Dicembre 2013. 111 litri di genziana, liquore alcolico dal sapore intenso e le proprietà digestive, un simbolo per gli aquilani, vengono sequestrati dai Nas perché senza etichetta e indicazioni sulla tracciabilità, come prevede un regolamento europeo del 2002. Sequestrati durante un controllo di routine alle cucine anche 48 litri di limoncello, una ventina di litri di liquori all’arancio e al caffè, oltre a 30 kg di prodotti ortofrutticoli e 3 kg di mele.
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Non senza una certa sorpresa si scopre che tutto questo “ben di Dio” (per battute simili gli editor di Dissapore ucciderebbero) è stato confezionato con devozione da 4 suore zelatrici della casa famiglia Immacolata Concezione di San Gregorio, nei pressi dell’Aquila, in possesso di un regolare permesso di somministrazione degli alimenti.
7 giorni fa. “Le bottiglie erano per uso personale”, dichiara l’avvocato delle religiose, che nel frattempo ha fatto ricorso contro il sequestro, ma non serve. Il vicesindaco dell’Aquila firma un’ordinanza per lo smaltimento della stravagante produzione casalinga, inclusi i 111 litri di genziana in attesa di sentenza. In pratica, il verbale dei Nas riportato nell’ordinanza accomuna la casa famiglia a una “distilleria clandestina” con tanto di procedimento penale numero 1938 del 2013.
Contro la decisione di smaltire la genziana nelle fogne, che fa inorridire chi apprezza il liquore tipico, le suore possono impugnare di nuovo la sentenza rivolgendosi al Tar. Ma non bisogna perdere tempo, va fatto tutto entro 60 giorni. Oppure è ammesso il ricorso al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Come sanno i lettori più sgamati la cucina monastica non vanta solo una tradizione radicata, ma pure grande credito gastronomico. Prima che nascessero le pasticcerie come le conosciamo oggi, diciamo dal XV al XIX secolo, in diverse zone della Sicilia canditi, zuccata, conserve, torte e biscotti si preparavano nei monasteri femminili. Le suore volevano così compiacere vescovi e prelati della zona di appartenenza. Storia e vanto del Belgio sono le birre d’abbazia. Vino, liquori e formaggi completano il quadro.
5 giorni giorni fa. I conti si fanno con l’oste ed è a questo punto che nella vicenda irrompe il web. Debutta su Twitter spinta dall’hashtag #savethegenziana la campagna promossa da due aquilani che, armati di selfie e mega “bambinello” di genziana, tra serio e goliardico, provano a scongiurare la distruzione degli ormai famosi 111 litri.
E’ il segnale.
Scatta la mattanza mediatica e in breve gli autoscatti con inclusa richiesta di salvare la genziana si moltiplicano, facendo il giro del Paese. L’hashtag partita dalla provincia trova tifosi persino in Australia.
Al di là di quel che conta –poco– come mai tanta solidarietà? Acquistato il principio in erboristeria e prodotta la genziana per farne dono ai benefattori che aiutano le attività assistenziali della struttura, niente a che vedere dunque con il commercio contestato dal provvedimento di sequestro, le suore mantengono una tradizione. Del genere a cui, evidentemente, gli italiani tengono molto.
Nel frattempo le suore dell’Immacolata Concezione sembrano intenzionate a non ricorrere al giudice di pace purché si ponga fine alla questione. La genziana verrà probabilmente distrutta e tra eccesso di zelo da parte dei Nas e norme stringenti si arriverà anche a un assurdo processo penale per le religiose. Che a scanso, dovranno sostenere la spesa della distruzione.
Oltre al danno la beffa.
[Crediti | Link: Twitter, Il Fatto Quotidiano, News-Town]