Gelato. Artigianale, magari preparato con delle basi semilavorate, oppure industriale.
Fino a poco tempo fa non ci ponevamo troppo il problema, andavamo semplicemente nella gelateria “dove lo fanno buono” a gustare la nostra coppetta, e tutto finiva lì.
Poi, specie dopo che una nota catena di gelaterie nota per fare “ il gelato fatto come una volta” è stata obbligata a rimuovere la dicitura “artigianale” dal sito web – Grom, giusto per non fare nomi – ci siamo fatti più accorti.
Abbiamo iniziato a chiederci se il gelato della nostra gelateria di fiducia fosse veramente “artigianale” o se fosse invece fatto ricorrendo alle famigerate “basi”, prodotti già parzialmente lavorati –di cui Dissapore si è già ampiamente occupato— che sveltiscono e agevolano il lavoro del gelatiere.
A ogni modo, non siamo mai usciti dalle due categorie “gelato artigianale” e “gelato fatto utilizzando basi pronte”, in misura variabile.
In realtà, però, da qualche tempo è tornata in auge una terza alternativa: la rivendita di gelato, proprio come quella del pane.
Ovvero un locale dove il gelato non viene mantecato partendo da latte e frutta, ma semplicemente venduto.
Parliamo nella grande maggioranza dei casi di un prodotto, industriale, che arriva cioè nel punto vendita già pronto per essere servito, senza bisogno di ulteriori lavorazioni se non il trasferimento dalle vaschette di plastica in cui arriva al gelatiere, o meglio rivenditore di gelato, alle più invitanti carapine in acciaio.
In italia abbiamo già visto le ‘Antiche Gelaterie del Corso’, i negozi con insegna ‘Carte d’Or’ e più recentemente il marchio ‘L’arte nel Gelato’, iniziative commerciali di modesto successo.
Ci provarono anche gli americani di Haagen Dasz ma ebbero vita breve.
Oggi però queste aziende si reinventano e propongono formule nuove, ritagliate sulle esigenze dei nuovi ‘gelatieri’, tanto che si potrebbe aprire una gelateria firmata Dissapore semplicemente dopo aver dopo un colpo di telefono a Sammontana.
Diverso il caso di Crema & Cioccolato, una catena in franchising della società BMV-Italia che conta DIVERSE CENTINAIA di punti vendita (anche se talvolta dimenticano di depennare quelli che nel frattempo hanno chiuso…), nata dall’inventiva di una coppia di inprenditori friulani, che si è poi ampiamente sviluppata in tutta Italia grazie a martellanti pubblicità sui principali quotidiani e riviste.
La formula è semplice: la società madre fornisce arredi e insegna, mentre il gelato, di una nota multinazionale, viene consegnato direttamente a tutti gli affiliati, che lo smerceranno al pubblico ricavandone il loro guadagno.
L’investimento iniziale richiesto per aprire un punto vendita in franchising, tanto allettante da avere determinato il rapido successo della catena friulana, cambia in base alle promozioni del momento.
Oggi è di soli 5000 euro (iniziali, attenzione), con 120 vaschette di prodotto finito comprese nella prima fornitura, gelato che in seguito, ovviamente, andrà sempre acquistato dalla società affiliante, come in tutti i franchising che si rispettino.
Così racconta sul sito La Gazza Golosa un giovane imprenditore –che preferisce mantenere l’anonimato– responsabile dell’apertura di più punti vendita in Sardegna, e che ha fatto anche da mediatore tra casa madre e potenziali nuovi affiliati, con soli 5000 euro iniziali:
“Ma poi devi essere bravo a lavorarci, a trasformare qualcosa e gestirla. È un franchising. Il prodotto è creato e lavorato in alcuni laboratori (di un noto marchio industriale, n.d.r.) e da lì ci arriva.
Ti fanno un corso, ti mandano la prima fornitura. Io ho speso in totale 12 mila euro. Non esiste artigianalità, ma sul prodotto che ti arriva puoi apportare delle correzioni, delle aggiunte e renderlo ancora migliore. Io perfeziono il pistacchio, la panna.
Comunque pensano loro a tutto. A me è servita l’esperienza fatta in Germania. Se non sei proprio del mestiere, non puoi pensare di improvvisarti e per questo motivo tanti sono già in difficoltà. L’azienda madre ti dà l’opportunità ma tu devi sfruttarla”.
Insomma, tutto chiaro, tutto trasparente, tutto legale nel rapporto tra affiliante e affiliati, tra franchisor e franchisee.
Anche nel filmato della società stessa, non ci sono messaggi che evochino nello spettatore illecite sensazioni di “artigianalità”, ma solo gruppi di giovani dall’aria manageriale più immersi in calcoli e pianificazioni che non con le mani in pasta, pardon, nel gelato, intenti a preparare un prodotto artigianale.
Tutto limpido, quindi, nei rapporti tra casa madre e affiliati.
Ma… nei riguardi dei consumatori? O meglio ancora, nei nostri riguardi?
Per noi che andiamo in gelateria a comprarci la coppetta supponendola, almeno in parte, artigianale e prodotta dal gelatiere, come stanno le cose, per noi?
Chi si è premurato di avvertirci, in qualche modo, che quello che stiamo mangiando è un gelato che in realtà possiamo trovare al super, a un prezzo quasi dimezzato e servito in vasche da chilo?
Perché di questo si tratta.
Di un marchio industriale largamente diffuso, nonché conosciuto e anche generalmente apprezzato, ma sempre e comunque di un prodotto da supermercato, che ci viene servito sotto altra forma e in più ammiccanti coni o coppette, magari impreziosito nella sua carapina da pistacchi freschi, granella di nocciole o cioccolato fuso.
Se non è possibile ravvisare alcuna scorrettezza nei rapporti tra casa madre e affiliati, quale organo tutela, o dovrebbe tutelare, il consumatore che si reca in gelateria pagando quasi due volte tanto un gelato che crede (almeno in parte) artigianale, confuso da gradevoli ambientazione e arredi, nonché dalla scritta “gelateria” sull’insegna luminosa, invece che il più corretto e sicuramente meno invitante “rivendita di gelato”?
Per ora, nessuno.
In attesa di una equa regolamentazione a tutela delle nostre papille e del nostro portafoglio, il passaparola rimane l’unica soluzione.
Per scegliere poi in tutta serenità di gustare un buon gelato industriale in una rivendita di gelato, così come facciamo a casa quando apriamo la vaschetta. Ma, almeno, essendone consapevoli.
E ricordiamoci: in fondo, Grom è stato diffidato per molto meno.
[Crediti | Link: La Gazza Golosa, Dissapore,