Alla fine di questo terzo e ultimo blocco della classifica 2018, la regione con il maggior numero di gelaterie artigianali presenti sarà il Lazio con 15. Nel 2017 era l’Emilia Romagna, che quest’anno ripiega al secondo posto con 13.
Siccome su Dissapore siamo tutti grafomani, io per primo, aggiungo che si resta nel Lazio anche per la provincia: sono 7 le gelaterie presenti in classifica che trovate a Roma, erano 9 nel 2017.
[Le 100 gelaterie artigianali migliori del 2018: da 30 a 11]
Sensibili alla modernità, abbiamo assicurato il necessario ricambio con 18 nuove entrate, la più alta delle quali è al numero 21: complimenti a “Il cannolo siciliano”, di Roma (guarda caso). Sono rientrate in classifica 3 gelaterie, con un exploit al numero 12 per la bottega di Claudio Torcè, a Roma pure questa. Allora è una congiura.
Appassionati al tema del grande gelato italiano vicini e lontani sta per suonare la campanella, potete consultare le classifiche 2017, 2016, 2015, 2014, 2013, 2011, e anche ripassare quali sono i criteri da soddisfare per chi è interessato ad apparire nella nostra classifica.
[Le 100 gelaterie artigianali migliori del 2018: da 100 a 31]
Oppure srotolare la top ten, mica ruchette biologiche e tofu.
#10 Bloom + 2
Via Taglio, 16 Modena | Piazza Mazzini, 42 Modena
Ragazzo prodigio cresciuto a pane e gelato, a 28 anni possiede due botteghe –una aperta da poco in via Taglio, l’altra spostata in piazza Mazzini dalla posizione originale di via Farini, con angolo caffetteria e lievitati autoprodotti– oltre a un buffo stile nerd che lo rende simpatico anche quando si lancia nell’ennesima filippica anti-additivi.
Che storia! È o non è degna di una serie su Netflix?
Siccome ha il vezzo hipster di battezzare certi gusti con nomi improbabili, per pigrizia giornalistica a Modena lo definiscono il Bottura del gelato. Lui con questa cosa qui ci gioca, ecco perché nelle sue gelaterie si materializzano gusti come An american guy walking in Vignola (burro d’arachidi con restrizione di Campari e amarene di Vignola) o Goodbye Ruby Tuesday (pinolo, timo e salsa di rabarbaro). È la ricerca di un brivido che vada al di là di quello che c’è nelle solite vetrine.
Per non sbagliare, tra gusti classici e poco convenzionali, provate tutti quelli con le amarene, le amarene brusche e le marasche: non c’è verso di sbagliare.
GUSTO CONSIGLIATO: Spagnola: crema all’uovo con vaniglia del Madagascar, e amarene brusche di Modena cotte.
#9 L’Albero Dei Gelati – 7
Via Santa Valeri 93, Seregno (MB) | Via G. Sirtori 1, Monza | Via A. Volta 1, Cogliate (MB)
I 3 negozi brianzoli di Albero dei gelati? Un giorno andrà studiato l’influsso del suo decoratore sull’estetica gelatiera di questi anni.
Niente parquet simulato, banco finto-vecchio, macchinari a vista e abuso di tecnologia come va oggi, ma rilassante legno bianco in stile country farm, per combinare l’estetica e il consumo etico caro a Monia Solighetto, fratello e marito compresi.
E pazienza se per assaggiare il “gelato contadino”, legato a contadini che inseguono la sostenibilità della loro agricoltura, bisogna fare la fila. L’importante è sapere che nessun commesso, neanche nei due “Alberi” da esportazione spuntati a Brooklyn –zona Park Slope– è stato briffato a rimestare esageratamente nelle vaschette per creare file artificiali a significare successo, come fanno le catene grandi e sgamate.
Integralisti della naturalità, i gelatieri brianzoli sono ardimentosi nei gusti, specie se salati.
Sperimentatelo da voi con lo Stracchino delle valli orobiche con massa di caco e confettura di pera angelica. Se preferite i classici lo Zabaione con marsala Vecchio Samperi e croccante di sesamo lascia il segno.
