“La perla della cucina”. Così Brillat Savarin definiva il tartufo. E proprio dalla gastronomia francese è stata importata in Piemonte, secoli or sono, la tradizione del consumo del Tuber magnatum Pico, meglio noto come tartufo bianco.
Eppure pochi prodotti sono circondati da tanto mistero: lo si può coltivare? dove si raccoglie? Chi è il cercatore, l’adepto, aka: il trifolau? Curiosità che sarà possibile soddisfare visitando in questi giorni la più importante manifestazione del settore – la Fiera Internazionale del Tartufo di Alba.
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Nel frattempo andiamo al contrario come i gamberi, o a zig zag come i bracchi da tartufo per immedesimarsi meglio, e mettiamo in classifica i ristoranti in cui una grattugiata d’oro bianco non significa necessariamente staccare una cambiale.
E’ incompleta, questo lo sappiamo già. Suggerimenti?
Locanda dell’Arco – Cissone (Cn).
Locale tradizionale, prezzi relativamente contenuti: la cucina si destreggia con mano ferma sugli antipasti della tradizione gastronomica dell’Alta Langa.
La Coccinella – Serravalle Langhe (Cn)
Menù furbo, pensato per andare benissimo sia con il tartufo sia senza. Segnalato dalla Michelin 2013 con due forchette.
La Piola – Alba.
Non bastasse il meraviglioso dehor vista Duomo, la famosa lavagna della Piola ha il pregio di indicare la qualità organolettica dei tartufi in vendita. Quando ci sono stata io, proprio a inizio stagione (era il 25 settembre), il giudizio era un sincero “discreto”. Ora è salito, giustamente, a “qualità molto buona”.
Osteria dell’Arco – Alba.
Chiuso la domenica tutto l’anno tranne ottobre e novembre. Questo la dice lunga sulla quantità di gente che nei mesi della Fiera del tartufo affollano questo ristirante carino e informale. Il tradizionale uovo in cocotte al tartufo è sui 27 euro.
Rural – Torino.
Nonostante alcuni nostalgici preferissero la vecchia location, a me il Rural è piaciuto… magari un po’ freddino, ma la passione del giovane Giovanni Spegis produce una cucina fresca con prodotti di ottima qualità a prezzi abbordabili.
Trattoria del Bivio – Cerretto Langhe.
Menù della tradizione perfettamente calibrato. Siamo il Langa, ergo: da settembre in poi non mancano mai la battuta di fassona, i tajarin e l’ovetto al tartufo.
Ristorante Violetta – Calamandrana.
Da negozio di alimentari a istituzione gastronomica dell’astigiano. Di proprietà della famiglia Lovisolo fin dagli anni ’60, la cucina è quella tipica piemontese: tajarin al burro e tartufo, 25 euro.
Cascina Martini – Murisengo.
Anche Murisengo, nel Monferrato, non si fa mancare la sua Fiera del Trifola d’Or: la seconda e la terza settimana di novembre. Per l’occasione il menù di Cascina Martini accoglie il tartufo bianco con i piatti tipici del territorio. Rapporto qualità-prezzo raro.
Cantina del Rondò – Neive.
Locanda attestata fin dal 1906, da oltre un decennio gestita dalla famiglia Negro con semplicità e cura. Il bancone della mescita offre vini sfusi di buona qualità, tra cui spicca il Dolcetto, affinato nella cantina di proprietà dello stesso ristorante.
Ristorante Battaglino – Bra.
Sarà che qui ho avuto il mio battesimo del tartufo. Sarà il bilancino di precisione e il vasetto di vetro con cui portare a casa l’oro bianco non consumato. Sarà l’atmosfera calda o la cordialità di Alessia, che riesce nel miracolo di non far sentire troppo la mancanza del vulcanico padre. Sarà… ma a me il Battaglino è rimasto nel cuore.
[Crediti | Immagini: Google]