Meglio la ricotta grezza, o comunque poco lavorata? Meglio invece quella zuccherata, magari con l’aggiunta dei canditi? Oppure solo con le gocce di cioccolato? Ore di discussioni su quali siano i migliori, e poi, nel fine settimana, i palermitani si mettono in auto alla volta di Dattilo o Piana degli Albanesi. Obiettivo? Ma i migliori cannoli siciliani, ovviamente.
Intendiamoci, il capoluogo non snobba i cannoli locali, ma per una bagno di autenticità i palermitani sanno di doversi spostare nei dintorni, dove si trova il meglio. Sono cannoli che portano il nome del luogo in cui si preparano, scegliere gli uni o gli altri rafforza amicizie o divide per generazioni, crea caste e sub-caste, rimanda a visioni della vita incompatibili tra loro come Pd e M5S. Meglio Dattilo o Piana degli Albanesi?
DATTILO (EUROBAR)
Dove sarà mai questa Dattilo?
Frazione di Paceco, da cui dista nove chilometri circa, in provincia di Trapani. Paesino che fa da spartiacque tra città e campagna, una parrocchia, nessuna banca, una farmacia. Seicento abitanti, forse meno. Trecento edifici circa, uno dopo l’altro, singoli e a un piano, costeggiano la strada insieme ai marciapiedi.
Le facciate chiare marcano la sensazione di secco e arso, i tetti piatti riflettono gli impietosi raggi del sole, se in Sicilia ci fosse il deserto, probabilmente si troverebbe qui. Dove regna il nulla del fruttivendolo ambulante o del finestrino rotto di un’auto parcheggiata da una vita. Ma dove si trovano i cannoli siciliani dell’Eurobar.
Quando arrivate sul posto le indicazioni del navigatore non servono, lo trovate sulla strada. Il rum da pasticceria profuma l’interno. Esposte in vetrina ci sono pesche e patate, che non sono né frutti né ortaggi, ma dolci che ne ricordano forme e colori. Mancano invece i cannoli. Come perché? Su, non fate i dilettanti, i cannoli di Dattilo (come tutti quelli seri) vengono riempiti al momento.
Il titolare è un uomo di mezza età, senza capelli ma con l’orgoglio che riempie lo sguardo. La madre è una donna ancora giovane, che se ne sta quasi sempre nel retrobottega, poco tentata da eventuali storytelling.
Quanto ai clienti, per lo più palermitani, hanno in comune una cosa: il dubbio. Quanti cannoli comprare, o meglio: quanti da mangiare sul posto e quanti da portare via. Sembra una banalità, ma il numero consono è un cruccio vero per chi viene all’Eurobar, in cui s’ingarbugliano coppie, gruppi e persone di ogni età.
Che dubbi sulla bontà dei cannoli, però, non ne hanno, visto che li sbranano con tutta la goduria di questo mondo.
A noi ne basta uno, per capire com’è il cannolo di Dattilo: 200 grammi in tutto (30 di guscio e 170 di ricotta) presentato su un vassoio dopo essere stato riempito all’impronta.
Cialda impastata con aceto e olio di oliva, fritta nello strutto e spolverata di zucchero a velo senza risparmio. La frittura non lascia sapori, la scorza, croccante e sottile, è piena di piccole bolle. L’aspetto è tentatore, insomma.
Alle estremità, dalle bocche generose, prorompe una ricotta grezza più che mai, fatta in zona Segesta e condita con gocce di cioccolato nerissime, appena zuccherata e poco sapida.
Meno famoso ma spesso paragonato al cannolo di Dattilo, è quello di Napola, frazione del comune di Erice, che da Dattilo dista di pochi chilometri.
Nei cannoli siciliani di Napola, dalla ricetta segretissima, le bolle sono vaporose, la scorza più tenace, forse troppo, a tratti pure un po’ dura. Per contro la ricotta è dolce e saporita, sebbene poco lavorata. Il sapore delle gocce di cioccolato si sente meno. Costano due euro l’uno.
PIANA DEGLI ALBANESI (Hora e Arbëreshëvet)
Arrivati in questo curioso angolo di Sicilia non si può fare a meno di notare la doppia lingua delle insegne. L’italiano (è ovvio, direte), e un idioma antico: albanese pre-ottomano. Gli anziani della piazza lo parlano con tanta naturalezza che viene da pensare a un dialetto siculo.
Ma un dialetto non è. È la lingua che non parlano più neanche in Albania, ormai, ma in questo posto sì, e da seicento anni. Per i residenti è la lingua più dolce del mondo.
Quanto ai cannoli, loro restano cannoli in tutte le lingue (menomale), e andarsene a Piana senza mangiarli, significa non esserci stati.
Il profumo che si respira nella prima piazza, presidiata dagli anziani del paese e da un nugolo di moto parcheggiate, non dà adito a dubbi: è strutto fritto, è il profumo dei cannoli siciliani fatti in casa.
Nella piazza infatti c’è il laboratorio dell’ExtraBar, il primo bar che s’incontra a Piana, ma identico profumo arriva dal bar Cuccia, dal bar Di Noto, dall’Antico bar dello Sport.
Nel laboratorio s’impastano le cialde con farina, strutto, vino e uovo nella giuntura. Alle estremità dei cannoli si trovano le enormi bocche colme di ricotta setacciata con zucchero e miele. La ricotta è locale, proviene dai pascoli dell’unico monte che si vede dal centro del paese alzando lo sguardo.
Ne vengono fuori cannoli dal peso medio di 180 grammi, ma che, credeteci, possono raggiungere anche due chili.
Il costo varia con il peso. Spendete comunque a cuor leggero perché come si dice a Palermo “beddi i cannola di cannaluari, e biniditti su spisi li dinari.”
GIUDIZIO FINALE
Vince Piana degli Albanesi. Senza discussioni.
I cannoli di Dattilo hanno un aspetto irresistibile, gli snob che storcono la bocca se la ricotta è troppo dolce e il fritto della scorza marcato, li preferiscono. È paradossale, visto che parliamo di cannoli, ma sono per chi è misurato anche negli eccessi.
Ma non c’è snob che tenga. Fritto e dolcezza sono requisiti dei cannoli siciliani autentici e fatti a regola d’arte. Per questo preferiamo i cannoli di Piana. Okay, chiamatela passione per il fritto, insana e un po’ kitch, ma che dà molto piacere.
Come la farcia di ricotta da pasticceria, della cui dolcezza, come tutti i kitschisti, un po’ ci vergognamo. Ma come si gode!