GUSTO CONSIGLIATO: Zabaione con marsala vecchio samperi e croccante di sesamo
#8 De’ Coltelli – 1
Lungarno Pacinotti 23, Pisa | Via San Paolino 10, Lucca
Tutto è già accaduto negli anni scorsi: le discussioni sui semilavorati, l’eccesso di pistacchio di Bronte, la lista corta degli ingredienti. Chi può saperlo meglio di noi che da 7 anni facciamo questa classifica.
Gianfranco Cutelli –che personaggio, “larger than life”– è sempre stato lì, nella gelaterie di Pisa e poi di Lucca, dov’è riuscito ad armonizzare la ricchezza della Tuscan Valley –latte e yogurt di pecora, ricotta, pinoli, miele, ortaggi del parco di San Rossore– con certi radicalismi d’epoca, l’epoca del “senza” (senza conservanti, senza addensanti sospetti, senza coloranti).
Togliendosi, nel frattempo, anche la soddisfazione del numero 1 nella classifica 2015 di Dissapore, insensibile al fronte degli umorali gourmet estivi che prendono il gelato oggi qui – domani lì.
Non perdetevi, quando siete lì, piccoli capolavori di gusto come Caffè (fatto con la polvere), Cioccolato al latte di pecora, Anacardo con il sale Maldon.
GUSTO CONSIGLIATO: A Serena (ricotta di pecora, miele di spiaggia e pinoli del parco di San Rossore)
#7 Otaleg + 2
Viale dei Colli Portuensi 594, Roma | Via di San Cosimato 14a, Roma
Immettere ingredienti che esplorano il lato gastronomico del gelato, dal Parmigiano Reggiano fattoria Rossi 46 mesi al Castelmagno DOP, ha reso interessanti e non solo gustosi i gusti di Marco Radicioni. Aiutandolo a rifocalizzare la sua attività dopo il tempo speso dietro alle collaborazioni parigine o alle trasferte in Giappone.
Così, a sei anni dall’apertura della gelateria-acquario di via dei Colli Portuensi, e a quattro dal gradino più alto della classifica di Dissapore, Otaleg ha risposto all’espansione della Gelato Valley capitolina con una nuova piccola bottega in via di San Cosimato, al centro di Trastevere.
Senza rinunciare a nulla della produzione espressa e continua, almeno quanto le forze lo consentono.
Per dire, oltre alla sorprendente Crema con limone e arancia, l’ampia sfilata dei cioccolati o la Ricotta di pecora, ci rende clienti orgogliosi il fatto che per mettere a punto un gusto, Radicioni usi ancora il bollitore al posto del pastorizzatore, per non negarsi la possibilità di tornare indietro e correggere il tiro. Tu chiamalo se vuoi: gelato artigianale.
GUSTO CONSIGLIATO: la liquirizia stupisce ancora oggi, quando c’è.
#6 CiaccoLab + 9
Viale Mentana 91/A, Parma | via Spadari 13, Milano | Piazza Matteotti 8, Bergamo
Aver mangiato il gelato dal pioniere degli ingredienti 100% naturali e della commestibilità biologica, quando farlo non era ancora considerato cool, riempirà d’orgoglio chi tifava Ciacco in tempi non sospetti.
Chi invece non lo conosce provveda presto: per forza o per sapore.
Oggi Stefano Guizzetti, tecnologo alimentare che ha portato il gelato senz’altro da Parma, dove è nato, a Bergamo e a Milano, continuando a sperimentare nei laboratori dell’università parmense, si trova al vertice del suo percorso.
Rispetta la tendenza alimentare del naturale, s’impegna nel filone delle intolleranze alimentari, insegue da tempo la lista degli ingredienti più breve possibile: latte per le creme, acqua per i sorbetti, zucchero e una miscela di fibre naturali per togliere di mezzo addensanti, emulsionanti e gelificanti.
Risultato: il suo gelato non è mai stato buono come quest’estate, provate Pistacchio e Zabaione, o se vi sentite esploratori, Grano del miracolo e Ricordo catalano.
