Umberto Veronesi e un conclamato senso di colpa non mi fermeranno dall’auto-nominarmi ambasciatrice ufficiosa di un film da-guardare-assolutamente. Si chiama Steak (R)evolution, e da domani (18 giugno) sarà disponibile in esclusiva VOD (on demand) su Infinity Tv e su Mediaset Premium, distribuito da Fil Rouge Media.
Si parla, forse lo avrete intuito, di bistecche. Non di bistecche qualsiasi, ma piuttosto (paparapà! – suonano le trombe) della miglior bistecca del pianeta, o almeno del viaggio alla sua ricerca.
Lasciate stare i format bulimici di gente che mangia cose in giro per il mondo, lasciate a loro il “privilegio” di ingrassare a comando e sacrificare spazio nelle arterie a consumo del telespettatore:
questo film è un’altra cosa.
C’è il godimento, c’è il vojeurismo da costata con l’osso, ma c’è qualcosa che manca agli altri: l’approccio qualitativo, e non in stile Report.
(Ora tenterò di spiegarvi il più possibile di cosa si tratta cercando di non spoilerare, visto che la pratica dello spoiler si è candidata a sport più odioso del nuovo millennio).
Prendete Franck Ribière, produttore di questo film-documentario, e mandatelo a spasso con il suo macellaio di fiducia, Yves-Marie Le Bourdonnec (guru dei tagli di carne rossa a Parigi, famoso anche per il suo credo sull’affinamento della carne).
Quando dico “a spasso” genericamente, intendo proprio girare per quattro continenti alla ricerca del top del top della carne.
I nostri (nuovi) eroi del piccolo schermo si imbattono, così, in cuochi, macellai e allevatori: tutti rigorosamente con approccio alla materia carnivora in stile “slow”.
Non i grandi numeri, ma la grande carne, anzi la migliore.
Fate conto (piccolissimo spoiler utile alla contestualizzazione, quella che fa venire l’acquolina) che si inizia con un allevamento di Limousine, razza da carne pregiata, con le mucche che pascolano libere tra i papaveri.
Volete un assaggio? Beccatevi il teaser di Steak (R)evolution.
Immagini da idillio, certo, ma che corrispondono a un nuovo approccio alla carne da parte di quelli che possiamo chiamare “carnivori consapevoli”: che poi sono quelli che non comprano bistecconi siringati che arrivano dritti dritti dagli allevamenti intensivi, ma quelli che privilegiano la carne che sappia ancora di carne.
Un “modello alimentare” che si diffonde sempre di più, ma che ancora risulta essere una minoranza.
Poi ci sono Peter Luger, steackhouse newyorkese aperta a Brooklyn’s Williamsburg, nel lontano 1887, sempre strapiena e secondo molti in assoluto la migliore degli Stati Uniti, gli allevatori giapponesi di Kobe, l’annuale battaglia dei macellai in Belgio, Alfonso Nieva, cuoco del Cabana Las Lilas, ristorante di Buenos Aires, in Argentina, dove si cucinano 300 chili di carne ogni giorno.
Non andrà semplicemente in tv come Report (aridaje), ma nella sezione on demand delle piattaforme di Infinity e Premium Play delle creatività.
Comunque: se avete ormai il tarlo della carne più sostenibile, se volete vedere immagini bellissime di cuochi giapponesi alle prese con tagli marmorizzati più che in fotografia, se vi volete tagliare definitivamente le gambe da soli (e non scegliere più la grande distribuzione, almeno per la bistecca), questo film ve lo consiglio caldamente.