Difficile stabilire a quando risale la cattiva reputazione del brunch (crasi dei termini breakfast e lunch), il tipico pasto della domenica nei paesi anglosassoni, quando ci si alza tardi per consumare la colazione ma ancora in anticipo rispetto al pranzo.
Qualcuno cita il divino Anthony Bourdain, lo chef americano che nel lungimirante best seller Kitchen Confidential paragonava il menu del brunch, molto amato dagli chef sparagnini, a una sorta di “discarica degli avanzi”.
Molti anni e molte repliche di Sex & The City dopo, i pregiudizi restano: “Il brunch è per gli stupidi“, titola insolitamente rude il New York Times, “Smettiamola di parlare del brunch“, rilancia il New York.
Il punto però è un altro. C’è brunch e brunch: d’accordo, la maggior parte non vale la pena, eppure anche in Italia ci sono posti che celebrano la cultura del brunch senza limitarsi al cliché usurato del Bloody Mary o delle uova alla Benedict.
Più frequenti nelle grandi città, specie Nord e Centro Italia, meno al Sud, ne elenchiamo 10 che meritano attenzione, divisi per categorie. Le buone segnalazioni da parte vostra sono gradite.
10. Family Brunch
Un posto a Milano, Milano
Una dimostrazione delle buone intenzioni di Cascina Cuccagna, oasi nella metropoli con 1500 mq di giardino? Il neo-classico uovo cotto a 65°, con funghi saltati, bottarga di uova di gallina e pop corn di parmigiano. Il buffet è relegato agli “aperitivi agricoli” e ai giorni della settimana, mentre la domenica si procrastina la chiusura della cucina alle 15.00, con il menù alla carta.
Ai piccoli è dedicata un’attenzione particolare. Esiste (davvero) il menù per poppanti. Polenta e parmigiano reggiano (a 3 euro), perché non dev’essere sempre la solita pappa. Ai bambini invece hamburger di fassona con toma, che in combinazione con i giochi a disposizione fa molto Happy Meal di McDonald’s, però alternativo.
Se siete a Torino, una valida alternativa per il family brunch è al Torpedo del NH hotel: baby menù a 5 euro e la possibilità per i bimbi più cresciuti di partecipare al buffet con i grandi pagando 15 euro. Piccoli uomini, metà prezzo.
09. Michelin Brunch
Unico, Milano
Nel ristorante stellato più alto d’Europa, rimasto lì al ventesimo piano mentre lo chef Fabrizio Ferrari sostituiva Felice Lo Basso, più che breakfast + lunch si serve un vero pranzo.
Niente “vorrei ma non posso” ma menù degustazione con la possibilità di scegliere primo e secondo tra alcune proposte, e ventaglio di dolci a buffet con menzione di merito per la ciambella glassata.
50 euro, vini esclusi: un po’ come andare nell’outlet di un ristorante Michelin. Avrete la vostra borsa firmata che non è mai stata di moda, ma sarà un bel brunch e… trovatene un altro con una vista simile.
08. Bakery Brunch
Panificio Nazzareno, Roma
Cura degli ingredienti come il bacon ben abbrustolito che accompagna le uova e la scelta di italianizzare il brunch, ogni domenica dalle 11:30 alle 15:30, scegliendo ottimi ingredienti. Uno per tutti l’ottima mozzarella di bufala.
Ma sono le torte, tante, squisite e non artificiose, a stabilire che si tratta di 20 euro ben spesi, in questo panificio sui generis, anche cocktail bar e ristorante con menu regionali (e prezzo fisso a 25 euro).
07. Tuscan Brunch-one
Teatro del sale, Firenze
E’ un circolo, bisogna avere la tessera. Non fate quella faccia, con 30 euro vi levate il disturbo e per un anno avete spettacoli serali (perché siete in un teatro vero) e brunch. Dalle 12 alle 14.30, per tutta la settimana, vanno in scena lampredotto e guazzetto di vongole in quantità.
I piatti sono tanti e cambiano spesso, ad aumentare la salivazione provvede la toscanità spinta delle ricette, che costringono nove volte su dieci a fare la scarpetta.
15 euro dal lunedì al venerdì, 20 il sabato e la domenica.
06. Fish Brunch
La Crostaceria, Roma
Se fino a qualche anno fa la Crostaceria si dava ai buffet, l’attuale gestione ha intuito (non ci voleva molto) che il pesce all you can eat non è una scelta saggia, volendosi mantenere su certi standard.
Il locale sta a Monti dal 1900 e ha un imprinting basato sul pescato fresco. Oggi propone un menu domenicale alla carta dalle 12.30 alle 15.00, basato su carpacci, insalate di mare, salmone e avocado, cartoccio di moscardini e anche fishburger. L’originalità non fa sgranare gli occhi.