GUSTO CONSIGLIATO: Quasi cheesecake (robiola, confettura di lamponi, pistacchi di Bronte caramellati)
#5 Liparoti + 35
Viale delle Sirene, Trapani
Il recente restyling urbano ci ha restituito il piacere di camminare per le vie strette e lastricate in pietra di Trapani, oggi piene di bar, caffè, ristoranti e qualche vecchia trattoria dove si gusta l’ottimo cussucussu locale. Fate due passi in più e arrivate fino alla bottega con vista sulla torre di Ligny di Maurizio Liparoti.
Sentite la “Liparoti voice” mentre ammirate una delle vetrine più invitanti dalle Alpi alla punta di Lampedusa? E pensare che la nuova temperie gastro-culturale vorrebbe la vaschetta oscura, sì, insomma, il gelato secretato nei pozzetti.
Adesso, se ci riuscite, staccate gli occhi da questi gusti Dop: Zibibbo, Mandorla gemella di Avola, Melone Cantalupo, Passito di Pantelleria e sale di Nubia che trovano spazio tra gelati e granite (consigliata quella alla mandorla con mozzarella di bufala), poi guardatelo in faccia Maurizio Liparoti.
Avete davanti un gelatiere che rinuncia con cocciutaggine a tutto ciò che è fuori dalla sua traiettoria, con un manuale di stile che non prevede neanche la frutta congelata, figurarsi le basi pronte. Mica pensavate di essere capitati in viale delle Sirene per caso?
GUSTO CONSIGLIATO: Amaretto con marmellata di mandarino Ciaculli.
#4 Di Matteo + 6
Piazza Andrea Torre 13/15, Torchiara (SA)
Chissà se le nostre manie di ossessionati dal cibo e dai social network riusciranno a regalare 15 minuti di popolarità anche a un bar di Torchiara, trascurabile comune cilentano che fa da sfondo alle imprese di Raffaele Dal Verme: protagonista della bolla gelatiera né giovanissimo, né funky, di conseguenza démodé.
Confidiamo in chi –come buona parte di voi che leggete Dissapore– sceglie le sue mete in funzione del gelato, misura palmo a palmo la penisola a caccia di esclusive, conosce ogni mastro stracciatella con un fatturato superiore ai mille euro annui, si commuove quando, lavorando di pollice più che di papille gustative, inizia lo stillicidio degli scatti da caricare su Instagram.
E chissà, visto che ci siamo, se il quarto posto di questa classifica e un tam tam blandamente caciarone riuscirà a smuovere Raffaele dal fermo principio di non lasciare la sua piazzetta sgarrupata.
Beato chi, da città come Napoli e Salerno, trovandosi a distanza ragionevole, può godere dei colori pastello, dei cru di cioccolato, della Ricotta di bufala con le pere o con le noci, e –ovviamente– del Fico bianco cilentano essiccato al sole e interpretato con l’unico limite della fantasia.
GUSTO CONSIGLIATO: Tutti quelli con i fichi.
#3 Soban + 2
Piazza XXV aprile 10, Milano | Piazza Gramsci 23, Valenza | via S. Lorenzo 99 e corso Borsalino 36, Alessandria | via Cicerone 10, Trieste
Dichiarando la sua guerra alle basi pronte in tempi non sospetti e introducendo gli ingredienti 100% naturali ma buoni, l’editor di Dissapore Andrea Soban è tra gli ispiratori del movimento artigianale e di tutta la temperie successiva degli italici Masterstracciatella.
Il 2018 ha finalmente spianato la strada verso Milano a questo Pigmalione dell’abbattitore e alla sua famiglia, una dinastia del gelato che, partita dal Veneto, si è stabilizzata da decenni tra Piemonte e Friuli.
Oggi finalmente, oltre alle gelaterie di Valenza, Alessandria e Trieste, i Soban hanno aperto bottega a Milano, nel rinnovato e ampio primo piano di Eataly Smeraldo, il più frequentato tra gli store farinettiani d’Italia.
Per degustazioni selettive nel posto giusto e al tavolo giusto (ricavato da un unico tronco centenario lungo almeno dieci metri) seguite questi consigli: provate Crema Soban alle due vaniglie (Tahiti e Madagascar) o Crema regina al maraschino e amarene con cioccolato fondente. Forza sù, non fate i milanesi imbruttiti, sarà amore al primo morso.
