In principio era il bacaro tour. Dall’abitudine tutta veneziana del “giro di ombre” (dove l’ombra è il bicchiere di vino) all’istituzionalizzazione del fenomeno – con tanto di guide, pacchetti turistici da acquistare e sistemi di prenotazione, indicazioni dettagliate sui migliori bacar e cicheti – il passo è stato progressivo e oggi il fenomeno, con evidenti conseguenze legate all’overtourism e con comprensibili polemiche da parte dei residenti (il cui numero peraltro è in costante calo) – fa ormai parte delle attività da fare a Venezia, esattamente come il giro in gondola o la visita di Palazzo Ducale. Complice l’appuntamento con Carnevale, da qualche anno al bacaro tour si è aggiunta un’altra tipologia di tour gastronomico in città: tematico, stagionale e soprattutto unto. Si chiama frittella tour e ovviamente vede al centro il dolce simbolo del Carnevale, la frittella.
L’istituzionalizzazione non si è ancora compiuta e se da un lato cominciano a spuntare sparute proposte di giri organizzati con tanto di guida, dall’altro food influencer e semplici appassionati stanno occupando spazi un tempo appannaggio esclusivo di veneziani autoctoni.
Qualche anno fa vi avevamo dato conto del contest X-Frittol, nato su Facebook e destinato ad eleggere la migliore frittella cittadina: ebbene, se ora lo stesso livello dei recensori del gruppo Facebook si è alzato notevolmente – con descrizioni assai precise e in grado di denotare competenza ed esperienza, frutto di assaggi effettuati negli anni e che in alcuni casi sono in grado di raggiungere alte vette di lirismo – è pur vero che la sua “unicità” e la sua voce originale hanno cominciato ad essere minacciate da contest concepiti con tanto di mappe interattive.
Dai contest ai tour il passo è stato breve, con integrazione reciproca: da un lato le recensioni disegnano indirettamente una mappa cittadina, dall’altro i tour finiscono inevitabilmente per eleggere la “migliore frittella”. Se i numeri sono un indicatore affidabile di un fenomeno, una semplice indagine sui risultati di ricerca dell’hashtag #frittellatour su Instagram, per esempio, restituisce dati in crescita esponenziale e molto rapida con un significativo miglioramento qualitativo dei contenuti: dal 2019 ad oggi si è passati da semplici foto di frittelle solitarie a reel, video, stories in cui frittelle consumate a morsi tra calli e campi affiancano indicazioni precise sulle pasticcerie, dettagli sui diversi tipi di ripieno, sul livello di frittura e sulla consistenza dell’impasto.
Quali sono le pasticcerie più citate?

Pretendere di eleggere la “migliore frittella di Venezia” è un’idea priva di senso e rischia di risolversi in un esercizio di stile o in un puro divertissement. Il fatto è che, tralasciando il gusto personale è impossibile mettere in uno stesso campionato la classica “veneziana” – impasto bello pieno, con uvetta e (dove si trovano) pinoli, avvolta nello zucchero semolato, e realizzata con il buco (tipo ciambella) o senza – e quella ripiena – impasto “vuoto” più simile alla pasta di un bignè e che può essere coperta di zucchero a velo-.
Quest’ultima a sua volta dovrebbe meritare un sottocampionato, a seconda delle varie tipologie di ripieno: crema, zabaione, panna, crema chantilly, cioccolato, ricotta, pistacchio, gianduia, mele. In ogni caso, nella complessità dell’impresa, restano le certezze e cioè le pasticcerie. Impossibile allora non citare Rosa Salva, Tonolo, Rizzardini, Dal Mas, Nobile, Toletta, Ponte delle Paste, Pitteri, Bonifacio, Chiusso, Targa, Marchini, Nono Colussi e Ballarin.