La Pasqua. La vogliono sempre rendere cool ma resta una festa comandata. Ovvio che noi malati di cibo ce la godiamo: si mangia sempre come se fossimo sull’orlo di un’emergenza nucleare. Ma questa non mi pare una novità. La Pasquetta invece regna, almeno nel mio immaginario biografico, fatto di braciolate selvagge, mezze rovesciate casuali, bevute torrenziali. E poi sdraiato su un prato, satollo di grassi saturi, smetto sempre di chiedermi perché il Signore Gesù resusciti ogni anno in una data diversa. Lo so, c’è una spiegazione validissima ma a me questa cosa genera sempre sgomento.
[related_posts]
Ovviamente, che siate in famiglia, in latitanza come Dell’Utri, su un prato stonati, in piena mattanza da prole invasiva, al ristorante, o da amici, mi sembra giusto e doveroso dedicarci a bevute di un certo pregio. O di una certa abbondanza, fate voi. Ma niente di ammaestrato vi prego. Tipo il vino X da abbinare al piatto Y.
Rilassiamoci. E proviamo a immaginare tre situazioni tipo.
Pasqua | dimensione abbuffata casalinga
Qui regnano gli abbinamenti più ampollosi e convenzionali, anche se bisogna valutare bene il contesto. Un pranzo da amici o uno con tutto il parentame fa tutta la differenza del mondo. E poi, i nostri, sono tempi gastronomicamente incerti. Magari portate il vino perfetto per l’agnello e vi ritrovato in un regno improvvisamente vegano. Piemonte, Toscana e Campania sono comunque le vostre sicurezze. Per l’eleganza e la struttura rivolgetevi al Barbaresco della Cantina dei Produttori, per avere la sicurezza di non adocchiare perplessità di alcun genere provate con il Chianti Classico Val delle Corti; mentre, se volete portare un grande bianco di territorio puntate sul Fiano di Avellino Pietracupa.
Altrimenti ci vuole una sottocasistica adeguata:
– Nordismo in famiglia.
Qui dovete scegliere tra un bel bianco, con struttura e aromaticità spinta, o un rosso leggero e beverino. Optate per la prima con il Pinot bianco di Cantina Terlano. Ha perso l’incredibile pulizia degli anni d’oro, ma è sempre una sicurezza.
– Romagna in compagnia.
Il sangiovese da queste parti è un’impresa non da poco. Ma non si vive solo di Lambrusco e Pignoletto. Tra le realtà più interessanti c’è quella di Marta Valpiani. Provate il Castrum Castrocari e poi ditemi.
– Romanità gioviale.
Impossibile che non mangiate l’abbacchio, possibile (purtroppo) che beviate male. Tra le aziende più interessati del Lazio c’è sicuramente quella di Marco Carpineti. Provate i suoi bianchi, specie il Moro.
– Mangiata estrema sicula, rigorosamente in famiglia.
L’Etna vi chiama e voi rispondete con solerzia. L’Ante dei Custodi delle vigne dell’Etna è il bianco che fa al caso vostro.
– Esterno Sardegna.
Non temete i sapori forti e l’alcolicità. Quindi non potete esimervi dallo sfoggiare il gradioso Cannonau Barrosu di Giovanni Montisci. Se trovate la Riserva 2010, poi, si gode crassamente.
Pasquetta | dimensione braciolata
Rieccola. Chiamatela grigliata o barbecue se preferite, io resto dell’idea che braciolata veicoli meglio quel connubio di convivialità, amicizia virile e anarchia eno-gastronomica su cui deve fondarsi. Anche se confesso che l’invecchiamento e il vino-centrismo mi generano un imbarazzo sul tema del bicchiere di carta. Tipo che vorrei tirare fuori il calice dalla macchina ma mi trattengo. Il bicchiere drammatico e la situazione chiedono vini freschi e versatili. Proporrei Mr. Barbera e Miss Verdicchio. Qualcosa tipo il base di Carussin, La Tranquilla e Il Verdicchio di Matelica Collestefano. Oppure anche il Cirò rosso classico di Cataldo Calabretta che dà grandi soddisfazioni a prezzi molto contenuti.
–Dimensione porto 2 bocce a caso.
Siete single, non avete organizzato niente, avete stalkerato alcuni contatti su facebook e ottenuto un invito a pranzo. Purtroppo non sapete il menù e nemmeno i gusti degli invitati. Ci saranno sicuramente degli antipasti e un dolce, però. Facciamo una bollicina e un vino dolce e passa la paura. Non farei il gradasso con lo Champagne per recuperare il gap sociale (avete sempre scroccato un invito); provate con un Trento Doc. Se vi piace molto secco e austero puntate sull’Extra Brut Abate Nero, se volete fare i ricercati invece sfoggiate un Bellaveder Nature, infine, per essere rassicuranti puntate sui prodotti di punta di aziende molto note come Opera Wine, Ferrari e Cavit.
Per il dolce non sapendo se vi troverete davanti una pastiera, una colomba o chissà cosa, opterei per un Marsala di Marco De Bartoli. Impossibile sbagliare.
[Crediti | Immagini: Flickr – rhythmzslave, silvestre, Karri Ojanen]