Ristoranti Venezia | 10 bacari per mangiare bene spendendo poco

Ristoranti Venezia | 10 bacari per mangiare bene spendendo poco

Nessuno è perfetto. A Venezia si smangiucchia bene ma l’Europa accusa: “viola sistematicamente i trattati europei” per come spenna i turisti nei musei e nei mezzi pubblici, pagati dai non residenti 7 volte più dei veneziani. Problemi, 99 problemi per la precisione, soprattutto nei ristoranti, tanto che ormai il turista sgamato in cerca di osterie si accoda all’autoctono e ammutolisce (al massimo annuisce docile) sino a quando non viene servito. [related_posts]

Ma ci sono le eccezioni alla regola.

Come conferma John Brunton, che ha appena compilato per il quotidiano inglese Guardian una lunga lista dei suoi bacari preferiti, dove “il livello del cibo è cresciuto negli ultimi anni” e dove “si può mangiare bene spendendo 15 euro anche se con qualche sforzo”.

A questo punto ho pensato: “dimmi dove, John, che ti seguo”.

1. TRATTORIA ALLA RAMPA

trattoria alla rampa

Via Garibaldi 1135, Castello. Chiuso domenica.

Okay, al Guardian piace vincere facile: Castello e la zona dell’Arsenale sono tra le meno turistiche (che poi vuol dire le più economiche) della città.

Menu fisso a pranzo con 13 euro diviso in due turni: in quello delle 12 è impossibile entrare anche con raccomandazione, perché il locale è preso d’assedio dagli operai, i più misantropi tra i veneziani. Se non si appartiene alla categoria è meglio optare per il turno delle 13.

Cosa si mangia: polenta e baccalà, risi e bisi, spaghetti al nero, zuppa di pesce (su prenotazione).

2. AL BOTTEGON

bottegon

Fondamenta Nani 992, Dorsoduro. Chiuso Domenica.

Sfatiamo un mito: non c’è nessun veneziano che pranzi con i cicchetti. Il cicchetto nasce con la funzione fondamentale di estinguere la fame chimica ed evitare che la sbronza arrivi troppo in fretta, quando si fa il giro per bacari a colpi di calici di vino.

Al Bottegon però è un’ottima scelta, perché è un locale storico dall’insegna centenaria (a pensarci bene, anche un po’ ironica) “cantine vino schiavi”, e perché è l’unico locale dove cicchetto significa crostino.

Al Bottegon c’è un bancone che espone centinaia di crostini con i condimenti più incredibili, però quello che lo fa essere, letteralmente, sulla bocca di tutti, è il leggendario tonno e porri.

3. LE SPIGHE

le spighe

Via Garibaldi 1341, Castello. Chiuso Domenica.

Da veneziana, devo ringraziare il giornlista del Guardian per avermi fatto conoscere Le spighe, anche questo così fuori dai circuiti che me l’ero perso anche io.

Andrò presto a trovare l’eterea Doriana che cucina vegano, fa pagare il cibo a peso e accomoda tutti attorno allo stesso tavolo.

Dicono che spesso alzi gli occhi al cielo estatica, senza mai perdere la calma anche nei momenti di calca. Doriana, ti prego, adottami.

4. DALLA MARISA

dalla marisa

Fondamenta di San Giobbe 652B, Cannaregio. Aperto tutti i giorni a pranzo, a cena solo dal martedì alla domenica.

Non c’è studente universitario a Venezia che non abbia sperimentato le coccole dalla Marisa che accoglie tutti con un ben assestato: “cossa ti vol?” (cosa vuoi?) e poi parte in quarta con l’elenco delle cose che ha pronte quel giorno.

E’ uno dei pochi posti dove non si mangia solo pesce, quasi ogni giorno si trovano pasticcio, pasta al ragù, coniglio arrosto e varie pietanze da pranzo italico della domenica.

La forza della Marisa è il prezzo: ha ragione il Guardian, a pranzo si mangiano primo e secondo con 15 euro.

5. OSTERIA ALLA CIURMA

alla ciurma

San Polo 406. Chiuso domenica.

Occhio a questo suggerimento, suggerire il posto giusto persino nel bailamme del Mercato di Rialto è roba da Premio Pulitzer.

