Attenzione: questo post contiene contenuto usa e getta. Non è che io non ci metta troppa convinzione ma sto per parlare di TripAdvisor e delle sue classifiche dei ristoranti che durano un quarto d’ora.
Basta che un recensore incontinente abbia mangiato troppe acciughe e non riesca a prendere sonno, e tu ti ritrovi la mattina successiva senza certezze, col vuoto sotto i piedi perché il miglior ristorante di Roma fino a ieri è sceso al quarto posto, scalzato da una sfilza di stellette in rimonta. Da tempo in questo Paese le certezze si pagano care come gli optional nelle macchine, ma non è un problema solo italiano.
In Svizzera c’è stata una sorta di sommossa popolare perché il miglior ristorante sulla piazza luganese risultava un kebabbaro. E vi assicuro che si può dire tutto, ma non che a Lugano non ci siano buoni ristoranti.
Come esistono quelli che vorrebbero misurare il q.b. nelle ricette, così esiste il pulviscolo di certezza del “best of TripAdvisor” che dura talmente poco che nell’attimo stesso in cui questo post verrà pubblicato forse le cose saranno già cambiate. Il fatto è che tutto corre alla velocità della luce, i ristoranti aprono, chiudono, cambiano gestione e chef a ritmi forsennati, e alla stessa velocità l’algoritmo del Gufo rincorre l’attualità.
Ma siamo sicuri che il migliore sia davvero il migliore?
No, ovviamente, tutto è relativo specie una classifica che è il frutto di molte variabili fondate su una popolazione di web recensori che non hanno sincronizzato le papille.
Ma almeno possiamo dire che in questi locali si mangia bene? Possiamo dire che TripAdvisor, presunto catalizzatore di tutti i mali della ristorazione, a volte ci aiuta anche a scoprire qualche chicca sconosciuta?
Ad oggi, 24 novembre 2014, al top TripAdvisor di Nord, Centro e Sud Italia abbiamo: Bufalatte (a Milano), Likeat (a Roma), Antico Forno delle Sfogliatelle Calde Fratelli Attanasio (a Napoli). Sull’indirizzo napoletano non abbiamo niente da dire (se non che è una pasticceria) eccellenza pura sperimentata e pluricomprovata.
Su Milano, invece, sono già più perplessa. Possibile che la mozzarella sui navigli faccia andare così tanto fuori di testa i milanesi? Cioè, intendo più della pizza, dei panzarotti, della cotoletta e delle onnipresenti eno-qualcosa? 30 recensioni (nessuna negativa), ma solo 30, non so se mi spiego.
Possibile che al settimo posto su tutti i milioni di locali milanesi ci sia una pasticceria glutine free? Buona magari, ci mancherebbe, ma pur sempre un posticino di nicchia, ossia riservato a una clientela mirata e non di massa. Ho detto settimo posto a Milano. Settimo!
Non contesto la qualità, assolutamente (anche perché non ci sono mai stata), ma è l’algoritmo a lasciarmi dei grossi dubbi. Locali appena aperti con poche recensioni rispetto a ristoranti storici, ma più in alto nella classifica. Qualcosa mi sfugge.
A Roma, invece, in barba alle osterie turistiche e ai grandi classici della cacio e pepe, la spunta un panino. Per TripAdvisor, con neanche un brutto voto su quasi 500 recensioni, il meglio che offre la capitale è il cibo fast di Likeat, che mette insieme la Porchetta di Ariccia e il pane di Genzano, una panineria alternativa (all’imperante hamburger) ma tradizionale visti gli ingredienti. Romani che mi leggete, cosa dite?
Io non ho difficoltà ad ammetterlo: mi viene subito voglia di andare a sperimentare. Non so se è giusto che un panino sia nell’olimpo della ristorazione della democrazia del Web, ma TripAdvisor ha vinto: incuriosisce e tenta.
Per concludere: no, non mi fido di una classifica che cambia sempre e che privilegia sempre la novità (che per definizione è quasi sempre migliorabile). Sì, TripAdvisor a volte ci azzecca, a volte meno, ma riesce a parlare di posti, negozi, ristoranti, enoteche, barettini che altrimenti resterebbero nell’ombra.
Anche fosse solo per uno su mille…