5 Maestri del gelato che il Governo italiano avrebbe potuto premiare al posto di Fabbri

I Maestri dell'arte della cucina italiana premiati dal Ministero ci hanno lasciati perplessi, soprattuto sul gelato: suggeriamo alcuni nomi di imprenditori della carapina (e nondimeno bravissimi gelatieri) di cui gli italiani possono essere orgogliosi.

5 Maestri del gelato che il Governo italiano avrebbe potuto premiare al posto di Fabbri

Al momento delle nomine dei Maestri dell’arte della cucina italiana, il riconoscimento governativo fortissimamente voluto dal Ministro Lollobrigida per omaggiare le personalità più in vista della nostra gastronomia e artigianato, insieme a nomi prevedibilissimi come Massari o Bottura, uno su tutti ha suscitato qualche perplessità: quello di Carlotta Fabbri, quinta generazione della famiglia sinonimo di amarene sciroppate, e nominata Maestro dell’arte della gelateria italiana. Una questione che avevamo anticipato appena recepita la notizia.

Una perplessità che non nasce certo dall’autorevolezza della persona: Fabbri dopo una vita in azienda dal Sud America all’Italia, è attualmente responsabile marketing dell’azienda, un gruppo che consta di dieci società collegate ed esporta i suoi inconfondibili vasi di ceramica decorata in più di cento paesi nel mondo.

Non si mette in discussione nemmeno la sua connessione col mondo del gelato: alzi la mano chi non ha mai usato dell’amarena Fabbri sul gelato, che siate semplici golosi o professionisti del settore, e proprio Carlotta Fabbri ricopre la carica di presidente del Gruppo Prodotti per Gelato di Unione Italiana Food, la più grande associazione di rappresentanza diretta di categoria alimentare nell’Unione Europea, ed è quindi evidente che col suo operato “tocchi” milioni di gelati al giorno, lei stessa, sportivamente, ha ammesso che il suo premio fosse dedicato “a tutta la filiera del gelato artigianale italiano”.

I nuovi “Maestri dell’arte della cucina italiana” premiati dal governo: ma il premio già esisteva I nuovi “Maestri dell’arte della cucina italiana” premiati dal governo: ma il premio già esisteva

Quello che ha stupito da subito è stata la scelta di non nominare Maestro dell’arte e della gelateria italiana uno che il gelato lo facesse davvero, un gelatiere di fama, magari uno salutato come maestro dagli addetti ai lavori.

L’unica difficoltà sarebbe stata nell’imbarazzo della scelta, e andando a guardare l’albo d’oro del premio a cui il governo si è maldestramente ispirato (no, non il Meilleur Ouvrier de France, ma il Maestri d’Arte e Mestiere di ALMA), a essere premiati si vedono solo gelatieri. Per togliere dall’imbarazzo l’esecutivo per la prossima premiazione abbiamo selezionato dei papabili futuri Maestri dell’arte della gelateria italiana, che ci sarebbe piaciuto vedere sul palco: non scelti sui nostri gusti in fatto di creme e sorbetti, ma guardando ai molti esempi che, per visione imprenditoriale, impatto sul settore o spirito innovativo potrebbero senza dubbio inorgoglire i loro colleghi artigiani così come la premier e il ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare

Alberto Marchetti

alberto marchetti

Uno dei pionieri dell’integrazione tra la filosofia Slow Food e il mondo del gelato, Alberto Marchetti ha iniziato la sua carriera da piccolissimo nella bottega di famiglia per poi aprire la sua prima gelateria a Nichelino, in provincia di Torino.
Un’avventura condivisa con il cognato e in cui ha conosciuto la moglie Alessia: un preludio a quelli che sarebbero stati i valori del marchio Marchetti. Anche dopo che Alberto ha dimostrato le sue capacità imprenditoriali scalando la produzione senza compromessi su qualità e materie prime e arrivando a cinque negozi tra Piemonte, Liguria e Lombardia, l’attività resta un affare di famiglia. Una visione che ha conquistato anche un colosso come Starbucks, che gli ha affidato la produzione del gelato per la Roastery di piazza Cordusio a Miano.

Paolo Brunelli

paolo brunelli

Se esiste un volto della nouvelle vague del gelato è probabilmente quello di Paolo Brunelli, gelatiere-celebrity marchigiano il cui successo è attestato anche dalla costante coda che dalla sua gastro-gelateria di Senigallia si snoda fino al ponte due giugno.
Erede di una famiglia di ristoratori ma con una passione irrefrenabile per la musica, lo spirito artistico e irrequieto lo portano a una sua personalissima visione del gelato: destagionalizzato e identitario, rappresentativo della gastronomia italiana nel mondo quanto la pizza. Un’idea che ha portato al Festival del Gelato di Agugliano, paese dove la sua famiglia gestisce ancora un albergo, diventato punto di ritrovo e confronto per la scena del gelato d’avanguardia.

Antonio Cappadonia

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Uno tra i maestri gelatieri più amati e rispettati dai suoi colleghi, Antonio Cappadonia ha avviato la sua rivoluzione del gelato partendo dalla sua Sicilia, nella sua gelateria sulla dorsale montuosa della Madonie. È stato tra primi a interpretare il gelato secondo un punto di vista agricolo, legato alle produzioni locali, un approccio che gli ha portato numerosi riconoscimenti.

Oltre ad aver portato il suo gelato nel mondo ha anche portato il mondo del gelato in Sicilia, grazie al successo del suo Sherbeth Festival, ormai tra gli eventi di maggior rilievo internazionale: l’anno scorso il premio Procopio Cutò (dedicato al cuoco -siciliano- ad aver aperto la prima gelateria), è andato a Bang Gai, cinese di Hangzhou, e il suo gusto “Lemon Tree”. Difficile pensare a un miglior ambasciatore.

Stefano Guizzetti – Ciacco

Stefano Guizzetti, mente dietro Ciacco Lab, può essere considerato uno dei prototipi del gelatiere moderno: solida base tecnica e scientifica, una laurea in Scienze Alimentari, è nato a Bergamo ma sceglie Parma come città d’adozione per far partire il suo progetto di “gelato senz’altro”.

Specializzato nei gelati salati e gastronomici, come quelli dedicati ai sapori primari amaro e acido o, più di recente, quello al tortello o con infusione di pezzi di barrique, ha poi allargato la produzione con altrettanto successo, con una linea di lievitati (è in cima alla nostra classifica dei panettoni 2024) e viennoiserie, e poco meno di un anno fa ha inaugurato il suo laboratorio milanese.

Marco Radicioni – Otaleg!

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Un gelatiere istintivo e fuori dagli schemi, con quella imprevedibilità che è propria di chi, formatosi da autodidatta, vive la propria attività senza schemi e preconcetti.
Una vita da imprenditore, culturista, gestore di palestre, in cui gli unici sgarri erano rappresentati dai chili di gelato consumati al bancone di una delle gelaterie che hanno fatto la rivoluzione a Roma, quella di Claudio Torcè, che l’ha poi voluto a gestire un punto vendita: è l’episodio che gli cambierà la vita.

Nel 2012 apre la prima sede di Otaleg, dove finalmente può dare sfogo a quanto appreso studiando e sperimentando nelle ore notturne sulla sua macchina del gelato casalinga, diventando punto di riferimento per chi, da semplice appassionato o addetto ai lavori, cerchi un punto di vista originale e all’avanguardia.