Il cibo può avariarsi. Siccome proviene da organismi viventi capita talvolta che sviluppi funghi e batteri. Se siamo a casa poco male, lo buttiamo e morta lì. Al supermercato, magari un po’ stizziti, lo facciamo presente al personale. Al ristorante è più complicato, e i risultati possono essere disastrosi.
Come comportarsi se dovesse capitare proprio a noi?
In Italia, come in Europa, il controllo degli alimenti è affidato in primis a chi ci lavora. Nel ristorante al proprietario, in un supermercato al responsabile, in un bar al barista e così via. Lo strumento per farlo si chiama “Manuale di Autocontrollo” (impropriamente chiamato “HACCP”), dove si parla di sicurezza alimentare: pulizia, frigoriferi, cottura, temperature di cucina, lavaggio degli alimenti. Va redatto con attenzione anche se purtroppo lo fanno in pochi.
Le autorità sanitarie controllano, certo non molto. Un ristorante viene controllato in media una volta ogni 4-5 anni (!). I controlli sono più frequenti nelle aziende che lavorano con prodotti di origine animale, perché potenzialmente più pericolosi. In pratica la USL finisce per controllare l’autocontrollo.
Facciamo un esempio: non si può ricongelare un prodotto già decongelato una volta, questo lo sappiamo tutti. Molti ristoratori scrivono sul manuale “no, non si fa”, poi per non buttare il pesce pagato tanto, puntualmente, lo fanno. Non tutti, è chiaro, ma succede.
[related_posts]
Insomma, il sistema di autocontrollo, che nelle grandi aziende alimentari funziona anche, nel piccolo si perde tra i mille problemi, anche economici, dei ristoranti, che spesso fanno di testa loro e non lo seguono.
Nei supermercati il discorso è un po’ diverso, il problema di solito è la carenza di personale, a volte non si tolgono dagli scaffali prodotti in scadenza o addirittura scaduti. Prendete l’abitudine di controllare sempre la scadenza dei prodotti prima di comprarli.
Ma torniamo ai ristoranti e alla domanda iniziale: come dobbiamo comportarci se il nostro piatto di pesce puzza o i formaggi hanno un forte odore di muffa?
Per prima cosa facciamolo notare al responsabile. Con le date di scadenza una svista può capitare, rivolgendosi subito alle autorità si rischia di scatenare un putiferio evitabile. Il nostro obiettivo non è tanto rivalersi sul locale ma fare in modo che non capiti ad altri.
Se ci sentiamo male la prima cosa da fare è andare al pronto soccorso, anche se le conseguenze non sono gravi. Serve il referto di un medico che attesti il problema, denunciando l’inconveniente qualche giorno dopo, quando tutto sarà passato, rischiamo di non essere creduti.
Quindi si possono avvertire i NAS o la USL. Se non volete militari in tenuta anti sommossa che per prelevare i campioni da analizzare fanno evacuare il ristorante, chiamate la USL. Qualcuno obietterà, tipo lo sfortunato cliente che, trovati escrementi di topo nella crema pasticciera, desiderava soprattutto vendicarsi del ristoratore.
Nel caso in cui le conseguenze di un’intossicazione alimentare si manifestino il giorno dopo, basta cercare su internet la USL della vostra zona e il numero del responsabile della “veterinaria e sicurezza alimentare”. La USL verificherà le condizioni igieniche del locale e deciderà se applicare una multa o addirittura chiuderlo per qualche giorno. Non vi ripagherà della nottataccia, ma si spera in un’inversione di tendenza.
Del resto sempre la USL sostiene che denunce di questo tipo non si fanno per il nostro bene, ma per quello della collettività. Ragione per cui non vi diranno mai i risultati delle analisi sul cibo, anche se quel cibo lo avete mangiato voi e se ha fatto stare male voi.
Come dire, avariati e mazziati.
Chi tra i lettori di Dissapore ha esperienze di questo genere da condividere con gli altri?