Da provare la catalana di Astice.
05. Bio Brunch
Il posto è bello e la farina di kamut (più cara delle altre, con valori nutrizionali migliori) abbonda sul tavolo dell’abbuffata sotto forma di torte. Ma il prezzo, 15 euro escluse le bevande, non è invitante come la quinoa che vedete in foto.
Stagionale e invitante quanto volete, pure vegan-friendly, questo brunch resta pericolosamente vicino al concetto di aperitivo per permettersi di superare la soglia della banconota da dieci.
Buoni la polenta taragna, l’hummus e lo strudel di farro, attenzione al cestino (ino ino) del pane che costa due euro. Ai bambini, assistiti dal paziente personale, è dedicato il baby brunch (10 euro), mentre voi vi date alla birra artigianale o a ai vini prodotti senza chimica di sintesi. Il bio brunch è il sabato e la domenica, dalle 12.30 alle 16.
04. Patisserie Brunch
Pavè, Milano
L’ultima volta che ci siamo occupati di colazioni senza rivali a Milano, Pavè, in zona Bueons Aires, era al terzo posto. Ora, si dice che a colazione valga tutto, tanto poi si brucia. Ma che scusa troviamo per lo smaltimento del brunch?
Mentre ci pensate noi, perfidi, vi parliamo della tortina al limone con biscotto trocadero alle mandorle e, come se non bastasse, composta di rabarbaro, ganache e fragole fresche. Le mono-porzioni come queste costano tra i 4.50 e i 5 euro. Prezzo accettabile che monta (troppo, sarà il lievito madre) per quelle salate.
E’ il caso del panino all’amatriciana, 9 euro: guanciale, cipolla, pecorino romano e una chicca, il pomodoro al forno. Poco morigerato anche il prezzo di Ceasar Salad e bicchiere di prosecco (17 euro, 18 col servizio al tavolo).
In compenso lo Spuntino del marinaio vince tutto. Una proposta che sembra uscita da un racconto di miseria di Josè Saramago, noi riassumiamo così: pane, burro e acciughe del Mar Caraibico, 7,5 euro.
03. Jazz Brunch
Blue Note, Milano
La filiale italiana del Blue Note (leggendaria la sede di New York), che è in procinto di tentare l’avventura oltre i patri confini, ha proposto da ottobre a marzo un fascinoso brunch jazzistico, formula che univa a una versione riuscita del pasto anglosassone la musica jazz suonata dal vivo.
Se ne riparla in autunno. Per ora dovete accontentarvi dei piatti del ristorante. Tra le proposte primaverili: trancio di Rombo con crue di cacao, funghi shitake e crema di lattuga cappuccina (in foto)
02. Vip Brunch
Terrazza Danieli, Venezia
L’unico brunch di questa lista per cui il Montezemolo imitato da Crozza non griderebbe alla “Poverataaa”. Anzi, forse è passato da qui, come molti vip e attori hollywoodiani.
Anche alla Terrazza Danieli, panorama da cartolina che non ha bisogno di essere photoshoppato, c’è il buffet. Con carré di agnello in crosta e insalata di granchio, ma pur sempre buffet. Dove si torna al tavolo con la montagnetta, un po’ di vergogna ma in fondo nemmeno troppa.
Non aspettatevi un Ambrogio col vassoio di finger food, via. Qui i 110 euro a testa, follia di una domenica a Venezia (dalle 12.30 alle 15.00), sono più o meno giustificati dalla scenografia e dall’open bar di Ferrari Perlé. Anche al di là del piatto.
01. The real american Brunch
The Perfect Bun, Roma
Neanche facendo i Fori Imperiali avanti e indietro per il resto della domenica, riuscirete a smaltire tutte le portate di questo ristorante americano, costine in salsa BBQ e carrot-cake comprese. Non provateci proprio.
Casomai valutate bene cosa evitare, tipo i Würstel e alcune torte spesse, in altezza e consistenza.
Da non perdere invece la postazione omelette, tutte preparate sul momento. Ma il Perfect Bun, a pochi passi dal Pantheon, locale grandioso, con la pavimentazione trasparente del soppalco e un’atmosfera che di sera vale un 10, è famoso soprattutto per gli hamburger.
Il brunch, dalle 12.00 alle 15.00, costa 25 euro senza alcol: un po’ troppo anche considerata l’abbondanza di carne. Ma per quanta insalata iceberg possa rifilare, il vero brunch all’americana del locale, nel bene e nel male, è sempre prenotatissimo. Ricordatelo.
[Crediti | Link: Traveler, New York Times, New York, Dissapore]