Roma: Gabriele Bonci e Gino Sorbillo aprono Slow, il tempio della pizza lievitata 11 giorni

Roma: Gabriele Bonci e Gino Sorbillo aprono Slow, il tempio della pizza lievitata 11 giorni

Slow: il nuovo volto della pizza gourmet.
Non si placa la fame di pizza nella capitale. Giovedì 30 gennaio aprirà i battenti, a Monteverde, Slow: il primo progetto che vedrà riuniti Gabriele Bonci, Gino Sorbillo e Martin Karplus (Nobel per la chimica 2013).

Per le farine è stato individuato un mulino neozelandese, unico al mondo per l’uso di pietre precedenti al Big Bang, mentre i nuovi forni sperimentali sono in grado di raggiungere agevolemente i 700 gradi grazie ala legna del carcere di Rebibbia.

Seguendo il modello del Jerry Thomas, per  assaggiare i capolavori del trio sarà necessario conoscere una password che verrà diffusa come quinto commento al video di Youporn più visto della giornata.

Nonostante l’area sia di 27000 metri quadrati e i forni ben otto, l’accesso sarà limitato a 11 clienti a sera con magliette rigorosamente calcistiche. 11 sono anche il numero di giorni scelti per la lievitazione.

L’esterna di Masterchef negli stabilimenti Fiat di Londra.
Sergio Marchionne non ha ancora fatto in tempo a smentire la sua ultima dichiarazione sullo spostamento della sede fiscale della Fiat, da Torino a Londra, che si è trovato tra i piedi tutta la squadra di Masterchef per un’esterna straordinaria.

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Giovedì prossimo vedremo, infatti, i concorrenti della nuova edizione intenti a sfidarsi tra due menù: colletti bianchi contro colletti blu. I primi saranno capeggiati da Rachida (in lacrime per tutta la puntata e usata strategicamente come simbolo definitivo della fine del proletariato) e cucineranno cous cous di carne umana. I secondi, invece, vedranno Alberto sugli scudi, intento a mettere a punto un menù sanamente rinascimentale.

In attesa dell’apertura degli uffici Fiat le due squadre si sono sfidate a Portobello Road. Assenti tutti i lavoratori della Fiat, Marchionne si è occupato di fare il giudice e di decidere il destino di tutti assaggiando da solo ogni pietanza. Almeno fino a quando il sangue di un operario di Sassari del menù di Rachida gli ha macchiato il pullover d’ordinanza.

A Milano nasce Mondo Tonno.
Dopo The meatball family, tributo alla polpetta di Diego Abatantuono sotto forma di locale e La bracioleria messinese, l’apertura settimanale di Milano prosegue nel trend degli “One Trick Pony” e sarà dedicata a una rivendita/ristorante sul fantastico mondo del tonno.

Nel luogo dal design avveniristico saranno presenti ben 14.000 varietà tutte rigorosamente in scatola. Che si mangi al bancone – su sedili di latta galleggianti – o su enormi tavolate comuni, apparecchiate con soli coltelli e senza tovaglia, l’importante è portarsi l’apriscatole da casa. O acquistarlo a 225 euro. Altrimenti è previsto un hamburger di tonno.

Fa già discutere la foto in ingresso, con un grosso tonno parlante che grida in dialetto siciliano “La storia della mia estinzione è una minchiata diffusa da associazioni sgombriste”. L’apertura sarà in Via Solferino, grazie all’abbattimento di una libreria, scelta dovuta alla mancanza di altri spazi fisici per la ristorazione.

Bressanone: 13400 euro di multa per un menù senza voci in italiano.
Prosegue il dadaismo burocratico che contraddistingue il 2014. Dopo la multa a per il calcio balilla d’azzardo al ristoratore Stefano Ceolin e quella a Gina la Piadina, non per il nome del locale ma per uso improprio di iPad, la mattanza inaudita è toccata a una serie di ristoranti altoatesini colpevoli di aver esposto menù in lingua tedesca, con sporadiche traduzioni italiane ricche di errori.

Ma il reato di abuso sintattico prende corpo solo in presenza di registratori di cassa dove le voci non sono in lungua italiana. L’uso del tedesco è stato infatti interpretato come ambiguo e anche come un messaggio subliminale all’orgoglio di razza.

[Maledetto Michele Serra. L’unico giornalista italiano che non ho mai abbandonato negli ultimi 20 anni mi strappa sempre grasse risate con la sua “satira preventiva” settimanale su L’espresso. Sono anni che penso che la sua rubrica andrebbe traslata nel mondo gastronomico per raccontare fatti, personaggi e situazioni attraverso il sacro fuoco della dissacrazione. Così ho abbandonato le remore, la sensazione di scippo e i timori reverenziali e che anche Dissapore abbia il suo spazio satirico].