E nelle altre gelaterie? Testate la frutta: Fragola di Viguzzolo, Pesca di Volpedo, Ciliegia di Rivarone.
GUSTO CONSIGLIATO: Crema vaniglia
#2 Maki + 4
Piazza degli Avveduti 1, Fano (PU)
Chissà come si sente Antonio Luzi a essere diventato un classico. Ai palati voraci di piazzetta degli Avveduti, quelli per cui il suo gelato è sesso, droga e religione, basta solo non essere sbrigativi per riconoscere il gelato di Makì tra cento: elegante, dolce ma non troppo, delicato nei colori, leggero come una piuma.
Affacciatevi su uno dei banconi più belli e invitanti d’Italia, dove il gelatiere fanese e sua moglie Paola –chic e cosmopoliti come pochi colleghi– gestiscono con applicazione una quarantina di gusti. Provate Zabaione con lonzino di fichi (specialità marchigiana), Cannella, Crema “maritozzo marchigiano” (con anice verde di Castignano e uvetta). Oppure ripartite dai valori fondenti –volevo dire fondanti– con la lunga serie di cioccolati, tutti buonissimi.
Non andatevene per nessuna ragione al mondo prima di aver assaggiato un gusto estremo e già leggendario, il gusto del 2018 per la classifica di Dissapore, che poi è Pasteli greco, prelibatezza che mescola sesamo, miele e limone.
E mentre siete lì che ve la spassate, rimirando i freschi sorbetti di frutta, fate un paio di domande giuste: scoprirete che quasi tutto, dal latte in poi, è una risorsa del territorio.
GUSTO CONSIGLIATO: Pasteli greco (sesamo, miele, limone).
#1 Brunelli =
Via Carducci 7, Senigallia | piazza Vittorio Emanuele II 3, Agugliano (AN)
Un’ossessione nazionale delle più archetipiche, questo per gli italiani è il gelato. Che nella forma più moderna, tra pistacchi di lotta e cioccolati di governo, sta trovando il suo pedigree filologico nelle Marche.
Un marchigiano come me non può che esserne felice, e anzi augurarsi che dal crocevia Brunelli/Makì del cono marchigiano si passi presto a un Tridente regionale del gelato.
Eccoci a Paolo Brunelli orbene, il primo a ridisegnare equilibri e direttrici gelatiere nonché il primo –la notizia di oggi è questa– a prendersi per due anni consecutivi il numero 1 della classifica di Dissapore.
Non conoscete la douceur de vivre se non avete ancora varcato la soglia della gelateria di via Carducci a Senigallia, ormai un vero blockbuster, abbellita ma con i gusti (purtroppo) secretati nei pozzetti da dove i braccioni da re dell’abbattitore di Brunelli estraggono il famoso gelato: un parco divertimenti per il palato.
In un rinnovato orgoglio local di gusti (ormai noti) a chilometri zero trovate la crema di una volta profumata al vino cotto marchigiano; l’inamovibile Crema Brunelli; i cioccolati, specialità della casa; lo splendore di un fiordilatte incomparabile, perfetta madeleine montanara per appassionati di baite e rifugi.
Trovate anche le concessioni a isterie e hipsterie, che al gelatiere marchigiano riescono meglio che a chiunque altro. Forse perché è sommelier, cioccolatiere, pasticciere e mezzo cuoco, geneticamente predisposto agli innesti gastronomici.
Nella sua narrazione del gelato che include impiattamenti e sferizzazioni trovate: Contemporaneo, con gelatina di Campari e olive candite, un fiordilatte fumé con infusione di alloro che riempie due cialdine al baccalà, una crema paradisiaca tempestata da cubetti canditi di limone sfusato di Amalfi.
Tutti “clue” del gelato riformista, originali fino all’estremo, che si posso sperimentare in degustazioni da prenotare a prezzi che non preoccupano: 15/20 euro e passa la paura.
Per questo e per altro, anche nel 2018, Paolo Brunelli è la prima risposta di Dissapore quando qualcuno chiede: hai una sola possibilità, in quale gelateria si fa il gelato più buono d’Italia?
GUSTO CONSIGLIATO: Crema Brunelli.