Le date della vacanze sono fissate. L’aspettativa è alta e con tutta probabilità voi che mi leggete non sognate tanto spiagge silenziose e incontaminate, ma piuttosto grandi banchetti di pesce o indimenticabili baracchini da street food esotico. Voi siete il popolo dei gastrofighetti, diamine, e la vacanza tutta noia e caprese condita con un pizzico di sabbia non è cosa per voi.
Questo tipico friccicore da benessere prima della vacanza è uno stato comune, uno stato che alcuni professoroni americani hanno comprovato in vari studi. A dircelo è un pezzo illuminante del Wall Street Journal, che indaga sul benessere psico-fisico dei vacanzieri e ci spiega punto per punto cosa è bene e cosa no perché la sensazione oppiacea delle ferie pagate duri più a lungo.
Noi ve la riproponiamo, condita in salsa “vacanza gastro-smart”.
1. DURATA: Vacanze brevi ma spesso e libere dalle diete.
Tre settimane sono troppe, il week end è troppo poco. Si dice che dopo l’ottavo giorno di vacanza inizi a calare la sensazione salutare, quindi sarebbe cosa intelligente finirla lì e tornare a casa ben ritemprati.
Ma significa anche che, durante l’anno la pausa di 8 giorni andrebbe ripetuta più volte: solo così sarete più felici e meglio disposti al lavoro. Il nostro consiglio è quello di tralasciare diete, concedersi il meglio dalla gastronomia e dalla ristorazione locale, lasciando chiuso in valigia il senso di colpa.
D’altra parte, in 8 giorni al massimo potrete accumulare un rotolino, che non è così grave. Questo, a meno che non andiate 8 giorni dai parenti in Sicilia: lì è un’altra storia, una storia di bilance nemiche.
2. PRIMA: Il pre-vacanza è un po’ vacanza, l’aut aut è pregustare.
Leopardi col suo sabato del villaggio aveva ragione, e se all’epoca lo diceva un depresso, oggi lo dicono gli scienziati. Non è un caso che esista il verbo “pregustare”: con l’atto dell’immaginazione si riesce ad anticipare la vacanza, studiando itinerari, pianificando, guardando gallery fotografiche.
Per un gastrofighetto, però, il pregustare ha un’accezione più letterale. Per esempio: io andrò in Messico, e mentre aspetto il giorno della partenza, mi studio le basi della salsa guacamole, me la preparo, la compro, assaggio laqualunque guacamole mi si presenti alla vista.
Pregusto, e immagino anche che “quella vera” sarà ancora meglio. Sono anche stata in un paio di ristoranti messicani, così al ritorno potrò dire “sì, però nel Chapas non lo fanno così”.
3. RELAX: Staccate davvero (anche il telefono per qualche ora).
Libertà assoluta porta relax. Il Wall Street Journal consiglia di non puntare la sveglia, ma di seguire il bioritmo; di non avere l’ansia delle foto ai tutti i costi, addirittura di spegnere il telefono (non panicate, magari solo per qualche ora).
Dissapore consiglia di ridurre le foto dei piatti al massimo a una al giorno, fare colazione solo quando ne avete voglia, e ammette che gli spuntini durante la giornata seguano le vostre voglie, il vostro modo, la vostra fame mentale.
Godetevi anche il giusto tempo seduti a tavola: non fate programmi prima delle 16, così per una volta avrete una pausa pranzo lunga e in relax.
4. LAVORO: Momento mail limitato, contatti col lavoro nulli.
Inversione di marcia sulla connessione 24h. In vacanza le mail si controllano solo la mattina e la sera (due sessioni, solo due, capito?), e i rapporti con colleghi, capi e sindacati vari sono del tutto aboliti. D’altra parte lo stacco deve essere stacco.
Il che, per i dissaporiani con il vizietto del commento viperino, vuol dire limitarsi a due sole sessioni al giorno.
Non vale nemmeno se volete inviare la foto dell’hamburger vacanziero al collega (ma vale se anche il collega è in vacanza e vi risponde a suon di arancine).
5. NOVITA’: Sperimentate, non cercate il ristorante italiano o la pizza.
Tornare sul luogo del delitto non serve, anzi non fa bene. In vacanza non bisogna farsi scoraggiare da qualche brutta esperienza e tornare al ristorante arci-testato: quindi, va da sé, è vietato scegliere il ristorante italiano all’estero (a meno che abbia qualche cosa di estremamente esotico o speciale).
La pizza è concessa solo nei casi in cui siete ben coscienti che sarà un’esperienza nuova (che ne so, magari a Chicago?).
La parola d’ordine è osare: insetti ad Est, schifezze ad Ovest, ricette ancora sconosciute in patria. L’importante è che si assaggi sempre qualcosa di mai provato: questa è vacanza.
6. GRAN FINALE: Tenetevi il meglio per la fine.
Chi ben finisce… resta rilassato e felice più a lungo. Per questo il consiglio degli esperti è, ad esempio, tenere il bonus della business class per il ritorno e non per l’andata (e per i comuni mortali che la business “né all’andata, né al ritorno” magari vale un viaggio a tappe, preso con tranquillità).
Giocarsi il jolly l’ultimo giorno è un investimento sulle settimane a venire: potete scegliere il vostro ristorante preferito e prenotare fin d’ora per l’ultima cena, potete prevedere una sosta a metà strada per una Chianina, potete portarvi a casa i prodotti locali per vivere sull’onda linfa dei sapori della vacanza.
7. RIENTRO: Calmi, non riattaccate subito.
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In questo caso vi verrà in aiuto il punto 1. Se vi siete presi due settimane dal lavoro, ma siete stati fuori per 8/9 giorni, passate gli ultimi giorni dopo la vacanza a casa, prima di ricominciare a buttarvi addosso palate di stress lavorativo.
A casa, in una situazione di cattività voluta, potete fare le vostre lavatrici con calma, riprendere i ritmi di colazione-pranzo-cena con rilassatezza, e magari anche preparare una cena per gli amici ispirandovi alle vostre vacanze.
Niente diapositive, però.
[Crediti | Link: Wall Street Journal,