Dominatrici incontrastate del Carnevale, interpretate da pasticcerie e panifici filologicamente (piena, con impasto lievitato), proposte nelle versioni classiche crema o zabaione (con fazioni che si schierano non solo per una parte o per l’altra, ma che riescono a dividersi persino all’interno della stesso partito, con estenuanti battaglie filosofico-gastronomiche su carattere, consistenze e palatabilità delle diverse tipologie di crema – pasticcera o chantilly -) o reinterpretate in azzardate versioni ruffiane capaci di sedurre gli inesperti e di far inorridire i puristi, le frittelle di Venezia sono un must stagionale, il cui culto spinge ogni anno schiere di appassionati a stilare classifiche sulle migliori pasticcerie cittadine.
Una delle più serie e attendibili, per campionatura, impegno dei votanti/giurati, struttura organizzativa e dettaglio sui singoli prodotti, si chiama – orgogliosamente – X-Frittol e da diversi anni vede un agguerrito gruppo di assaggiatori assegnare punteggi e decretare il vincitore.
A chi affronti il tema per la prima volta, un paio di spiegazioni ed un vocabolario minimo sono utili. Il nome, innanzitutto: la frittella, a Venezia, è la fritola. Il dialetto vince, senza gara. Quindi, l’essenza a cui il nome fa riferimento: la fritola veneziana, pietra di paragone con la quale misurare il resto, è quella senza ripieno. Il che non significa vuota, sia ben chiaro: l’impasto della veneziana assomiglia infatti a quello di un lievitato. La pasta è dorata, soffice e spugnosa, perfetta per accogliere uvetta e pinoli, per essere presa a morsi e per affondarci dentro la punta del naso, finché non si ricopre di zucchero.
Quest’anno, complici i rincari dei costi dell’energia che a cascata ricadono su quelli delle materie prime, per una frittella si spende in media dal 40% al 60% in più, con prezzi che arrivano a 1,70-1,90 euro al pezzo. E accade sempre più spesso che due dei suoi ingredienti fondamentali, per motivi legati ad una combinazione di prezzo e gusto, siano quasi introvabili: pinoli e uvetta sono sempre meno presenti. I primi per una questione di costo, mentre – panettone docet – le seconde perché invise a molti. In ossequio alla tradizione, noi rispettiamo e apprezziamo la versione classica, ma ogni preferenza è legittima.
Ecco quindi, di seguito, la nostra Gourmap, che non è una classifica, precisiamo: ci sottraiamo infatti al compito di assegnare medaglie non tanto per codardia, quanto per il fatto che ogni pasticceria ha la sua specificità e il suo punto di forza: preferiamo quindi regalarvi un’utile mappa delle migliori frittelle di Venezia per assaggiarle tutte e definire i vincitori da voi.