Da umile cibo per lavoratori frettolosi lo street food si è trasformato in pietanza gourmet: lampredotto e milza, arancini e piadine, bombette e panzerotti si sono fatti oggetto di un culto che, senza rinnegare osterie fuori porta e ristoranti blasonati, ha un ruolo da protagonista nelle smanie gastronomiche contemporanee. Non fa eccezione Roma, anzi. Dall’8 all’11 Ottobre a Garbatella, ribattezzato il quartiere più instagrammabile di Roma, si è preso la scena “Cucine di Strada” (peccato la pioggia).
Ci siamo andati e, votati come sempre al sacrificio della ricerca sociologica, abbiamo fatto il pieno di roba untuosa dalle origini dubbie e dagli esiti digestivi, invece, certissimi. Ah, cosa non si farebbe per i lettori di Dissapore.
Ecco allora tutta Cibo di strada, food truck compresi, radiografata nei 7 aspetti principali.
1) INSTAGRAMMABILE
Il posto è bello. Garbatella è uno dei quartieri più caratteristici di Roma, un set naturale costruito per fare da sfondo a qualunque cosa, anche ai truck colorati.
2) POPOLARE
A Cibo di Strada c’era anche Gabriele Bonci ( si sempre lui, ma come si fa a non parlarne?), presente con l’inseparabile forno. Preparava panini con la braciola, cicoria ripassata da accompagnare con la Reale di Birra del Borgo. Curiosamente, il suo era uno degli stand con i prezzi più popolari.
3) DEMOCRATICO
Da Ape Romeo, il progetto itinerante di Cristina Bowerman (Glass Hostaria e Romeo), la bontà della Pita nera con polpo e patate superava di molto la scomodità di mangiarla. Richiestissimo il burrito (sì, i vegetariani frequentano anche gli eventi di street food).
4) VEG E GREEN
Appunto. Segue la tendenza del momento anche il cibo di strada: tra una porchetta e una braciola trionfavano le centrifughe da passeggio e i veggie burger.
5) BIRRA NE ABBIAMO?
Beer is the new black, artigianale e italiana, va da sé. Moltissimi gli stand di birra e basta, poi di birra e porchetta, birra e ostriche, birra e la qualunque. Con i birrai di Birra del borgo, Birra dell’Eremo, Na’ Biretta e via sorseggiando, disponibili a spiegare tutto dei loro prodotti.
6) IL PESCE TIRA
Ecco, ai fissati della frittura di pesce non deve fare difetto la pazienza. Gli stand del pesce erano in assoluto quelli con più coda. Alla fine siamo riusciti ad accaparrarci quello di ApeFritto: baccalà con pastella, menta e pistacchi (molti pistacchi e poca menta, a dir la verità) e il cartoccio di frittura mista.
7) DOLCI, CHE AMAREZZA
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Purtroppo ai dolci non siamo arrivati. Lo stand ascolano, che oltre alle olive aveva la crema fritta, a due ore dall’inizio della manifestazione “non aveva ancora la merce”. Lo stand della Sicilia, le Sicilianedde aveva una coda insormontabile. Non mi sono arresa e ho ripiegato sul pasticciotto pugliese. Dimenticabile.
E voi ci siete stati?
Se avete mancato Cucine di Strada a Garbatella, non crucciatevi troppo, tra un paio di settimane si replica con lo Streeat Food Truck Festival, alla Città dell’Altra Economia di Roma.
[Crediti | Link: Dissapore]