La Ciurma è un bacaro famoso per i cicchetti fatti in casa, soprattutto il baccalà mantecato e, in questa stagione, i fiori di zucchina fritti.

Se fossi stata con il giornalista del Guardian, però, l’avrei portato nella vicina Cantina Do Spade (San Polo, 859), perché lì i fiori fritti li riempiono di baccalà mantecato e sono squisite.

6. PASTICCERIA BAR PUPPA

bar puppa

Calle dello Spezier 4800, Cannaregio. Sempre aperto .

Con questa scelta il Guardian mostra l’animo nordico e cosmopolita: la pasticceria rilevata dal bengalese Masud Rahman e convertita in cicchetteria italo-indiana non sarebbe mai entrata nel circuito di locali scelti da un veneziano.

La maggior parte degli isolani che conosco nemmeno sa pronunciare “samosha”, e l’isolano, diffidente per nascita, rifiuta di ingollare quello che non sa pronunciare.

7. PALAZZO FRANCHETTI

palazzo franchetti

Campo San Stefano 2847, San Marco. Chiuso sabato e domenica.

Più che a Venezia sembra di essere a Milano, quando succede resto perplessa, addirittura mi offendo. Ecco perché non ho mai messo piede nella caffetteria di Palazzo Franchetti, il cui business lunch propone per 15 tonnellate di pasta, riso, pollo e verdure servite a buffet.

Il posto però merita, perché è ambientato in un palazzo storico, per il giardino segreto e per l’affaccio sul Canal Grande.

Avendo fame, meglio oltrepassare il Ponte dell’Accademia e dirigersi verso Campo Santa Margherita: in 5 minuti si materializzano una decina tra bacari e caffè, senza considerare Il Doge, tra le migliori gelaterie di Venezia, e Pizza al Volo, per un trancio da gustare mollemente adagiati sulla vera da pozzo al centro del Campo.

8. LA BAGATELA

la bagatela

Fondamenta delle Capuzzine 2925 , Cannaregio. Chiuso Lunedì e Martedì.

Il Guardian si aggiudica un altro punto: la zona è giusta, dietro al Campo del Ghetto Nuovo c’è tutta una serie di bacari e ristorantini autentici che vale la pena provare.

Durante il giorno i tavolini sono presidiati dagli anziani che giocano a carte e bevono vino, la sera la faccenda si anima, anche se spacciare la zona per “il centro della notte veneziana” come fa il Guardian è fuorviante.

Da quelle parti è preferibile cenare all’Anice Stellato (Fondamenta de la Sensa, 3272), appena un ponte più in là.

Se l’obiettivo è solo “spendere poco” allora i club sandwich di Lele de La Bagatela sono perfetti, inoltre il locale è uno dei pochi in città con la cucina aperta anche dopo mezzanotte.

9. OSTERIA AI OSTI

ai osti

Corte dei Pali Testori 3489, Cannaregio. Chiuso domenica.

A Venezia griderebbero allo scandalo: il Guardian è passato accanto all’Osteria Ca’ D’oro, da tutti conosciuta come “Alla Vedova” (Cannareggio, 3912), e ha preferito andare altrove.

Certe cose non dovrebbero essere permesse ai turisti, che noi veneziani siamo deboli di cuore. E’ vero, Ai Osti c’è il menu operaio, ma Alla Vedova ci sono le polpette.

E nel cambio, credo, ci si guadagna.

10. OGIO

ogio

Campo dei Gesuiti, Cannaregio. Chiuso domenica.

Il giornalista del quotidiano inglese mi sorprende per la conoscenza profonda dei riti veneziani: con Ogio cita uno degli spot artistici meno conosciuti: il Convento dei Crociferi, di recente aperto alla città per le giornate del F.A.I.

Ogio, il ristorante ricavato in una zona del convento, ha anche una sala caffetteria, aperta tutto il giorno, che propone un pranzo a 8 euro a base di pasta.

Il ristorante vero e proprio invece organizza cene a tema anche nella infame versione “con delitto”, e concede le sale per eventi e matrimoni.

[Crediti | Link: Dissapore, The Guardian, immagini: The Guardian, Noel Morata]