I dolci a forma di pene non sono esattamente una novità, ma a Milano vivono un momento di notevole clamore con l’apertura di Mr. Dick, una piccola pasticceria ad essi dedicata. Nella città che al Dio Concept immola sé stessa ogni giorno, escogitando i format gastronomici più arditi e disperatamente fantasiosi, da offrire in sacrifizio nella trepida speranza di un po’ di clemenza, di un raccolto abbondante nelle casse a fine mese… beh in quella città vince – stravince, date le file chilometriche – l’idea più scontata. Una vera burla. È la vendetta beffarda del Dio Concept.
Il superamento, per così dire, dei tempi del food porn, quando insomma si poteva riflettere in modo anche sofisticato dietro quel sovraccarico di creazioni culinarie iper voluttuose con adeguato corredo social di foto pacchiane. Però ci potevi leggere la rappresentazione sublimata del desiderio introiettivo, tattile e carnale. Ci potevi pure vedere finalmente il superamento di quei due pesantoni di Kant e Hegel, che pensavano che le uniche esperienze sensibili degne dell’alto-sentire fossero quelle distali e contemplative, secondo i dettami dell’estetica classica.
Ora invece, come in quei film apocalittici in cui è il 3012 e l’umanità è regredita a forme primitive dopo la distruzione della civiltà, qua a Milano siamo tornati alla base, al doppio binario cibo-sesso nella sua rappresentazione più destrutturata, diciamo. Anatomica.
Code chilometriche i primi giorni di apertura; code minori ma sufficientemente demotivanti un mercoledì pomeriggio qualsiasi. Da fuori si intravede una scena piuttosto alienante. Un secchio di plastica con pastella per waffle, una piastra, il bancone espositivo vuoto, un paio di creme per decorare e via, meccanicamente, un waffle-pistolo dopo l’altro dai due addetti, e avanti il prossimo. Una mini catena di montaggio mesta, una scena scarna ma carica di simbolismo, coma una natura morta o un quadro metafisico. Se i waffle siano buoni o meno è del tutto irrilevante, quando hai un’idea così vincente, non ti serve molto altro.
Il Dio Concept, magnanimo e insieme malvagio come tutti gli dei che abbiano un minimo di rispettabilità, manda ai fedeli messaggi a volte duri e imperscrutabili, ma sempre carichi di insegnamenti preziosi. Amici ristoratori milanesi, che abbiate forse esagerato con l’hybris? Solo negli ultimi mesi, abbiamo visto orecchiette in vasetti di cartone tipo Häagen-Dazs (esiste anche il gusto cookies, cime di rapa & cream?), panini ripieni di lasagne o parmigiana, cucine imperniate attorno a fantomatici padellini tradizionali milanesi che non sono mai esistiti. Quanto zelo, quanta mirabile devozione alla divinità cittadina che però si è espressa e ha mandato un messaggio chiaro. Portate a lui in sacrificio i consulenti food, gli uffici stampa, i concept creator e tornate a una fede più pura e semplice. A volte bastano un paio di vulve e peni a placare le sue ire.