State per andare a Roma e non sapete in quali ristoranti andare? Siete messi male. Comunque se siete messi davvero così male, ci pensa il New York Times a consigliarvi come spendere il vostro tempo con una delle sua guide per chi ha il tempo contato, di preciso 36 ore, con la guida 36 Hours in Rome, 36 ore a Roma.
Così come già successo per Milano, l’articolo pubblicato sul prestigioso quotidiano USA è un rapido compendio di luoghi e non luoghi da visitare in un giorno e mezzo a Roma, una toccata e fuga nella Capitale, corredata da una serie di consigli su dove andare e quando andarci, e un video introduttivo di circa sei minuti con interviste inframezzate da immagini e spezzoni di vita quotidiana.
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Innanzitutto è interessante notare come su dodici persone intervistate, solo due abbiano affrontato l’intervista in lingua inglese, la lingua del pubblico “target” della guida del NYT, confermando (volutamente?) la scarsa propensione poliglotta dei nostri compaesani, tra cui svetta un “uanovecainde” d’antologia.
“Sì, maddai, e sticazzi nun ce lo metti?” mi dirà qualcuno. E avrebbe ragione; andiamo alla sostanza: ai lettori del New York Times vengono consigliati alcuni locali in cui mangiare, da vistare e per il dopocena.
Sarà un’impressione o un “gombloddo”, ma a noi è sembrato uno spottone che sfrutta il più possibile alcuni stereotipi legati alla cucina italiana percepita dal barbaro straniero: ma il target sono i lettori americani del New York Times, non i gastrofighetti più esigenti della Capitale, quindi per iniziare alla grande, ecco dopo trenta secondi spuntare le mitologiche tovaglie a scacchi bianchi e rossi, immancabili e irrinunciabili come il cacio sui maccheroni.
La guida inizia subito con i consigli su dove mangiare, e il primo consiglio è quello di gettarsi a capofitto da Emma Pizzeria con Cucina: sarà… ma a noi gli impasti di Roscioli, per quanto possano piacere, ci piacciono un po’ meno se li vediamo stesi con il mattarello.
Dai, la pizza stesa con il mattarello… vabbe’ che non siamo a Napoli… però… E quella pizza così bassa che sembra un disco volante? Forse è un omaggio alla tradizione romana della “scrocchiarella”.
Si passa poi all’Osteria Di Monteverde, che dovrebbe essere pilastro della tradizionalità romana, con Carbonara, Gricia, Cacio e Pepe, Amatriciana… poi le immagini si soffermano per un nanosecondo sul guanciale che sfrigola, per virare in sequenza su spaghetti con le vongole (famoso piatto della tradizione romana) e su quella che pare essere una salamella alla piastra (altro famoso piatto esclusivo della tradizione romana).
E il resto? Non pervenuto. Mancavano solo gli spaghetti alla bolognese e il cerchio si chiudeva. Ma intendiamoci, l’Osteria di Monteverde è tra i nostri posti del cuore, peccato l’operatore del New York Times.
Ecco, arriva il momento del gelato, con la gelateria Come il Latte, che si fregia di un gelato completamente artigianale. Chi scrive sospende per ora il giudizio su quest’ultimo consiglio del NYT; se lo dicono loro sarà buono. Credo. Certo la gelateria rispetta i canoni estetici del periodo, è molto attraente.
Passiamo velocemente ai tre suggerimenti su cosa vedere. Sì, insomma, se aveste solo 36 ore che cosa vorreste vedere a Roma? Ovvio: la Galleria del Cembola, il Mercatomonti e la galleria Varsi, che domande… glissiamo.
Il video si conclude con il trittico finale, ovvero il non plus ultra del dopo cena, la movida, il divertimento: qui il NYT ti cala un tris senza paragoni.
Prima il coso, ehm, il CO.SO. cocktails & social, dove puoi entrare nel locale, ordinare un cocktail, tipo il carbonara sour (a Roma “carbonizzano” tutto, lo faranno con il guanciale? e ci aggiungono la panna?), e portarti a casa la sedia (pagandola, eh).
Lo Yeah! Pigneto, locale dove la musica sembra essere protagonista e quartiere rivenduto come post-punk chic per eccellenza.
Infine la Vineria Litro, posto in effetti molto gradevole aperto da colazione a cena e con i cocktail del barman Pino Mondello, dove tranquilli, il nome non identifica la quantità minima di vino da bere per consumazione.
Nella guida testuale sono citati anche altri locali, fra cui Pianostrada Laboratorio di Cucina, i famosi Salumeria Roscioli e Pizzarium di Gabriele Bonci, oltre ad alcune mete tradizionali, da visitare nelle 36 ore di permanenza nella capitale.
Sarà anche il New York Times, ma questa guida da 36 ore non ci ha convinto… troppo ingessata e stereotipata, soprattutto i sei minuti di video trasudano un po’ troppo di luoghi comuni sull’Italia vista dall’estero e meno di tradizione verace romana.
Certo non ci aspettavamo “La Parolaccia” nella guida del New York Times (e meno male…) e sappiamo che il target cui si rivolge la testata USA è quella dello Yankee anche se non allo sbaraglio… ma crediamo si possa fare di meglio.
Crediamo che voi possiate fare di meglio e quindi ora fuori i nomi: se doveste consigliare ad un vostro amico Yankee come trascorrere 36 ore a Roma, dove lo mandereste? E non vale rispondere “A Quer Paese”.
[Crediti | Link: New York Times, Dissapore, immagini: New York Times]