I bauli sono pieni di pinne, sedie a sdraio, mazze da golf, mute da sub e panama bianchi, capisco. Eppure il pesante parallelo tra Tripadvisor e la “nuova mafia” letto oggi sul Corriere merita un momento di attenzione. Amerigo Capria, 33 anni, ristorante Baccarossa a Firenze due passi da Santa Croce, rivela:
“Ricevo la visita di un fornitore di vino, mi ha sempre detto: ‘Compri dieci casse, una è in omaggio’. Stavolta ha cambiato: ‘Dieci casse di vino e 5 recensioni di quelle buone su Tripadvisor’. Adesso basta ho risposto, interrompendo il “nuovo pizzo”, così lo hanno ribattezzato i ristoratori ‘o accetti la fornitura o ti ammazzo’, su TripAdvisor s’intende”.
Adesso basta stanno iniziando a dirlo in tanti, i ristoratori di Firenze e dintorni, gli albergatori di Celle Ligure e prima di loro quelli di Rimini che si sono visti proporre forniture di ciabatte da camera con il logo dell’hotel in cambio di false recensioni positive su Tripadvisor.
Soprattutto i legali della Fipe (Federazione italiana dei pubblici esercizi) che vogliono denunciare gli autori del ricatto ma anche il portale. Nel primo caso valutano gli estremi per una denuncia penale (estorsione?) nel secondo una vera class action. Del resto, denunciano i ristoratori, “più i commenti online assumono valore economico più il ricatto diventa strutturato, prima ti capitava il commento negativo del cliente, quello del dipendente lasciato a casa, ora ci troviamo davanti a una nuova mafia, un mercato nero che va oltre la democrazia dal basso non condizionabile sbandierata da Tripadvisor”.
A giudicare dalle risposte snocciolate, un inno al più noioso luogocomunismo ferragostano, il portavoce del sito americano in Italia Lorenzo Brufani forse è già in vacanza. Si passa da –siamo tutti dalla stessa parte, tutti vittime; a –abbiamo un team antifrode di 70 professionisti; seguono –chi fa una recensione falsa commette un reato facciamogli causa; oppure –in fondo a ogni commento c’è scritto che chi lo lascia si prende la reponsabilità di quanto afferma.
Il punto è che nella prospettiva di diventare il sito di recensioni più grande del mondo, l’unica che gli sta veramente a cuore, Tripadvisor non ha alcuna intenzione di cambiare le cose. E per difenderle sbandiera con molta faccia tosta la retorica della democrazia dal basso, l’inviolabile democrazia dal basso.
Su una cosa sono d’accordo con Brufani però: la richiesta di abolire l’anonimato è un eccesso di difesa. Qualcuno ha scritto, per dire quanto sarebbe inefficace l’dea, che internet interpreta la censura come un malfunzionamento e la aggira.
Il Corriere spiega anche come scoprire le recensioni false.
1) Sospettare dell’impiego esagerato di aggettivi come “molto” e “realmente” o dei troppi superlativi.
2) Se un ristorante ha una sfilza di recensioni negative e una sola positiva dove viene invece esaltato con frasi tipo “gli altri che hanno scritto non sanno di cosa parlano” forse c’è qualcosa che non va.
3) Sospetti anche lo stile di scrittura troppo narrativo oppure la mancanza di dettagli.
4) Infine, diffidare di chi usa troppi punti esclamativi oppure ripete “io” e “noi” quasi a rimarcare la propria credibilità.
E insomma: quel che conta, IO ve lo dico e insieme a me il MOLTO noto proverbio: non è tutto oro quello che luccica. NOI di Dissapore lo ripetiamo SPESSISSIMO. E quelli che dicono il contrario NON SANNO DI COSA PARLANO, capito!!!
[Crediti | Link: Corriere, Dissapore, foto: Andrea Gori]