Scrivere la gourmap delle gelaterie di Venezia è un’impresa superomistica. No, non perché siano troppe, ma perché non ci sono. Dovreste già sapere quali sono i criteri delle gelaterie che piacciono a Dissapore? Devono essere artigianali, davvero. Davvero significa che non possono avere troppi punti vendita, perché è facile capire come si faccia a mantenere la stessa qualità in molti punti vendita diversi.
Poi devono essere un po’ spregiudicate, cioè proporre almeno qualche gusto inedito, rischiando di far alzare qualche sopracciglio, e non devono invece proporre quella batteria di gusti finti e piacioni che prevedono una base di latte e aggiunte varie, dai biscotti della grande distribuzione alla cioccolata da banco.
Capirete che usare questo criterio metodologico nella città della ristorazione mordi e fuggi è alquanto azzardato, infatti, se cercate una buona gelateria a Venezia è meglio che non andiate a Venezia. Fuori Venezia, come per le pizzerie, si respira un’aria migliore. Laddove il mercato non è truccato dalla massa dei turisti, chi fa bene è più evidente, e tiene veracemente il passo con la concorrenza.
Però, ahimè, si parla ancora di troppo pochi posti, e questa classifica è quasi ridicola per quanto è scarna. Così, mangiare un gelato, pratica che nei miei sogni dovrebbe accompagnarsi alla passeggiata in centro della domenica, è ancora una faccenda che prevede programmazione, la macchina e una lungimiranza che un cono gelato non dovrebbe pretendere. Non mi sentirete qui dire, ovviamente, che, in fondo, è solo gelato, ma non mi sembra una bella idea rendere anche questo cibo, origine di pellegrinaggi e cammini devozionali. È un prodotto che ha un mercato così ampio e già definito che a farlo bene ci si guadagna comunque.
E basterebbe accodarsi a quel flusso che ha permesso, oggi più che un tempo, che le persone siano favorevoli, almeno qui nel Nord Est, a spendere qualche euro in più per mangiare un gelato fatto come si deve. E non faremo gli schizzinosi, riconoscendo che questo cambio di mentalità è dovuto principalmente a quella catena, che un tempo si diceva artigianale e che oggi è stata comprata da LA multinazionale, ma che ha cominciato a vendere il gelato, più buono della media, e a tenerlo nel pozzetto.
Ovviamente fare un gelato buono non è affatto semplice, non c’è solo la scelta della materia prima, importantissima, ma anche un delicatissimo equilibrio chimico, per gestire consistenza e scioglievolezza, ariosità e cremosità. Il podio di questa scarna classifica si gioca infatti tutto sulla consistenza, più ariosa e tecnica una e più voluttuosa e verace la seconda. Non c’è errore nell’una o nell’altra ma solo questione di gusto, e in una classifica votata al miglior maestro pasticcere abbiamo optato per la consistenza più “tecnica”, quella più difficile da raggiungere.
Se siete curiosi qui trovate i risultati, farete, ahimè, in fretta: ecco a voi le migliori gelaterie di Venezia.