni alternative al solito espresso sono assai presenti, ad esse viene relegato un unico brand di Specialty Coffee, ovvero Lavazza, nelle sue vesti più gastronomicamente ed ecologicamente impegnate, il brand 1985. Niente da obiettare sulla qualità del prodotto di per sé, che può tenere lezioni a tante microtoastery della Penisola, ma viene spontaneo domandarsi come mai non dedicare la stessa ricerca artigiana rivolta alla pasticceria anche al caffè. Ancor più che qui è Banca Intesa a farsi magnate dell’operazione di rivalutazione delle caffetterie storiche italiane: perché rivolgersi tanto banalmente all’industria? Chi dovrebbe investire sull’artigianato meritevole, se non “Gallerie d’Italia?”, con il suo tanto ambizioso progetto?
I prezzi sono congrui. Certo tonici per la media dei bar napoletani, ma appare evidente che qui siamo in un altro contesto e in un’altra dimensione di cura, sia per la scelta, sia per le esecuzioni. La forbice è compresa tra i 3€ del croissant classico e i 6€ di quello salato, per quello che riguarda i prodotti da banco. Pancake e maritozzo affogato sono fermi a 7€, le misteriose selezioni di salumi e formaggi si attestano su 18 e 20 €. Top player il Club sandwich da ben 22€ che a questo punto viene voglia di provare, perché risulta davvero un bel po’ eccentrica come richiesta.
Per avere una prima panoramica piuttosto completa, ci diamo da fare.
Tra i lievitati, un croissant integrale con farcitura a parte: scegliamo la classica crema con amarena. Tutti i croissant vengono serviti vuoti, poi si opta per una farcitura. La scelta è in favore del lievitato e della sua esattezza: il prolungato contatto con le creme potrebbe comprometterne la fragranza.
Sempre e solo per amore della gnosi, inciampiamo nel cruffin (una chimera a metà tra il croissant e il muffin o tra il bene e il meglio) con ripieno al dulce de leche. Forse il paradiso esiste e lo possiamo trovare a via Toledo (oppure a via Roma, se preferite rimanere patriottici).
A questo punto, siamo incuriositi e scegliamo anche il maritozzo affogato al caffè: non altezza dei compari. Buono è buono, divertente il completarsi del dolce al tavolo con il piccolo bricco di caffè, ma non ci strapperemmo i capelli. Proprio il maritozzo non entusiasma, più piacevole, spumoso ma sottile in bocca, il ripieno.
Assediati dagli zuccheri, osiamo dire: carta delle uova!
Le opzioni sono parecchie, si va sul classico duetto uova e bacon. Le uova qui sono all’occhio di bue, il bacon fa salivare al suo solo arrivo con il suo afrore. Applausi a scena aperta e un po’ di proteine ci volevano, quanto alla quota grassi facciamo finta di non considerarla. Ma non si è sempre detto che la colazione è il pasto più importante del mese?
Con un po’ di gola secca, ci approcciamo al caffè, facciamo scegliere al nostro Caronte degli eccitanti, Carmela, diamo solo l’indicazione di provare un’estrazione a caldo e una a freddo.
Quella a freddo, chiaramente, è preparata il giorno prima, la miscela e la provenienza cambiano spesso.
Accessibilità, ambiente, servizio e conto
A guardare la rampa di ingresso su via Toledo, quasi si poteva piangere dalla gioia, così come quasi abbiamo pianto dallo sgomento, quando abbiamo guardato l’ingresso interno del Luminist con due gradini due pure belli altini. I lindi bagni hanno anche le dotazioni, ma come ci si arriva se non sempre tramite quei due gradini? Un’alternativa ci sarebbe, salire al cocktail bar con l’ascensore e poi ridiscendere, o almeno così ci è stato detto. Ma è così paradossale che non abbiamo avuto la forza di verificare. Ancora una volta, Napoli si trova davanti alla grande vergogna di non pensare a chi abbia esigenze di accessibilità. Appare evidente che ci vorrebbe un intervento da parte della politica metropolitana.
L’ambiente è consono alla rilevanza architettonica dell’edificio. Interessante l’idea di aver un’esposizione anche all’interno delle sale del bistrot. Al momento della nostra visita, un progetto in collaborazione con il Comicon: tavole dedicate alla vita di Edvard Munch.
Il servizio è accogliente, elegante, ma si potrebbe fare di più. Duole dire che nel mezzo della nostra colazione – e non erano nemmeno le 9 – si sia avvertita la necessità di ramazzare il pavimento con tanto di scopa. Non proprio il massimo, sotto molti punti di vista. Menzione d’onore per Carmela: compentente, generosa nelle spiegazioni, ma non paludata.
Conto sorprendente. 32,45 € per aver mangiato anche mi nonna, volevamo dire, per una buona panoramica dell’offerta breakfast. Non siamo dalle parti del momento polemica, quanto piuttosto da quelle del momento verità, se sottolineiamo l’abisso che c’è con il non poi troppo lontano Gambrinus. Certo, il fascino e la storia di quei locali sono imbattibili, ma tra servizio, offerta e realizzazioni di pasticceria la lontananza è quasi siderale. E non dipende solo dalla diversità impostazione, quanto dal saper e voler fare e l’accontentarsi di essere un monumento. Vengono i tremiti anche solo a pensare quanti soldi potrebbe chiedere il Gambrinus per una colazione del genere. Forse sarebbe una cifra non ancora scoperta!
Opinione
Luminist è una ventata di freschezza ed eleganza nel panorama napoletano. La pasticceria finissima e l’ottima e varia proposta per la colazione ne fanno un vero e proprio place to be, non ancora del tutto riconosciuto da cittadini e turisti.
PRO
- pasticceria di altissimo profilo
- lievitati da urlo
- carta delle uova bombastica
- locali eleganti
CONTRO
- accessibilità inevasa
- servizio non omogeneo con qualche svista di troppo
- si potrebbe fare più ricerca sul caffè